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Veduta di Palazzo Pitti e Boboli nella lunetta di Giusto Utens

I Giardini di Boboli sono i giardini di Palazzo Pitti. Cosa hanno di speciale? Leggete e comprenderete perchè vale la pena farci una bella girata.

Esistono quattro ingressi, uno da Piazza Pitti, uno da circa metà di Via Romana al 37/a chiamato ingresso Annalena, uno dal Forte Belvedere e l’ultimo dalla piazza di Porta Romana.

Il costo dell’ingresso è: intero € 7,00 e ridotto: € 3,50, dall’ingresso di Porta Romana intero € 10,00 e ridotto € 5,00 se sei fiorentino con Carta d’Identità alla mano entri gratis, stessa cosa se minorenne e over 65 anni. I giardini sono aperti tutti i giorni dalle 8.15 alle 16.30 (novembre-febgraio), 17.30 (marzo), 18.30 (aprile-maggio, settembre-ottobre) e 19.30 (giugno-agosto), l’ultimo ingresso è un’ora prima della chiusura. I giardini restano chiusi il 1° e ultimo lunedì del mese, 1° gennaio, 1° maggio e 25° dicembre.

Tel. +39 055 218741 a questo LINK informazioni dettagliate.

Finite le informazioni tecniche, comode ma poco romantiche, veniamo ai Giardini di Boboli.

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Luca Pitti

La progettazione di questa opera d’arte a cielo aperto inizia nel 1400 e si protrae fin nel 1900. Il progetto originale era di Niccolo’ Tribolo e dopo la sua morte furono curati da Vasari, Ammanati e Buontalenti. I terreni in parte appartenevano già alla famiglia Pitti, acquistati nel 1341 da Cione di Bonaccorso Pitti dalla chiesa di Santa Felicita. Altri furono comperati da Luca Pitti ed appartenevano in origine alla famiglia Borgolo, da qui forse il nome Boboli.

Il palazzo e i giardini passarono di proprietà nel 1549 alla famiglia Medici che riusci a migliorarli e ampliarli. Una nuova espansione di Boboli si ebbe in direzione Porta Romana sotto il Governo di Cosimo II; queste successive modifiche e migliorie li rendono la meraviglia che godiamo oggi e che occupa una superficie di 45.000 mq. Boboli è diventatio patrimonio dell’unesco nel 2013 onorando la storia di questi giardini che sono stati (e sono) il modello ispiratore di tanti giardini europei a cominciare da Versailles.
Oggi i Giardini di Boboli appaiono di forma vagamente triangolare con due assi quasi perpendicolari che si incrociano vicino alla Fontana del Nettuno. Da questi due assi si sviluppano viali e vialetti.

L’asse principale si centra sulla facciata posteriore di Palazzo Pitti e sale la pendenza sino ad arrivare al Giardino del Cavaliere che è posizionato sopra uno dei bastioni di difesa delle mura cittadine progettate da Michelangelo nel 1529.
L’altro asse è rappresentato dal Viottolone, un viale che si estende fino a Porta Romana e nel percorso è attraversato da tre viali trasversali e si apre nel Piazzale dell’isolotto e poi nell’emiciclo.
Il percorso che ho elaborato per vedere i Giardini di Boboli non comprende certo tutte le strutture e le statue presenti ma alcune di esse, quelle che non è possibile perdersi. Non tratterò nemmeno l’aspetto prettamente “giardino” in termini di piante e disposizioni, solo la visione può rendere merito.
Sarò un bastion contrario, ma io non entrerei ne da Palazzo Pitti, ne da via Romana ne dal Forte di Belvedere, l’entrata più nascosta e piccola, quella di Porta Romana permette di visitare i Giardini di Boboli in crescendo ampliando le successive meraviglie incontrate.

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Pianta Giardini di Boboli
L’ingresso di Porta Romana (O) rimane al vertice dell’ipotetico triangolo sulla destra.

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Fontana della Botticella

Appena entrati nel Giardino di Boboli abbiamo un rondò con siepi geometriche da cui partono tre diverse strade, la centrale detta Viottolone (J) è il secondo asse. Si nota sulla destra la Fontana della Botticella composta da un contadino che vuota un barile (opera di Giovanni Fancelli del 1560) in una vasca ottenuta con un sarcofago romano. Cominciando a percorrere il Viottolone si trova sulla destra tre figure grottesche opera di Romolo del Tadda che raffigurano Venere, Amore e la personificazione dell’Architettura.

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Prato delle Colonne

Seguendo il Viottolone si entra nell’Emiciclo o Prato delle Colonne (N) un grande spiazzo semicircolare caratterizzato dalla presenza di due piccoli obelischi. Le due colonne sono in granito rosso egiziano e sorreggono dei vasi in marmo bianco in origine appartenuti a Lord Cower. L’Emiciclo è circondato sul lato curvo da una serie di platani intervallati regolarmente da dodici nicchie verdi con delle statue, il lato rettilineo è composto da una siepe con nicchie contenenti quattro antichi busti, quello di Giove Serapide di Giove di una divinità maschile non accertata e da Claudio Imperatore. Bellissima anche la statua di Vulcano opera di Chiarissimo Fancelli.

