Era il 12 aprile del 1937 quando a Roma moriva Filoteo Alberini, uno dei pionieri della cinematografia in Italia e da alcuni ritenuto un precursore dei Fratelli Lumière. Era nato ad Orte (attuale provincia di Viterbo) nel 1867, quando ancora la città faceva parte dello Stato Pontificio e che sarà annessa al Regno Unito d’Italia qualche anno dopo, il 20 settembre del 1870, quando truppe militari attraverso la breccia nei pressi di porta Pia penetrarono in Roma.
Il padre Raffaele era un commerciante, divenuto più volte consigliere comunale, mentre la madre, Candida Vecchierelli, fu sempre molto impegnata ad allevare i numerosi figli. Come i fratelli Lumière si appassionò subito alla fotografia e giovanissimo riuscì a costruire una piccola macchina fotografica rudimentale e le lastre sensibili per effettuare gli esperimenti fotografici perché all’epoca le lastre erano poco diffuse e molto costose.
“Avevo allora quindici anni. – dichiarerà in una intervista nel 1923 – Capitò al mio paese un fotografo ambulante curioso […] feci di tutto per accattivarmi la sua simpatia e subito ne divenni il servitorello – così mi chiamava. Rammento allorché per la prima volta vidi riprodurre nel vetro smerigliato della macchina fotografica le immagini capovolte e a colori, non vi saprei descrivere ciò che io provassi in quel momento! Appresi facilmente le diverse manipolazioni occorrenti per ottenere una fotografia, tanto che il mio padrone fu sorpreso e si compiaceva dei risultati del suo allievo “ (La Tribuna, febbraio 1923). Riuscì più tardi ad acquistare una antica macchina fotografica a cassetta con la spesa di dodici lire. Il nipote Ermete Santucci, che più tardi collaborerà con lo zio, disse che le prime fotografie effettuate ad Orte furono scattate proprio da Filoteo.
Dopo aver iniziato gli studi superiori a Viterbo convinse il padre a mandarlo a Roma. Aveva allora diciassette anni e qui cominciò a frequentare, spinto dal suo impareggiabile spirito eclettico, la scuola tecnica serale in piazza Madama e la scuola del nudo all’Accademia di Francia. Durante il servizio di leva il comandante lo aiutò ad entrare al Genio Militare. Filoteo ne fu entusiasta. Al termine del corso verrà assunto all’Istituto geografico militare di Firenze dove studierà “giorno e notte” materie come la fotoincisione, topografia, fotografia scientifica , ottica ecc.
Non poteva capitare in città più adatta ai suoi interessi: a Firenze nel maggio del 1887 fu inaugurata la Prima esposizione nazionale di fotografia con una sezione internazionale e nel 1889 sarà sede della Società fotografica italiana e nello stesso anno del “Bullettino”, rivista a carattere scientifico (1889 – 1914). Sono anni che lo vedono impegnato assiduamente alla “officina fototecnica per la riproduzione delle mappe catastali” e quando il Ministero invitò il personale a trovare una soluzione più economica, Filoteo si mise subito al lavoro. Riuscì a ideare un nuovo sviluppatore che faceva risparmiare tempo e denaro, tanto che fu gratificato con una lettera d’encomio e premiato con 65 lire. Questo nuovo procedimento fu adottato dall’Istituto geografico Militare, dalla Rete Ferroviaria Adriatica e da numerosi altri enti e ciò gli comportò il merito della medaglia d’oro alla Seconda esposizione fotografica di Firenze del 1899.
Durante il suo soggiorno fiorentino Alberini in una delle sue passeggiate sotto i portici di piazza Vittorio Emanuele (oggi piazza della Repubblica) nel 1894 ebbe l’ incontro fatale con una delle invenzioni dell’americano Edison , il Kinetoscopio. Come i fratelli Lumière fu fortemente impressionato e poi influenzato da questo apparecchio che catturava le immagini, le riproduceva in movimento, ma permetteva ad una sola persona per volta di vedere il filmato dopo aver introdotto una moneta nella apposita fessura e ruotato una specifica manovella. Pensò, come più tardi ammise, che sarebbe stato meraviglioso poter far vivere quella fotografia animata a centinaia di persone col mezzo della proiezione luminosa sul tipo della vecchia lanterna magica. Da quel giorno si mise all’ opera e dopo due mesi di lavoro ideò il “Kinetografo Alberini”, un vero e proprio apparecchio cinematografico che era in grado di fotografare le immagini e di proiettarle in movimento, ma questa volta per una visione collettiva, non molecolare. Era tecnicamente uguale a quello ideato dai fratelli Lumière, il famoso e celebre “Cinematografo”.
