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Amici Miei

Fra i film girati a Firenze non poteva mancare Amici Miei, (scritto con due maiuscole), un caposaldo dei film divertenti ma soprattutto un condensato di satira fiorentina mescolata a malcelata malinconia.

Amici Miei è un film del 1975 diretto da Mario Monicelli, gli attori principali sono Ugo Tognazzi che interpreta il Conte Mascetti, Philippe Noiret nella parte del giornalista della Nazione il Perozzi , Gastone Moschin calato nelle vesti dell’architetto Melandri, Adolfo Celi prorompente medico chirurgo Prof. Dott. Sassaroli, Duilio Del Prete nel ruolo del guascone Necchi.

Gli attori di contorno, anche se è davvero riduttivo definirli cosi, sono Bernard Blier che interpreta il pensionato delle poste Righi , Silvia Dionisio nell’indimenticabile Titti, Milena Vukotic nella parte della moglie del Mascetti (Alice, secca e rifinita come il suo nome), Olga Karlatos nella parte di Donatella, moglie del Sassaroli e poi “ceduta in blocco al Melandri”, Franca Tamantini moglie del Necchi, Angela Goodwin disperata e acida moglie del Perozzi, Edda Ferronao che interpreta anche lei la moglie del Sassaroli, Maurizio Scattorin intransigente figliolo del Perozzi, Marisa Traversi una delle amanti del Perozzi, Mario Scarpetta il vigile col dito che stuzzica.

Capisco che la presentazione di protagonisti e coprotagonisti è lunga, ma sinceramente alcune figure, anche se secondarie, sono talmente centrate nel loro ruolo da non poterle non citare. Un Righi biascicante e con “l’occhio cattivo” è una figura che di secondario non ha nulla, anzi, “secondo me gli è zucchero” e  come non evidenziare il volto di pietra della moglie del Perozzi alla sua morte.

La trama del film è presto detta, un gruppo di amici scanzonati si ritrovano in scherzi e zingarate in giro per Firenze e la Toscana. Detto cosi sembrerebbe banale, ma Monicelli è stato un artista ad interpretare il pensiero di Pietro Germi. Germi era il vero artefice della realizzazione del film, morto in corso di sceneggiatura ha raccolto il suo lavoro Monicelli.

Appare inutile descrivere i singoli episodi che si snodano nel film, occorre vedere il film e affrontarlo calandosi nell’animo fiorentino; questo vi permetterà di comprendere ciò che alberga dentro il fiorentino, la sua irriverenza, il menefreghismo, l’arte di non prendere niente sul serio e allo stesso tempo il legame profondo con la bellezza della vita e della profondità dell’amicizia.

Giuro che ho difficoltà a esternare il sentimento che mi lega a questo film, vi cito due aneddoti, personali, estratti dalla mia memoria.

Il primo riguarda un giovane Jak che passava, ogni anno, una 15ina al mare con i nonni, presso Fiumetto. Ogni anno, puntualmente, in cartellone veniva ri-messo Amici Miei ed ogni hanno, puntualmente, mio nonno, da solo, andava a vederlo. Un anno incuriosito dalla tradizione gli chiesi se potevo accompagnarlo. Mio nonno mi guardò, (poi ho capito quello sguardo) e fece cenno di si, quella sera si è aperto un mondo.

Il secondo riguarda l’uscita del secondo atto di Amici Miei. Tutta la famiglia era in sala a vedere il film e subito all’inizio, al cimitero, ci fu la frase “Guarda che bel vedovo”. Mio padre cominciò a ridere, un riso sguaiato che non gli apparteneva, aveva le lacrime agli occhi immaginando che cosa sarebbe accaduto.

Questi due ricordi mi legano a questi film oltre il film stesso e se mi dovessero costringere a vedere per sempre un film e il suo secondo atto sceglierei questi.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni

 

Amici Miei: l’anima fiorentina.
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Un pensiero su “Amici Miei: l’anima fiorentina.

  • 8 Novembre 2018 alle 10:36
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    Amici Miei, troppo bello almeno per noi fiorenntini , ma vorrei dire anche Toscani

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