Il braccio fiorentino fra le unità di misura usate in passato a Firenze è sicuramente il più famoso. Conosciuto perchè, per evitare brogli, è stato posto al pubblico come riferimento in via de’ Cerchi. Era disponibile per chiunque per tarare o controllare le corrette misure.

Basta passare da li per vedere, ad altezza d’uomo, una scanalatura che molto probabilmente ospitava una barra metallica di esatta misura. Il braccio fiorentino misurava esattamente 58.36 cm e derivava dalla tecnica di misurare le stoffe a “braccio”.

Il problema della corretta misura nasceva dal fatto che quei furbacchioni dei merciai fiorentini invece che usare il loro braccio per la misura delle stoffe sovente usavano i garzoni che erano ragazzetti di 12/14 anni e con braccia molto più corte. Insomma si necessitava di unità di misura che impedissere le furbate. Per inciso, il detto “avere il braccino corto” sembra derivi da questa cattiva abitudine dei negozianti, un’altra teoria è che derivi dal fatto che gli avari tendono a non allungare il braccio per prendere il portamonete per pagare.

Questa è l’unità di misura della lunghezza, la più conosciuta a Firenze, ma non l’unica. Vi erano dei multipli, il passetto che equivaleva a due braccia e la canna agrimensoria che equivaleva a 5 braccia cioè 2,5 passetti. Oltre questa misura si passava al miglio toscano che misurava 2833 braccia. Facendo un rapido calcolo il miglio toscano misurava 1653,33 metri che non si discosta molto dall’attuale miglio terrestre che misura 1609,34 metri, cioè  una differenza di circa un braccio. Esisteva anche una misura inferiore al braccio fiorentino ed era chiamata crazia, equivaleva ad un dodicesimo del braccio.

Queste le misure della lunghezza, ma erano presenti anche quelle per la superficie rappresentate dal braccio quadrato dallo stioro e dal quadrato, rispettivamente di 0,3406, 525,01 e 3406,19 metri quadrati. Il quadrato si divide in 10 tavole e la tavola in 10 pertiche. La pertica si divide in 10 deche e la deca in 10 braccia quadrate.

Cosa dire poi delle misure dei liquidi che nei nomi ci riportano sicuramente alla mente il vino. Da dire che si differenziavano se il liquido usato era vino o olio, infatti esistevano il quadruccio, il fiasco e il barile però differenziati fra quelli da vino e quelli da olio avendo misure diverse fra loro ed entrambe completate da misure intermedie.

Vediamo quelle da vino.

Il quadruccio da vino era pari a 0,2849 litri e due quadrucci formavano una mezzetta. Due mezzette davano origine ad un boccale e quattro mezzette formavano un fiasco che infatti era 2,2792 litri (anche se nella memoria fiorentina il fiasco corrisponde ad un litro e mezzo). Venti fiaschi formavano un barile, pari a 45,5840 litri e due barili davano la misura di una soma.

La stessa divisione veniva adottata per l’olio, anche se mancava il boccale. Il quadruccio da olio era 0,2612 litri, il fiasco da olio era pari a 2,0893 litri ed infine il barile da olio era 33,4289 litri.

Potremmo continuare con il peso dove la libbra di Firenze (339,5 grammi) si divide in 12 once, l’oncia in 8 dramme, la dramma in 3 denari, il denaro in 24 grani, il grano in 48 quarantottesimi. Cento libbre fanno un quintale. centocinquanta libbre fanno il cantaro comune. Mille libbre fanno il migliaio. duemila libbre fanno la tonnellata.

Pensate che poi vi erano le misure di volume usate per i solidi come i tronchi e le fascine o quelle per gli aridi usate per misurare il frumento, il grano, le castagne ecc.

Comprendo, l’articolo è un poco noioso, come sempre quando si parla di misure, ma queste hanno un fascino storico per questo le ho volute ricordare, ma al contempo si portano dietro una confusione tremenda vedendole oggi e forse è meglio ringraziare il sistema metrico decimale internazionale che almeno ha risolto il problema di “linguaggio” per le misure che sussisteva un tempo, non solo fra le nazioni, ma addirittura fra comuni vicini. Va bene che Palazzuolo è lontano, ma che le tessitrici usassero il braccio da tela di Bologna equivalente a 64 centimetri mi ha sempre fatto arrabbiare. 🙂

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni

 

Misure fiorentine, da perder di misura.
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2 pensieri su “Misure fiorentine, da perder di misura.

  • 11 Settembre 2018 alle 16:47
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    Stimolato dall’interessante articolo sono passato apposta da via dei Cerchi per vedere il “braccio”. Nel vederlo dal vivo ci rendiamo conto che quello quello che vediamo incavato nel muro non ha niente di ” umano” in quanto corrisponde ad una lunghezza di molto superiore ai 58 cm. Credo che questo derivi , oltre che dalla sparizione della sbarra di ferro, anche da improvvisati e maldestri restauri recenti. Penso che questa curiosità fiorentina meriterebbe perlomeno, a tutela, una piccola targa indicativa, perché altrimenti rischia di sparire sia fisicamente che nella memoria dei fiorentini.

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