Il brevetto dei Lumière precedette quello dell’Alberini che a causa, pare, di un problema burocratico fu registrato il 21 dicembre 1895 e per questo non passò alla storia. Fu a Parigi al Salon Indien del Gran Cafè al boulevard des Capucins, attrezzato per l’occasione, che i fratelli Lumière il 28 dicembre 1895 proietteranno i tre famosi cortometraggi, da loro realizzati, che lasceranno a bocca aperta tutti gli spettatori paganti (costo del biglietto un franco) , dando vita alla avventurosa “nascita” del cinema.
A Firenze l’anteprima dell’invenzione dei Lumière avverrà il 30 gennaio del 1897 in una sala privata di Palazzo Pitti, al cospetto dei principi di Napoli; lo spettacolo verrà replicato per molte sere nei locali della Festa dell’arte e dei fiori per far assistere il pubblico alle rappresentazioni dell’ormai celebre Cinematografo, che era ritenuto l’apparecchio più perfetto.
Filoteo Alberini, innamorato di cinema, non si perse d’ animo. Riconobbe la superiorità dell’apparecchio dei Lumière in quanto più leggero e maneggevole e perché rendeva possibile la riproduzione di immagini più nitide rispetto al suo Kinetografo, anche se identico in quanto a funzione e meccanica. Estese la sua passione nel settore dell’esercizio e della produzione cinematografica, intuendo che il cinematografo avrebbe avuto un grande avvenire .
Era il 1899, da pochi mesi si era conclusa la Seconda esposizione fotografica nazionale che lo aveva premiato con medaglia d’oro, quando Filoteo, superando ogni indugio e con regolare autorizzazione rilasciata dall’agente dei Lumière, Francesco Felicetti, aprì agli inizi di novembre, sotto i portici dell’allora piazza Vittorio Emanuele, la prima sala stabile per proiezioni cinematografiche a Firenze e tra le primissime in Italia: il “Reale cinematografo Lumière”.
Attrezzò la sala cinematografica all’interno del già esistente “Panorama internazionale”, che era stato aperto qualche anno prima, nel 1894, per offrire ai visitatori una visione panoramica di città italiane e non solo, proiettata sulle pareti intorno alla sala per mezzo di una lanterna magica, posta al centro. Il pubblico aveva la possibilità e poteva scegliere di vedere o le proiezione dei panorami prodotti dalla lanterna magica o di assistere nella sala separata e indipendente del Reale cinematografo Lumière alle proiezioni di cortometraggi e documentari realizzati dallo stesso Alberini, dai fratelli Lumière e da altri produttori emergenti. Idea geniale fu quella di utilizzare un locale piacevole, macchinari perfetti e soprattutto di introdurre un prezzo basso d’ingresso e dei biglietti ridotti per studenti e militari. Per attrarre maggiormente il pubblico in certe occasioni le pellicole venivano da Alberini stesso colorate a mano.
Il quotidiano La Nazione il sabato 11 novembre 1899 così lo pubblicizzava: “In questo simpatico ritrovo delle famiglie scelte ed intelligenti, si divertono grandi e piccini dinanzi alle riproduzioni del cinematografo, le quali una più bella dell’altra, raggiungono il massimo della perfezione e della naturalezza”.
I suo progetto era quella di aprire nella città di Firenze altre sale cinematografiche perché Alberini credeva nel successo del cinema, al contrario dei fratelli Lumière che lo ritenevano un fenomeno passeggero. Non ebbe la possibilità di attuare la sua idea perché Il ferrarese Rodolfo Remondini, con molte più disponibilità economiche dell’impiegato Alberini, riscosse subito un gran successo con l’apertura nel giugno 1900 del cinema Edison in via Strozzi al n. 1, proprio nei pressi di piazza Vittorio Emanuele e a pochi passi dal cinema Lumière. A partire poi dal 5 giugno 1901 l’Edison verrà trasferito sotto i Portici e proprio negli stessi locali del Panorama (dove rimarrà sino al 1993), lasciati liberi dall’ Alberini.
