Introduzione

Prima parte

Parte seconda

Farinata degli Uberti

Mentre da Firenze se ne partivano i Guelfi, a Empoli alla presenza di Re Manfredi, con tutte le città ghibelline e i fuorusciti fiorentini che avevano combattuto a Montaperti, si teneva una Dieta per decidere la sorte di Firenze. La maggior parte dei presenti si trovò d’accordo nel distruggere la città, gettarvi il sale affinché nessun potesse riedificare su quel terreno maledetto. A quel punto si fece avanti, il capo riconosciuto dei fiorentini Manente detto “Farinata” degli Uberti chiedendo al Re Manfredi di parlare in favore della città fiorentina. Parlò con il cuore in mano. Non aveva combattuto e vinto per distruggere la sua Patria e se i presenti avessero avuto mano libera per quanto avevano chiesto, vi si sarebbe asserragliato difendendola fino alla morte. Manfredi colpito da queste parole e dall’amore di Farinata per la sua città, decise di soprassedere e Firenze fu salva. La domenica dopo l’uscita dei Guelfi dall città, il 16 settembre, i Ghibellini vincitori di Montaperti al comando del Conte Giordano d’Anglano cugino del Re Manfredi e le masnade tedesche entrarono in città. Il primo atto dei nuovi padroni, fu di far giurare a tutti i fiorentini rimasti fedeltà al Re. Dopo, nominarono Podestà Guido Novello dei Conti Guidi in carica fino al gennaio del 1261.

In seguito Guido Novello fece aprire nelle mura una porta chiamata ghibellina. In pratica si garantiva una via di fuga verso il Casentino dove possedeva terre e castelli. Rispettando i patti con i senesi, lasciò loro mano libera per disfare i castelli Guelfi posti sui loro confini. Giordano d’Anglano venne nominato Vicario Generale del Re e comandante delle truppe tedesche, con le quali in varie battaglie sconfisse ripetutamente i Guelfi. Per questi servigi alla parte ghibellina, venne ricompensato da Manfredi con la terra di Puglia. Con la sua amministrazione la fece diventare una grande signoria. Il dispotico governo dei Ghibellini ebbe fine nel 1266, quando nella battaglia di Benevento l’esercito del Re Manfredi e i suoi alleati furono sconfitti dai guelfi comandati da Carlo d’Angiò fratello del Re di Francia campione del Papa e dai suoi alleati. I Guelfi fiorentini, parteciparono alla vittoriosa battaglia con la cavalleria della Parte guelfa, rientrarono in Firenze per non uscirvi più. Con la morte del Re di Sicilia finiva il sogno degli Svevi di riportare l’Italia sotto il controllo Ghibellino.

Alberto Chiarugi

Vittoria a Montaperti dei Ghibellini – I Guelfi vanno in esilio: 2° parte
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Un pensiero su “Vittoria a Montaperti dei Ghibellini – I Guelfi vanno in esilio: 2° parte

  • 15 Giugno 2025 alle 17:24
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    Mi dispiace a volte far il bastian contrario
    Io ho sempre pensato che la storia di Farinata Uberti che salva Firenze dalla distruzione sia una sorta di bufala miedievale.
    Nessun appunto al dr Chiarugi che racconta la storia come tradizione comanda, ma una nota per il lettore e una pulce nell’orecchio agli storici moderni
    Sul perche’ circolasse ai tempi di Villani e dell’Alighieri bisognerebbe investigare
    Non erano davvero piu’ i tempi del Barbarossa e della distruzione di Milano
    Nel 1260 Firenze era una citta’ molto popolosa, circondata da solide mura, con un sistema di alleanze articolato ed attivo .
    Che le citta’ nemiche potessero desiderarne la distruzione e’ sicuro, che la cosa fosse facilmente e rapidamente fattibile molto meno
    E poi che pro ne avrebbero avuto i ghibellini fiorentini ?
    Era molto piu’logico fare quello che fecero sensatamente : prendere il potere ed il controllo della loro citta’
    Cosa che avvenne per poco tempo e sempre con molte difficolta’.

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