Lorenzo il Magnifico non aveva avuto aiuto da nessuno stato Italico, aveva tentato con i francesi, ottenendo solo che Luigi XI vietasse con un decreto di inviare denaro al Papa e di convocare un concilio a Orléans o a Lione.
I Veneziani erano impegnati contro i turchi e i Lucchesi si erano dichiarati neutrali, Faenza e Bologna erano rimaste in disparte.
Neanche Renato II di Lorena della casata angioina era intervenuto, Lorenzo lo spingeva contro gli aragonesi per riprendersi il sud dell’Italia, un vecchio possedimento angioino caduto in mano aragonese.
Ormai i fiorentini erano stanchi di guerre e non avevano più soldi, i Medici erano stati messi in discussione per la loro politica, tanto da essere contestati, il consiglio cittadino  propose un loro allontanamento per salvaguardare la città.
Addirittura Maometto II grazie al suo apparato di spionaggio era informato di queste lotte intestine e cercava di inasprire le dispute per indebolire chi poteva contrastarlo e favorire chi poteva agevolare il suo arrivo in Italia in particolare a Roma.
Maometto II

Il primo passo di Maometto II fu di arrestare Bernardo Bandini, l’assassino di Giuliano de Medici nella congiura dei Pazzi che si era nascosto sul Bosforo. Il sultano aveva richiesto un rappresentante fiorentino per aprire il commercio con Firenze e per consegnare il prigioniero così da costringere i Toscani ad agire velocemente.

Firenze avrebbe  beneficiato di questi nuovi commerci, avrebbe potuto vendere i propri prodotti di lana ed importare seta grezza e visto che la Toscana aveva valide Industrie per la sua trasformazione poteva commerciarle in esclusiva con l’Europa occidentale, inoltre l’industria della lana aveva troppi  concorrenti in Europa.
Venezia perdeva colpi contro i turchi sia in domini in commerci e in potere. Firenze poteva approfittarne per espandere i suoi commerci, avrebbe guadagnato più nello stringere amicizie con il sultano che ascoltare il Papa inneggiante a una crociata contro i turchi.
Già dai tempi del nonno di Lorenzo, Cosimo de’Medici, affari, amicizie e spionaggio si erano diffusi fino all’interno del palazzo, tanto che Firenze era considerata dai veneziani la spia del “Turco”, soprattutto grazie ad alcuni personaggi Fiorentini ormai ben ammanicati con i turchi.
Riccardo Massaro
Proseguono le conseguenze della congiura.
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