Oltre le dune Di Eugenio Rispoli
Eugenio, l’autore del libro, è il figlio di Carlo Marescotti Ruspoli, Medaglia d’oro al Valor militare. Due volte ferito sui campi minati, tormentato da varie malattie contratte in Africa e sfibrato da tutti i disagi che il deserto può offrire, stanco e provato dai lunghi combattimenti, rimaneva accanto ai suoi uomini come Comandante dei Paracadutisti (Tenente Colonnello), fino all’estremo sacrifico, quello di El Alamein il 4 novembre 1942.
Era inevitabile che prima o poi leggessi questo libro, visto il mio interesse sempre crescente per la guerra d’Africa che ho sviluppato negli ultimi anni. Questo libro era nella mia libreria dal 12 ottobre del 1989 e più volte vi ero distrattamente passato davanti senza aprirlo. A ventidue anni avevo ben altri interessi. La data che ho citato è quella della dedica. Sì perché Eugenio era amico dei miei genitori, li univa la passione per l’equitazione. Così quando scrisse questo libro che parla del padre, alla sua presentazione, Eugenio volle regalarne una copia ai miei apponendovi un’ affettuosa dedica. Ora dopo quasi quarant’anni avendo più volte incontrato sulle pagine di numerosi libri il nome del Principe Ruspoli, sono riuscito a leggerlo.
I Ruspoli sono una nobile e antica famiglia italiana. Le origini della famiglia Ruspoli rimontano alla Firenze del XIII secolo e, attraverso la discendenza diretta dai Marescotti di Bologna. Lorenzo Ruspoli era un nobile fiorentino dei primi del ‘200; Neri Ruspoli era un esponente ghibellino a cui i Guelfi nel 1266 bruciarono casa; Ser Bonaccorso era un notaio nel ‘300.
Nel 1363 il nipote Giovanni Priore Gonfaloniere, fece costruire la Cappella Ruspoli nella chiesa di Ognissanti. Lorenzo era Pretore di Bologna e Peccioli e divenne uno dei dodici Vessilliferi di Firenze e stretto collaboratore di Amerigo Vespucci, il grande navigatore fiorentino.
La famiglia Ruspoli grazie ai commerci del lino e della seta si arricchì e divenne potente, tanto che Orazio, figlio di Lorenzo, alto Magistrato del Collegio di Firenze, che aveva partecipato con il fratello Fabrizio alla Battaglia di Lepanto, fondò a Siena la Banca Ruspoli. Orazio ebbe due figli, Bartolomeo che divenne Cardinale e che trasferitosi a Roma, acquistò un palazzo progettato da Giacomo della Porta all’ Ara Coeli, e Vittoria, che si sposò Sforza Marescotti. Le tombe dei primi Ruspoli sono ancora nella navata centrale di Santa Maria Novella.
Il loro nipote Francesco Maria (1672/1732) invece, sposò la nipote di Innocenzo XIII e per lui armò un esercito di 17.000 uomini per difendere i confini pontifici… l’elenco potrebbe continuare, ma soffermiamoci ora sulle vicende raccontate nel libro.
Comincia dunque un piacevole racconto romanzato e ben scritto sul giovanissimo Ruspoli che dall’Inghilterra si sposta in Romania per raggiungere la famiglia passando per la Francia. In questo peregrinare il ragazzo muove i suoi passi nell’alta società internazionale e il racconto si concentra con particolare attenzione sulla vita privata, gli incontri, le esperienze, le cacce nei boschi e gli amori.
Nel 1912 Carlo torna in Italia per arruolarsi volontario nel Reggimento Piemonte Reale di Cavalleria. Un anno di servizio viene raccontato però in una piuttosto breve parentesi, per poi concentrarsi di nuovo sulla vita festaiola e romantica del Ruspoli che torna in Francia per continuare le sue avventure con donne e amici bagnate dall’alcol.
Ma la Prima Guerra Mondiale incombe, e Marescotti dopo aver sostenuto un esame integrativo, diviene ufficiale del Savoia Cavalleria e parte per la guerra.
Gli italiani sono 400.000 sul fronte del Carso, contro 100.000 austriaci, ma questi hanno armamenti migliori. Sonnino e Salandra non si erano premurati di avvertire per tempo lo Stato Maggiore sulle loro decisioni in campo politico e bellico, così l’Esercito si ritrova impreparato ad affrontare una guerra senza investimenti ed armi sufficienti.
È il Generale Cadorna, che prende il comando. Senza ascoltare né il re né i suoi aiutanti, porta avanti una guerra fatta di scontri diretti, come sull’Isonzo, dove gli italiani vengono massacrati perché non hanno neanche le cesoie per tagliare i fili spinati che li separano dalle linee austriache, perché queste “non sono previste nella dotazione”. I quattro assurdi attacchi ordinati da Cadorna contro gli austriaci costeranno 170.000 feriti e 60.000 caduti.
Il comando passerà poi a Diaz, che con le sue innovazioni e forse più umanità, restituirà fiducia e vigore ai soldati. Intanto mentre accade tutto questo, Carlo con una licenza torna a Parigi. La descrizione del suo stato d’animo è romantica, poetica e nostalgica. I luoghi sono gli stessi che lo hanno coinvolto, ma manca l’atmosfera, l’ amore e le amicizie di cui gli rimane solo il ricordo. Poi un nuovo brusco stacco nel racconto, il tragico ritorno alla realtà del fronte. Carlo torna e trova la situazione peggiorata, molti commilitoni suoi amici non ci sono più. Altre battaglie lo attendono mentre la Prima Guerra Mondiale volge al termine. Gli italiani lasceranno sul campo 600.000 morti e 500.000 torneranno a casa invalidi.