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Fontana dell’Oceano

Proseguendo lungo il Viottolone si arriva al Piazzale dell’Isolotto (L), caratterizzato da essere circondato da siepi di leccio di notevole altezza, oltre i 20 metri. Il Piazzale dell’Isolotto prende questo nome per la presenza della Vasca dell’Isola, detta anche “Isolotto”, progettata da Alfonso e Giulio Parigi. L’opera fu terminata nel 1618. Sono molte le statue di pietra e marmo che raffigurano soggetti mitologici, popolani e storici. Nel centro del piazzale c’è la vasca che date le dimensioni occupa buona parte del piazzale stesso. L’isola centrale nella vasca è raggiungibile attraverso due pontili chiusi da cancelli in ferro battuto le cui colonne sono sormontate da due capricorni. L’isola si caratterizza da una ringhiera che la circonda e subito dietro da vasi che contengono piante di agrumi.  Al centro l’opera del Giambologna, la Fontana dell’Oceano del 1576. Il gruppo scultoreo è costituito dalle figure dell’oceano e dei fiumi Nilo, Gange e Eufrate, collocati entro una vasca sorretta da un piedistallo con bassorilievi. Una curiosità, questa fontana era posizionata fino al 1600-1700 al centro dell’Anfiteatro.

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Rampe di accesso al Giardino del Cavaliere
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Giardino del Cavaliere

Riprendendo la strada del Viottolone si trovano tre successivi viali trasversali superandoli si arriva al Prato dell’Uccellare (T) da cui girando a destra si raggiunge la sommità del giardino mediante una semicurva a sinistra fino al Giardino del Cavaliere (I) che si trova al culmine del primo asse.
Per accedere a questo giardino si devono salire delle scale con successive rampe curve che si incrociano su un terrazzino costruito sopra una piccola stanza circolare. Il giardino è caratterizzato da basse siepi al cui centro c’è una fontana con un putto chiamata Fontana delle Scimmie per la presenza di tre scimmiette in bronzo alla base della fontana. E’ presente una palazzina detta Casino del Cavaliere che oggi ospita il museo delle Ceramiche. In origine questa costruzione era usata dal Cardinale Leopoldo de’ Medici per  le conversazioni artistiche e letterarie e successivamente i Lorena la usarono come sede per i festeggiamenti estivi. Al disotto del Giardino del Cavaliere c’è un deposito per l’acqua chiamato delle trote. Da questo deposito partono tutte le tubature per l’irrigazione dei giardini di Boboli.

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Statua dell’Abbondanza

Una volta discesi sulla destra si trova la Statua dell’Abbondanza, progettata dal Gianbologna come modello in cera e realizzata poi dal suo allievo Pietro Tacca nel 1636. Giambologna diede alla statua le sembianze di Giovanna d’Austria, moglie di Francesco I de’ Medici.

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Fontana di Nettuno

Scendendo verso Palazzo Pitti sull’asse si arriva al Vivaio di Nettuno (H) al cui centro si innalza la Fontana del Nettuno il Dio del mare che emerge da uno sperone roccioso ospitante anche naiadi e tritoni. La statua è dello scultore Stoldo Lorenzi i fiorentinacci l’hanno soprannominata la “fontana della forchetta” per via del tridente impugnato da Nettuno. I terrazzamenti erbosi attorno alla fontana ripropongono la forma dell’anfiteatro sottostante.

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kaffeehaus

Dalla Fontana di Nettuno si piega verso destra fino a raggiungere la Kaffeehaus (D) un edificio in stile rococò con una caratteristica tinta verde pastello. La sua realizzazione si deve ai Lorena. Si tratta di una torretta settecentesca finestrata e segnata da terrazze marcapiano opera di Zanobi del Rosso del 1776. Uno stile che ricorda la Turchia, molto di moda all’epoca, edificio adibito a sorseggiare un buon caffè, un infuso o una cioccolata. La struttura ospitava un bar oggi rimosso ed è uno splendido punto panoramico.  La costruzione fronteggia un prato chiamato prato di Ganimede al cui centro si trova la Fontana di Ganimede. Proseguendo oltre la Kaffeehaus si arriva all’ingresso della Fortezza di Belvedere (E).

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Grotta della Madama

Sempre a destra (scendendo) dal primo asse c’è il Giardino Madama dove è presente la Grotticina della Madama decorata con spugne, stalattiti e una vasca sormontata da quattro statue di capre che in origine zampillavano acqua. Poco più in basso segue l’orto di Giove con la statua di Giove seduto, opera di Baccio Bandinelli del 1556.

