La Congiura: Parte 1 Introduzione

La Congiura: Parte 2 Sforza, Riario e Medici

La Congiura: Parte 3 Stefano Porcari e la terza poco conosciuta congiura

Parte 4

I Medici e i Pazzi

L’ultimo Medici a sposarsi con la figlia di un ricchissimo commerciante fu Piero. Da lì in poi la famiglia cercò e trovò le sue spose fuori Firenze intrecciando così importanti alleanze, non più con semplici commercianti seppur ricchi, ma con la nobiltà nazionale ed internazionale, tra questi figurano anche alcuni principi. Parentele che sul piano politico e militare sarebbero state molto più determinanti. Gli altri, quelli che non potranno aspirare ad un conveniente matrimonio diventeranno Cardinali o Papi.

Forse non tutti sanno che i Medici non erano originari della città, bensì del suo entroterra. Emigrarono e si stanziarono a Firenze solo nel XII secolo occupandosi del cambio o nel prestito del danaro. Nel XIV secolo erano cresciuti numericamente e si erano affiliati ai Guelfi Neri, all’epoca in lotta con i Guelfi Bianchi per il controllo della città. Pronti ad ogni tipo di sotterfugio fino a sfociare nell’ illegalità, i Medici vennero banditi nel XV secolo, rimanendo lontani dalla città  per vent’anni, nonostante alcuni di loro fossero o avessero avuto la carica di Priore.

Seppur dediti all’illegalità, erano comunque timorati di Dio, tanto che parte dei loro guadagni illeciti venivano devoluti in beneficenza. E questo solo per il timore di ripercussioni sulle loro anime.

Furono i proprietari di un importante banco a Firenze, che aveva filiali a Roma, Napoli, Venezia e Ginevra, più avanti si trovavano anche a Bruges, Pisa, Ancona, Londra, Avignone e Milano. Si arricchirono grazie ai servizi resi ai vari Papi, ma anche con il trasferimento di congrue cifre per conto di terzi all’estero.

Ma non tutto è oro quel che luccica, alcune filiali infatti attraversarono periodi piuttosto bui, accumulando grandi perdite a causa di crediti non riscossi, soprattutto da parte del papato o di grandi figure nobiliari.

Nel 1402 i Medici erano tra le prime cinquanta famiglie contribuenti della città, venticinque anni dopo erano i più ricchi di Firenze, in quella che era ormai diventata la capitale finanziaria d’Europa e che contava ben settanta banche internazionali.

I Medici erano dei politici molto scaltri, appoggiati da figure filo medicee, riuscivano a fare il bello e il cattivo tempo nella politica fiorentina. Attuavano tutta una serie di escamotage per avere al governo sempre qualcuno che tutelasse i loro diritti e che ne mantenesse il potere. Ogni figura ostile ai Medici veniva in qualche maniera imbrigliata. E’ il caso di Giannozzo Manetti, personalità di rilievo che si occupava di finanza e di commercio di tessuti pregiati. Conosceva molto bene il greco, il latino e l’ebraico; scrisse poi orazioni, trattati e biografie. Si trattava di una persona molto erudita ed era un’importante diplomatico del suo tempo. Ma Giannozzo era una persona indipendente, impossibile da asservire, così i Medici si mossero per rovinarlo attraverso il sistema della tassazione. Giannozzo aveva ereditato dal padre una fortuna, che la forte tassazione stava fagocitando. Ebbe una serie di incarichi importanti a livello amministrativo, diplomatico e governativo, ma non fu mai Priore. Questa carica dava una posizione a livello politico e sociale elitaria, per questo si impediva a personaggi poco graditi come lui l’elezione a questa carica.

Giannozzo si inimicò i Medici perché non aveva gradito l’appoggio dato da Cosimo a Francesco Sforza In occasione della presa di Milano nel 1450, auspicando inoltre da parte di Firenze relazioni con la Repubblica di Venezia. A parte questo Giannozzo era una figura invidiata per le sue virtù e le doti intellettuali oltre che per la sua ricchezza, che gli permetteva di essere indipendente e non essere asservito a nessuno. Poteva così agire e dire sempre quello che pensava e non aveva bisogno di legami politici che lo tutelassero. La rovina di Giannozzo fu proprio la sua integrità, il fatto di non voler assecondare né piegarsi a nessuno orgoglioso com’era, tanto meno ai Medici, cosa che invece fecero i Pazzi, almeno finché non arrivò Lorenzo il Magnifico.

