Alcune sono leggende altre storie deformate dal tempo, alcune riguardano opere d’arte, altre personaggi illustri, ma tutte sono desiderio di sapere. Ricordate l’assedio di Firenze del 1529 ad opera di Carlo V, ne abbiamo parlato in questo pezzo. Concludo quel racconto dicendo che Michelangelo scappa a Venezia, ma questa fuga ha forse una storia diversa, una prigionia voluta per salvare la vita insieme ad opere sconosciute vergate con un carboncino su umide pareti.

Come sappiamo nonostante Michelangelo fosse al servizio artistico de’ Medici dentro di lui arde di desideri di schierarsi per la causa repubblicana ed insorge assieme a Firenze nel 1527, si schiera cioè contro quella potente famiglia che lo ha fatto studiare, gli ha permesso di emergere, lo assume come artista per ogni opera da realizzare.

Questo suo “tradimento” non passa inosservato a Papa Clemente VII (Giulio de’ Medici), lo stesso Giulio che con Michelangelo giocava quando erano bimbi. Il gioco politico è triste e alla fiamma patriottica di desiderio di libertà si contrappone, dopo, alla necessità di fornire un esempio, Papa Clemente VII inserisce Michelangelo in cima alla lista dei ricercati.

Michelangelo deve sparire alla svelta, ma come? Talvolta nella vita l’aiuto arriva da chi non ti aspetti. Giovanni Battista Figiovanni è il priore di San Lorenzo un noto sostenitore della famiglia Medici e non a caso fra lui è Michelangelo esiste pura inimicizia, eppure nel momento del bisogno è lui che offre la salvezza al Buonarroti.

I Medici lo cercano e Michelangelo è rintanato proprio sotto la loro chiesa, sotto la Sagrestia Nuova in San Lorenzo. Un sotterraneo chiuso da una botola, una stanza di 20 mq, una tomba provvisoria per un morto sulla carta. Un allievo lo nutre ogni giorno, l’unico che vede la noia di Michelangelo che si esprime sui muri del suo rifugio. Piedi, gambe, corpi, figure dormienti, un vecchio piegato sotto i suoi anni, una donna, braccia e mani. La leggenda fa sognare un Michelangelo che passa il tempo a fare progetti e bozzetti sull’unica “carta” disponibile, il muro.

Poi dopo i fiumi di sangue che hanno bagnato le strade di Firenze l’ira di Papa Clemente VII scema e Michelangelo, dopo due mesi di prigionia volontaria e segreta, torna ad essere il più grande artista dei suoi tempi; come nulla fosse accaduto è di nuovo alle sue mansioni in San Lorenzo con il beneplacito del Papa e della famiglia de’ Medici.

Bella storia no? Sparita nell’oblio fino al 1975 quando a seguito di restauri si spostano degli armadi e li ricompare la botola e quindi il sotterraneo sporco di fuliggine (in passato usato come deposito di carbone) e dal fango dell’alluvione del 1966.

Comincia l’opera di ripulitura e il saggio delle pareti e sotto uno strato di intonaco superficiale compare un intonaco di più antica fattura ed insieme a lui compaiono i disegni che erano celati alla vista. Da qui il caos degli “esperti”, Michelangelo si e Michelangelo no, come per le teste di Modigliani, con una piccola differenza che questo ritrovamento è nel cuore stesso del lavoro Michelangiolesco.

A voi la sentenza, a qualcuno non sembra Michelangelo?

Jacopo Cioni
La prigionia segreta di Michelangelo.

2 pensieri su “La prigionia segreta di Michelangelo.

  • 11 Giugno 2017 alle 23:36
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    Fantastico, non lo sapevo! Si può visitare quel rifugio? Beh, a me sembrano proprio i tratti di Michelangelo, ovviamente non sono un’esperta! Se non lo sono, chiunque sia stato, era bravo e “copiava” Michelangelo.

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