Quando si doveva procedere a lastricare una strada, nei tempi antichi, le pietre venivano tagliate a mano dagli scalpellini. Le pietre non venivano mai tagliate in modo da avere angoli retti, formavano sempre dei poligoni irregolari, ad angolo ottuso, di modo che, quando venivano assemblate, l’intersezione tra l’una e l’altra non creasse mai un angolo retto. Nel Medioevo questa particolarità condusse a credere che le strade romane non fossero opera dell’uomo, bensì del demonio che, in ogni cosa che faceva, evitava di tracciare il segno della croce; e queste strade appunto, non presentavano mai un segno a croce.

Questa tecnica di costruzione, romana, veniva definita “ad opus incertum”, ovvero “opera incerta” ed il motivo per cui veniva utilizzata niente aveva a che vedere con il diavolo.

Sulle strade, fin dai tempi dei romani, transitavano carri trainati dai vari animali, cavalli, buoi, asini e muli; questi carri erano il CISIUM, a due ruote, il CARPENTUM, a quattro ruote, il PLAUSTRUM a due ruote piene, ed il CIRRUS a quattro ruote piene. Nel caso in cui le connettiture tra le pietre fossero state ad angolo retto, le ruote dei vari carri si sarebbero sicuramente incastrate tra pietra e pietra; per far sì che il veicolo corresse senza intoppi lungo la strada, le ruote dovevano “tagliare” le connettiture di sbieco. L’unico modo per far sì che ciò accadesse, era utilizzare l’opus incertum, cioè il taglio irregolare delle pietre.

L’opus incertum, grazie alle capacità degli scalpellini, consentiva il riutilizzo continuo dei materiali che, anche in caso di rottura, potevano essere ricollocati con estrema facilità.

A Firenze questa tecnica venne largamente usata, con le principali pietre fiorentine, che sono tre: la bigia, la serena e la pietraforte; quest’ultima era la più utilizzata per i selciati, in quanto più resistente delle altre due, inadatte a questo uso. Grande utilizzo ebbe anche nella costruzione dei grandi palazzi fiorentini, in primis Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti.

La pietra forte veniva estratta dalla cava di Boboli, che si trovava proprio dove oggi si vede l’anfiteatro, che altro non è che un’invenzione per riadattare la cava, rendendola un luogo piacevole a vedersi e di intrattenimento per gli ospiti che arrivavano a palazzo.

Gabriella Bazzani
Ad opus incertum
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4 pensieri su “Ad opus incertum

  • 16 Ottobre 2021 alle 15:11
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    Io invece sapevo che l’opus incertum si riferisse a un mix di pietre e mattoni, come tuttora riscontrabile in amtiche mura o dipinti

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  • 11 Ottobre 2021 alle 19:07
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    Sicuramente, le strade furono costruiti con taglio delle Pietra in cubetti e allestiti da Opera d’arte I romani miglioravano ciò era prima dai Truschi , le stradine Flgilene traversa Tosco-Emiliano per arrivare a S.Pietro , grazie a lei Cioni FIRENZE

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    • 11 Ottobre 2021 alle 19:11
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      Belle cose che tecnologie assai non conosciuto o da pocchi di noi ha patuto arrichire la mente e la vita veramente , grazie

      Rispondi

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