I Pazzi erano una grande famiglia e vantavano avi importanti. Pazzo de Pazzi era un antico combattente fiorentino, uno dei primi a scalare le mura di Gerusalemme nel 1088. Due secoli dopo un altro Pazzi figurava tra i cavalieri francesi che combattevano per la Terra Santa.

Il primo riportò come premio per le sue gesta delle pietre provenienti dal Santo Sepolcro, il secondo ebbe in dono uno scudo direttamente dal re di Francia. Durante le celebrazioni pasquali a Firenze, il Sacro fuoco che veniva distribuito sulle candele dei fedeli durante il sabato Santo, veniva acceso proprio con quelle pietre che aveva portato questo crociato. Il carro che poi portava in processione il fuoco era trainato da dei buoi guidati dai membri della famiglia Pazzi. Un grande onore.

Il loro stemma era derivato da quello della famiglia dei Duchi francesi e raffigurava delle mezze lune poste su una torre merlata, vicino a due delfini, tutto raffigurato in campo blu con l’aggiunta di nove croci.

I Pazzi erano legati al Principe Renato d’Angiò. Lo stesso Dante nella Divina Commedia citerà due membri di questa famiglia ponendoli all’inferno fra i violenti e i traditori. Tra i Pazzi vi furono inoltre dei capi della fazione dei Guelfi Neri. Ogni generazione dei Pazzi vantava tra le sue fila un cavaliere, nonostante questo si dedicarono anche alla finanza, al commercio e al trasporto di merci sul mare. Intelligentemente i Pazzi avevano suddiviso tutte le loro attività bancarie tra i vari parenti, in maniera che in caso di bancarotta non tutte le attività sarebbero state trascinate nel fallimento.

Per rovinare definitivamente questa famiglia, dopo la congiura, tutte le attività vennero raggruppate per poterle sequestrare e non lasciare loro scampo alla rovina.

 I Pazzi erano tra i maggiori creditori della città di Firenze, guadagnavano moltissimo sugli investimenti e sugli interessi annuali per i prestiti, soprattutto quelli di guerra. Erano un vero potere economico.

Le case dei Pazzi si trovavano vicino al punto in cui avvenne l’attentato, vicinissimo alla Cattedrale e alla Fortezza dei Priori, dove si trovavano anche due piccole chiese parrocchiali: quella di San Procolo e quella di Santa Maria in Campo.

Ma i Pazzi avevano anche altre proprietà sparse per la città, Andrea Pazzi aveva tredici masserie, cento appezzamenti di terreno, tre mulini e una dozzina di case. Nonostante tutto è molto difficile fare una valutazione della loro ricchezza se non una stima approssimativa. Stessa cosa vale per ogni famiglia fiorentina, anche perché le dichiarazioni economiche al fisco erano sempre falsate per poter pagare meno tasse possibili.

La famiglia dei Pazzi vantava inoltre un credito illimitato presso i Medici così il denaro che ottenevano in credito lo investivano prestandolo a loro volta ad un tasso di interesse più alto speculandoci sopra. Anche i Pazzi entrarono nelle grazie della chiesa, finanziando ben cinque Papi diversi e ingraziandosi con lo stesso sistema anche la Curia romana.

A Firenze nei registri fiscali i Pazzi erano secondi solo ai Medici, possedevano inoltre società a Roma, Firenze, Lione, Avignone, Marsiglia, Bruges e Valencia.

Un pezzetto di Firenze a Roma

Esiste nella periferia romana un quartiere che prende il nome da via Casal de’ Pazzi. Qui c’era infatti una delle tante proprietà della famiglia tra quelle disseminate per Roma. Si tratta di un casale  che si affaccia sulla via consolare Nomentana, tra viale Kant e via Zanardini e che si presenta come una piccola roccaforte.

Qui si ritirarono alcuni esuli della famiglia Pazzi dopo la congiura. In questo periodo Il casale era già una loro proprietà, ma solo successivamente prese la sua forma fortificata. È composta da due torri con merli in stile Ghibellino preesistenti costruite in tufo edificate per controllare la zona e poi successivamente inglobate in un edificio quadrangolare che completa la struttura lasciando spazio per un cortile interno con tanto di pozzo marmoreo.

Peccato sia una proprietà residenziale privata e non sia aperta al pubblico. Si può però passare davanti alla strada ed intravedere la costruzione dietro le mura e il cancello d’ ingresso.

Riccardo Massaro
La Congiura: Parte 4 I Medici e i Pazzi

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