Dopo la guerra Diaz colpito dalle capacità del Tenente Ruspoli lo richiama alle armi per farne il suo Ufficiale di Ordinanza. Conosce il francese e l’inglese, sa muoversi nella società ed ha carisma e risulta molto utile per le relazioni pubbliche internazionali.
Viene riportata tra le pagine la lusinghiera lettera d’encomio che esalta le doti di quest’uomo, che ha ricevuto una Medaglia d’argento e 3 di bronzo oltre a vari riconoscimenti per il suo operato e il coraggio dimostrato in azione.
Ricominciano le turbolenze affettive, la nuova amata di Carlo, Virginia Patrizi viene seppur con dolore abbandonata. Urge soddisfare un altro sogno: ritrovare il corpo dello zio Eugenio, un famoso esploratore morto in Africa. Qui si aprono una serie di piacevoli ed avventurosi capitoli sui 7.000 chilometri percorsi nel Nord Africa in ben tre anni di rocambolesche avventure per le foreste impervie alla ricerca del lago Umberto I, come Eugenio Ruspoli lo aveva battezzato in onore del re, ma che ormai è più conosciuto con il nome dell’esploratore.
Marescotti rischia più volte la vita tra animali selvatici, insetti, malattie, indigeni aggressivi ed altre assurde situazioni, finché finalmente raggiunge il fatidico lago. Il suo sogno è realizzato, riporta le spoglie dello zio morto in Africa in Italia. Finalmente il corpo di Eugenio trova pace e può essere tumulato definitivamente nella Basilica dell’Ara Coeli a Roma.
Dopo questa fantastica spedizione decide finalmente di sposare Virginia Patrizi che tanto lo aveva atteso, in una suntuosa cerimonia che si terrà a Santa Maria Maggiore a Roma. Ma la guerra nuovamente chiama l’intrepido nobile che scalpita, perché il conflitto lo porterà di nuovo nel continente tanto amato. L’Africa, di cui sente sempre una forte nostalgia.
Gli etiopi abissini avevano cominciato a sconfinare per compiere le loro razzie fuori i loro territori, arrivando anche ad attaccare il Consolato italiano ad Addis Abeba. Le Nazioni Unite però nonostante le violazioni commesse, non appoggiano l’intervento militare italiano, ma le pretese abissine. La situazione geopolitica è in mano agli Stati forti che impongono un freno all’Italia che vuole colonizzare quei territori ed espandersi. Paradossale se si pensa che a porre un limite all’Italia sono le stesse nazioni che già hanno da tempo indiscriminatamente occupato e colonizzato a loro piacere l’Africa.
Marescotti intanto parteciperà alla conquista di Agrate e alla battaglia di Addis Abeba sul suo piccolo carro armato. Nel ’36 tornerà in Italia, ma con lo scoppio di nuove ostilità che porteranno al Secondo Conflitto Carlo si offrirà volontario per il nascente Corpo dei Paracadutisti. Dopo l’addestramento, ormai Tenente Colonnello, nel luglio del ’42 parte di nuovo per la sua amata Africa.
Morirà dopo un attacco inglese il 24 ottobre del 1942. Il suo corpo venne ritrovato il giorno dopo dalle truppe italiane che riconquistarono la posizione. L’ufficiale aveva sul volto un espressione calma, serena, era addirittura sorridente. Moriva lentamente, dissanguato, a due chilometri di distanza da dove morirà ventiquattr’ore dopo Costantino uno dei suoi quattro fratelli.
Circondato da 230 carri armati nemici era uscito dal suo riparo gridando “Viva l’Italia!” e scaricando sul nemico tutte le munizioni che aveva prima di essere colpito al petto da un tracciante. Struggente la lettera che lascerà alla moglie e ai due figli, scritta poco tempo prima e pronta per essere spedita se fosse caduto.
La critica che mi sento di muovere al comunque bel romanzo, è che il racconto della battaglia di El Alamein è piuttosto misero e sbrigativo, poche paginette striminzite di cui si dice poco e niente, per quella che è stata una battaglia eroica, in cui gli stessi inglesi riconobbero il valore e il sacrificio dei Paracadutisti della Folgore. Non c’è purtroppo una descrizione accurata delle vicende che portano alla morte del Ruspoli. Cosa che invece altri libri paradossalmente riportano. Peccato, perché se la parte che interessa l’esplorazione è ben descritta e particolareggiata, ci si aspetterebbe altrettanto negli aspetti che riguardano le azioni di guerra, perché Ruspoli e i suoi uomini ebbero una parte importante nella battaglia. Invece si finisce sempre per soffermarsi su dettagli che finiscono per indispettire il lettore, che si trova invischiato nei bagordi e nei flirt amorosi e nella vita tutto sommato piuttosto facile ed agiata di un principe, che stride con la realtà dell’italiano medio di quell’epoca che invece viveva in tutt’altro modo.
In conclusione se da un punto di vista storico per ciò che concerne la guerra il libro mi è parso lacunoso e superficiale, come romanzo d’avventura è invece molto accattivante ed avvincente.



…….”.Il loro nipote Francesco Maria….”ha sbagliato una data. La corregga, se vuole…
Grazie, corretta.