La Congiura: Parte 1 Introduzione

La Congiura: Parte 2 Sforza, Riario e Medici

Parte 3

Stefano Porcari e la terza poco conosciuta congiura. L’importanza dei matrimoni e delle alleanze familiari

Dopo aver accennato alla congiura dei Medici e a quella degli Sforza, c’è n’è una meno conosciuta: la congiura romana di Stefano Porcari del 1453. L’uomo era nato a Roma da una famiglia nobile romana, venne in gioventù affidato a un mercante fiorentino di nome  Matteo De Bardi. Con il tempo divenne un eccezionale oratore, arrivò addirittura ad essere eletto Capitano del Popolo a Firenze. In seguito entrò in contatto con un circolo di umanisti che apprezzavano la libertà dell’antica Repubblica Romana, quella che Stefano avrebbe voluto veder rivivere a Firenze.

L’uomo si appassionò a queste teorie e già quando era Capitano del Popolo, si dedicò a scritti che sottolineavano questo suo pensiero. In seguito svolse funzioni pubbliche importanti anche a Bologna, Siena, Orvieto, Venezia e Trani. Visitò l’Inghilterra e l’Europa del Nord sempre accompagnato dai suoi ideali di repubblicani.

Porcari non amava le ingerenze del papato negli affari di Stato così nel 1447, dopo la morte di Papa Eugenio IV, diffuse pubblicamente le sue idee anche a Roma. In quel momento ascendeva al trono papale Niccolò V, molto più tollerante del suo predecessore e che assunse il promettente  e capace Stefano alla sua corte.

Paus Nicolaas V

La volontà del Papa di averlo tra i suoi collaboratori nascondeva l’intento di tenerlo sott’occhio. Così quando Stefano fu coinvolto in un tumulto a Piazza Navona durante il carnevale del 1451, il Papa fu costretto a bandirlo dalla città.

Ma il Papa non nascondeva la sua ammirazione per Stefano, pur temendo questo umanista rivoluzionario, dopo il bando gli assegnò una ricca pensione esiliandolo però a Bologna sotto il controllo di un Cardinale di fiducia.

Ma Porcari sognava ancora di trasformare Roma in una Repubblica, così come altri  desideravano che venisse istaurata a Milano e a Firenze. Porcari tornò segretamente a Roma e in brevissimo tempo organizzò una rivolta che sarebbe dovuta esplodere durante la messa nel giorno dell’Epifania. L’idea era di seminare panico e confusione dando fuoco alle scuderie vaticane, cogliendo così di sorpresa il clero ed impossessarsi della fortezza di Castel Sant’Angelo. Poi da lì proclamare la Repubblica e perché no, se fosse stato utile anche uccidere il Papa e i Cardinali più influenti. Tutto questo incoraggiando il popolo alla rivolta e a saccheggiare il tesoro papale e le case dei cardinali.

Ma i cospiratori temporeggiarono troppo e la Curia venne a conoscenza del piano organizzò delle contromisure. Venne inviata una piccola spedizione formata da cento soldati che si diressero poco prima dell’inizio della rivolta, verso le case dei cospiratori site in prossimità di Piazza della Minerva.

Per evitare lo scandalo i soldati sperarono di trovare tutti i congiurati riuniti per poterli arrestare senza dare troppo nell’occhio. Ma alcuni di loro erano già fuggiti, chi in Toscana, chi a Venezia. Porcari però venne fermato, arrestato confessò apertamente le sue colpe e la sua fede, quindi venne impiccato ai bastioni di Castel Sant’Angelo.

Anche altri uomini che si erano uniti a lui furono giustiziati, subendo il sequestro delle proprie proprietà. Le loro vedove senza più sostegni finanziari furono addirittura costrette ad entrare in convento.

Alleanze e matrimoni.

Le più grandi alleanze tra famiglie e casate presero forma grazie ai matrimoni, vincoli che servivano a rafforzare la posizione sociale e il potere delle famiglie che sceglievano questa pratica non propriamente dettata dall’amore.

