La Congiura: Parte 1 Introduzione
La Congiura: Parte 2 Sforza, Riario e Medici
La Congiura: Parte 3 Stefano Porcari e la terza poco conosciuta congiura
La Congiura: Parte 4 I Medici e i Pazzi
L’ascesa e le difficoltà di Lorenzo de Medici nell’intricata situazione politica del suo tempo
Dopo la congiura. Conseguenze, punizioni e condanne. La fine dei Pazzi.
Nella confusione e a causa della mancanza di notizie certe, ognuno si mosse come meglio credette. Alcuni rimasero in attesa degli eventi, altri si schierarono chi coi Medici, chi con i Pazzi tradendo spesso lo schieramento a cui appartenevano senza farsi troppe remore, comunque timorosi delle eventuali conseguenze.
Jacopo dei Pazzi guidò una truppa di cinquanta uomini per incrementare il numero degli occupanti del palazzo e poi incitare la popolazione a rivoltarsi contro i Medici. Ma Salviati non era riuscito a prendere lo stabile e anche gli aiuti finirono per rimanere intrappolati all’interno delle porte di sicurezza, risultando completamente inermi.
Per le prime tre ore dall’attentato non vi furono sostenitori armati medicei nelle strade ad affrontare i rivoltosi. Al suono delle campane d’allarme, il Podestà avrebbe dovuto raggiungere velocemente il Palazzo della Signoria con la sua guarnigione, così come era previsto dalle regole, ma non si hanno testimonianze di scontri nelle strade.
I Priori e i guardiani del palazzo lanciavano però pietre dalle finestre nella piazza contro i facinorosi aspettando rinforzi, ma soprattutto l’esito del colpo di stato. Spesso questi governanti che avevano preso l’incarico non erano fiorentini e venivano da fuori. La loro carica durava sei mesi, dunque perché rischiare?
Intanto si avvicinavano alla città le truppe comandate da Giovan Francesco da Tolentino e da Lorenzo Gustini inviate dal Papa. Francesco e Jacopo avrebbero dovuto attraversare la piazza incoraggiando la rivolta contro i Medici.
Ma Francesco tornò a casa per medicare la grave ferita ricevuta, mentre Jacopo fuggì insieme al cognato Giovanni Serristori uscendo da Porta della Croce. Dei due capitani non si seppe più nulla, forse furono respinti da contadini armati o più saggiamente si fermarono sapendo del fallimento della congiura.
Oltre alle campane della città suonarono anche quelle delle campagne che così agendo estendessero l’allarme anche alle frazioni più lontane.
Cercando di riprendere in mano la situazione, Lorenzo spedì un dispaccio urgente a Milano per chiedere assistenza militare. I Priori avvertirono Alberto Villani, un capitano fiorentino che si trovava al largo della Costa Toscana, di recarsi a Pisa e lasciare il carico che trasportava per conto dei Pazzi nel porto dove sarebbe stato sequestrato. Dopodiché i Medici cominciarono la loro vendetta attraverso rappresaglie e cercando di scoprire i nomi di tutti quelli che avevano partecipato alla congiura.
L’appoggio a Lorenzo crebbe lentamente, ma divenne decisivo quando i fiorentini si accorsero che i mercenari di Piero de Pazzi erano una soldataglia che si sarebbe fatta pochi scrupoli a mettere a ferro e fuoco la città dopo averla depredata.
Nel tardo pomeriggio si ebbe finalmente chiara la situazione. Giuliano e Francesco Nori erano morti assassinati brutalmente in un luogo sacro. Vennero allora chiamati dai Priori gli otto funzionari preposti alla lotta contro i crimini politici che interrogarono subito i prigionieri tra cui l’umanista Jacopo Bracciolini. In quel momento vigeva la legge marziale e ogni legge ordinaria o qualsiasi statuto venne sospeso vista la gravità della situazione.
Quando la porta della Cancelleria venne riaperta, gli esiliati intrappolati che avevano preso parte alla congiura furono tutti uccisi o gettati dalle finestre. Poi i loro corpi furono spogliati e gli abiti che indossavano fatti a pezzi dalla folla. Bracciolini fu appeso ad una delle finestre, Francesco ancora sanguinante fu denudato, ma si rifiutò di confessare pur subendo violenze e minacce. Poi anche lui venne impiccato sulla terza finestra della loggia dei Lanzi. L’Arcivescovo di Pisa confessò subito e anche lui venne impiccato, Diego e Jacopo Salviati invece vennero impiccati alla seconda finestra insieme ad un chierico colluso.
Il gruppo degli Otto voleva mostrare in maniera umiliante ognuno dei congiurati al popolo per dimostrare il potere della giustizia.
È giunta una testimonianza di Poliziano che scrive che il corpo dell’Arcivescovo Salviati venne appeso accanto a quello nudo di Francesco che pendeva dalla stessa finestra. Nonostante sarebbe dovuto essere già morto, sembra che per o rabbia, o per disperazione o chissà per quale altro motivo, l’Arcivescovo mordesse con ferocia il petto di Francesco… se questa è accaduto davvero, sicuramente si è trattato di uno spasmo involontario, che la coscienza popolare ha voluto interpretare in modo inquietante.

Le Grandi Congiure del Rinascimento.
Un libro da leggere
Grazie. 🇮🇹🇮🇹👌😊