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Anfiteatro

Consiglierei di rientrare centralmente lungo il primo asse per arrivare all’Anfiteatro (F) a forma di ferro di cavallo nel cui centro si trova un obelisco egiziano. L’obelisco fu portato a Roma a Villa Medici dall’Egitto nel 30 a.C. e poi da Roma a Firenze su ordine del Granduca Pietro Leopoldo. Il basamento presenta delle tartarughe in bronzo della fine del Settecento realizzate da Gaspare Paoletti e la vasca in granito proviene dalle Terme di Caracalla e trasportata a Firenze nel 1841. L’anfiteatro in origine terrazzato con boschetti sempreverdi fu modificato nel 1599 realizzando delle gradinate sormontate da nicchie contenenti statue in marmo e delle urne in terracotta. Interessante da sapere è che in origine l’area dell’anfiteatro era una cava dove si prelevava la “pietraforte” con cui è stato costruito Palazzo Pitti.

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Palazzina della Meridiana

Scendendo verso sinistra si arriva ad un piazzale dove si trova la Palazzina della Meridiana (S). Questa palazzina è stata molto amata dai vari regnanti per il fatto di essere appartata. Si tratta di una costruzione neoclassica iniziata nel 1778 sotto il granduca Pietro Leopoldo di Lorena su progetto di Gaspare Maria Paoletti. Fra il 1822 e il 1840 Pasquale Poccianti realizzò la facciata a mezzogiorno e il corpo di fabbrica con la sala da ballo. Fu restaurata nel 1971. Oggi la Palazzina della Meridiana ospita la Galleria del Costume e la Collezione Contini Bonacossi.

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Grotta del Buontalenti

Tornando verso il retro di Palazzo Pitti si prosegue oltre verso il viale d’uscita che scende e poi piega a sinistra di 180° per riportarci verso il Palazzo. Arrivati in fondo e svoltando a destra si trova il viale dove in fondo è posizionata la Grotta del Buontalenti (B). Alzando lo sguardo sulla sinistra si trova il Corridoio Vasariano che unisce Palazzo Pitti e Palazzo Vecchio passando sopra i tetti di Firenze e sul Ponte Vecchio. La Grotta del Buontalenti fu iniziata dal Vasari ma la vera costruzione si deve a Bernardo Buontalenti. realizzata fra il 1583 e il 1593 è oggi una belle opere più belle contenuta nel Giardino di Boboli. La grotta è un capolavoro dell’architettura e fonde fra loro architettura, pittura e scultura. Si trovano tre stanze. 

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Prima stanza

La prima stanza è realizzata creando spugne, stalattiti, stucchi antropomorfi e zoomorfi realizzati da Pietro Mati in maniera che sembrano delle vere pareti rocciose. Le pitture invece sono state realizzate da Bernardino Poccetti e rappresentano scene pastorali per dare l’illusione di una grotta naturale dove pastori e animali potessero rifugiarsi. Nel centro della stanza una fontana composta da una roccia trasudante acqua ed ai lati la vascha per raccoglierla. Agli angoli della prima stanza si trovano i famosi quattro Prigioni di Michelangelo, oggi sostituiti da copie e gli originali conservati alla Galleria dell’Accademia a Firenze. Negli anni ’90 furono fatti dei restauri e nell’occasione furono rinvenuti una serie di canalini in terracotta che correvano lungo le pareti e il soffitto da cui far grondare acqua per realizzare un vero e proprio effetto grotta.

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Terza stanza
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Seconda stanza

Nella seconda stanza c’è il gruppo marmoreo di Paride che rapisce Elena realizzato da Vincenzo Rossi da Fiesole e nella terza stanza, considerata segreta in quanto non facilmente visibile all’occhio del turista, si trova la Venere che esce dal bagno circondata da satiri che le spruzzano addosso l’acqua, un’opera del Giambologna.

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Nano Morgante

Avviandosi verso l’uscita di Palazzo Pitti si trova un’ultima fontana detta Fontana del Bacchino (A) che presenta un aspetto grottesco, un’arte alla moda nel periodo tra Cinque e Seicento. Si tratta di una statua realizzata da Valerio Cioli nel 1560 che raffigura uno dei cinque nani presenti alla corte di Cosimo I, nudo e a cavallo di una tartaruga. Si tratta del Nano Morgante diventato famoso in quanto più volte ritratto per fare omaggio a Cosimo I. I ragazzi fiorentini hanno sempre sbeffeggiato il nano chiamandolo “budda” e da mascalzoni incastravano la gomma da masticare all’ugello della fontana (la bocca della tartaruga) gridando soddisfatti « Ora non budda più»
Uscendo dai Giardini di Boboli ci si ritrova nel cortile di Palazzo Pitti e si può usufruire del bar dove rifocillarsi, anche se a prezzi davvero esosi. Visto siete sul posto potrete vedere il bassorilievo dell’Asina, leggetevi questo articoletto.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni
Giardini di Boboli.
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