Filoteo nei primi mesi del 1901 aveva deciso di trasferire il cinema Lumière da piazza Vittorio Emanuele a via Vecchietti 1 con il nome “ Cosmorama” (dove proietterà il famoso film di fantasia “il viaggio sulla luna” di Méliés) per poi occupare un locale in via Brunelleschi 4 con il nome di “Sala Volta”. Alberini, che era sempre impiegato al Catasto, si rese ben presto conto che non poteva competere con Remondini e lascerà Firenze per Roma.
“Arrivai alla capitale con la ferma volontà di ripetere quanto avevo fatto a Firenze” (Rivista cinematografica, Torino 10 febbraio 1923) e così fu. Nel gennaio del 1904 con l’appoggio economico di una misteriosa società americana aprirà in piazza Esedra, in qualità di direttore tecnico, il “Cinematografo Moderno”, un ambiente elegante e comodo a cui si poteva accedere pagando un biglietto di soli 20 centesimi. Incominciò anche a fare pellicole d’attualità per un vasto pubblico, “cosa questa che faceva affluire al Moderno una vera e propria fiumana di gente” (Rivista cinematografica 1923) . Di lui presto si disse che era un giovane energico pieno coraggio e d’iniziativa, un tecnico eccezionale che creava e modificava nastri e macchinari e interveniva con variazioni e aggiunte cromatiche. Negli anni 1903 e 1904, prima a Firenze e poi a Roma durante le proiezioni adottò un sistema basato sulla combinazione del proiettore e dei dischi musicali chiamato a Firenze “Cinetofonio” e a Roma “Cinematofonio”. La novità consisteva nell’azione simultanea del grammofono e del cinematografo, tanto da poterlo associare ad una scena vivente. La sua instancabile volontà, passione e inventiva lo porterà ad aprire in Italia insieme all’amico d’infanzia Dante Santoni , anch’ egli nativo di Orte, il “Primo Stabilimento italiano di manifattura cinematografica Alberini e Santoni”, a Roma sulla via Appia tra Porta San Giovanni e piazza del Re, provvista di sale di posa, di uffici e di laboratori per la stampa ed il montaggio di pellicole.
Fu in Italia il primo autore di un film storico a soggetto “La Presa di Roma” che ebbe un clamoroso successo nel 1905. Migliaia di persone applaudirono entusiaste alla proiezione all’aperto nei pressi di Porta Pia di quelle riprese che facevano rivivere la gloria di un paese da poco unificato, evento di cui nella sua infanzia Alberini aveva sicuramente tanto sentito parlare.
La produzione Alberini e Santoni in poco tempo realizzerà numerosi film a soggetto storico, comico e d’argomento attuale fino a che non fu rilevata da un gruppo di investitori e trasformata, a partire dall’ aprile del 1906, in Società anonima Cines (con Alberini in qualità di direttore tecnico-artistico) e che diventerà una delle più importanti case di produzioni mondiali.
Dopo questa parentesi continuerà a Roma l’ attività di esercente cinematografico. La sua passione per il cinema lo porterà a fare continuamente esperimenti e a realizzare invenzioni avanti nel tempo: una pulitrice meccanica per pellicole, un “cinematografo tascabile”, un apparecchio per la ripresa panoramica chiamato cinepanoramica con il quale il campo visivo raddoppiava in dimensione, brevetto che svendette ad una società americana nel 1926 e che verrà sfruttato successivamente dal cinema americano.
Si può affermare che Filoteo Alberini è riuscito a dare un enorme contributo alla storia del cinema italiano e non solo. Oggi soltanto la città di Orte lo ricorda con il festival che porta il suo nome, con una iscrizione nella casa natale in via Piè di Marmo 159, con il cinematografo omonimo, che oggi è in fase di restauro, e con una statua in acciaio, inaugurata nel 2017, dell’artista senese Roberto Joppolo, posta dietro il Cinematografo “Alberini”.