La fanciulla da impalmare veniva prima profondamente analizzata: la bellezza del corpo, del viso, i capelli, il portamento le doti… ricordiamoci poi che la fanciulla da maritare portava sempre con sé una cospicua dote, composta di beni, proprietà e denari. Così la propria famiglia faceva particolare attenzione e valutava bene a chi e come darla in sposa. Non da meno la famiglia che la sceglieva per il proprio rampollo.

La dote solitamente veniva stabilita dagli anziani e valutata a seconda del ceto sociale di appartenenza. Più alto era, più la dote doveva essere sostanziosa. Ma non era questo un fattore decisivo, molto più importante era l’onorabilità e l’integrità del nome della famiglia da cui proveniva la ragazza. Doveva essere rispettabile e avere una posizione sociale ed economica importante. I ragazzi non venivano però esaminati così scrupolosamente.

Quando nel 1467 Lucrezia Tornabuoni si mise alla ricerca di una sposa per il figlio Lorenzo de’ Medici, valutò cosa il “mercato” metteva a disposizione, volgendo lo sguardo anche fuori la città. Particolare attenzione fu attribuita alla città di Roma, dove c’era la famosa e nobile famiglia degli Orsini che poteva vantare tra i suoi titoli quello di principe nonché altre posizioni importanti sia nell’esercito che tra il clero. Come opzione c’erano i Colonna, che vantavano un importante e facoltoso Cardinale tra i loro parenti.

Già Cosimo de’ Medici, il nonno di Lorenzo, aveva pensato di unirsi con qualche famiglia romana perché aveva capito quanto fosse importante avere degli appoggi esterni a Firenze soprattutto nella chiesa e nell’esercito, questo per avere una posizione più stabile e forte anche nella propria città.

Lucrezia Tornabuoni si recò così a Roma ed incontrò Clarice Orsini. In una lettera ne fa una descrizione fisica molto attenta, pur stranamente non facendo menzione della dote. Evidentemente era interessata a ben altro. La futura sposa sarebbe stata infatti molto utile per un ulteriore scalata sociale dei Medici, soprattutto fuori Firenze visti gli appoggi e le conoscenze che vantavano gli Orsini in tutta Italia e negli stati europei.

La ragazza porterà comunque una bella dote con sé, ma fondamentale si era rivelato l’aspetto politico e le relative alleanze. Nel medioevo una famiglia che era stata esiliata, o che aveva perso il proprio potere politico, che aveva sperperato le proprie risorse in seguito alla composizione di doti atte a sistemare le proprie figlie, o che non aveva figli maschi, e che quindi non aveva risorse umane da far entrare in politica, o che aveva perso il prestigio e l’onore facendo gravi errori, si trovava fuori dagli interessi del campo matrimoniale. Lo vedremo più avanti con i superstiti della congiura della famiglia dei Pazzi, quando nessuno vorrà più imparentarsi con loro.

Ma queste posizioni non erano sempre così stabili, bensì alquanto mutevoli, a volte infatti famiglie che erano state potenti e ricche, potevano in seguito ad errori di valutazione, accordi ed alleanze, o investimenti sbagliati precipitare dalla loro posizione di rilievo e ritrovarsi in un batter d’occhio infondo alla scala sociale, in un baratro senza fondo ed essere surclassate da altre famiglie emergenti ed ambiziose.

Un’ultima cosa da non sottovalutare e molto importante, era il poter vantare illustri origini, o aver avuto nella propria genealogia personaggi famosi o eroici. Pensate ai riferimenti che Dante spesso cita nella sua opera.

Era doveroso soffermarsi su questi aspetti, che come vedremo più avanti  influenzeranno molte delle situazioni che andremo ad analizzare.

Riccardo Massaro
La Congiura: Parte 3 Stefano Porcari e la terza poco conosciuta congiura
Tag:                                 

2 pensieri su “La Congiura: Parte 3 Stefano Porcari e la terza poco conosciuta congiura

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.