I grandi store cambiano, nuove marche, nuove avventure, nuovi proprietari, ma i palazzi restano gli stessi, spesso vengono deturpati per inseguire la modernità, quando invece inseguire la leggenda o la memoria è spesso più proficuo.

Oggi all’angolo fra via dei Calzaiuoli e via del Corso c’è la Coin, presente dal 1988, un tempo era c’era l’albergo delle Bertucce che fu demolito per costruire l’attuale edificio nell’anno 1834 su disegno dell’architetto Telemaco Buonaiuti. Anche con lo sforzo più profondo nessuno, evidentemente, potrebbe ricordare il Bazar Bonajuti fondato nel 1834 eppure fu un evento non da poco e il palazzo con il suo Bazar era bellissimo per l’epoca.

L’ingresso principale corrispondeva in via dei Calzaiuoli, era adornato da due colonne d’ordine ionico che presso gli stipiti sostengono due grifi. l’ingresso  era munito di un cancello d’ottone da cui si accedeva ad un gran piazzale pieno di cristalli. Erano presenti due ordini di botteghe destinate alla vendita di oggetti diversi. Dal piazzale si aprivano due scale caratterizzate da una forma a ferro di cavallo e si adornavano con due sfingi. Le scale davano accesso ad una terrazza che si estendeva per tutto il perimetro del piazzale e presentava sui tre lati altre botteghe.

Pensate, Giuseppe Conti nella sua Firenze vecchia, lo definisce “magnifico” e aggiunge “le botteghe di vari articoli che vi furon riunite, ed il caffè dove nei primi tempi specialmente accorreva una clientela sceltissima, ne fecero il ritrovo preferito ed elegante di allora”.  Insomma il Bazar divenne cosi rinomato che creò addirittura un problema di ordine pubblico, infatti nel giugno 1847 il gonfaloniere segnalò il “gravissimo inconveniente delle carrozze a due file che sostano davanti al Bazar”

Da ricordare che il bazar aveva tre ingressi, uno già descritto, il principale, un altro secondario in via dei Tavolini ed un terzo in via del Corso. Nella realtà ne esisteva un’altro, forse di servizio, nel chiasso delle Bertucce, dove abitava la famiglia Bonaiuti (oggi si chiama vicolo del Bazar ed chiuso da un cancello).

Non è possibile nemmeno ricordare quando il magazzino passò di mano nel 1888 e fu acquisito dai fratelli Papalini che lo trasformarono nel Grande Emporio Duilio. Una curiosità, la ragione del nome Duilio deriva dal ricordo di una nave ed infatti l’arredamento interno era in stile marinaresco e gli inservienti avevano come divisa una divisa da marinaio.

In realtà questo nome, Duilio, in qualcuno comincia a far breccia nella memoria, ma la verità è che ricordate solo il passo successivo, quando nel 1902 Giuseppe Siebzehner acquistò i magazzini e rimodernati nel 1907 diventarono Emporio Duilio 48 per poi divenire negli anni il Grande Magazzino Duilio 48. La differenza fra le due forme? La prima si era serviti, nella seconda divenne self-service. Come Duilio anche il 48 ha una ragione ed era il fatto che Giuseppe Siebzehner era un vero innovatore e 48 era il prezzo di ogni articolo presente nell’emporio, 48 centesimi. Vi ricorda qualcosa? Oggi è frequente il negozietto tutto a 99 centesimi.

Duilio 48 a Viareggio

Questo famosissimo emporio fiorentino divenne cosi famoso proprio perchè fu il precursore, forse in Italia, della grande distribuzione odierna. Giuseppe Siebzehner non solo aveva ogni genere di merce nel suo Grande Magazzino,  ma realizzò il primo negozio in Italia dove si poteva entrare senza obbligo di acquisto. Non solo, aveva avuto la furbizia di mantenere la tradizionale insegna Duilio mentre si affacciava ai nuovi sistemi commerciali; fu forse il primo ad avere contratti esclusivi in Italia, non solo, affermato il marchio aprì nuovi Grandi Magazini Duilio 48 in rinomate località quali Montecatini e Viareggio. Fu precursore fra il 1918 e il 1940 creando, forse il primo, catalogo per corrispondenza.

Ovvio poi che alle fine della seconda guerra mondiale tutto si incrinò, i Siebzehner, originariamente famiglia Polacca, erano ebrei e furono nel 1944 prelevati dalle SS presso una casa di cura dove si nascondevano. Morirono deportati in Germania. L’azienda passò in termini ereditari alla famiglia Bemporad e rimase in attività sino al 1986 anno in cui fallì e fu liquidata dal tribunale.

Ecco come molti di noi fiorentini ricordano il Grande Magazzino Duilio 48, con il ricordo di fanciullo (oddio fanciullo, quando chiuse io ne avevo 18) nel paese dei balocchi, dove si poteva vedere di tutto e tutto era a portata di sguardo. 

Questa è una pubblicità che nel 1981 passava al Teleregione Toscana: Spot Duilio 48 grandi magazzini.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni
Grandi Magazzini Duilio 48, per gente di buona memoria.

2 pensieri su “Grandi Magazzini Duilio 48, per gente di buona memoria.

  • 6 Settembre 2019 alle 14:26
    Permalink

    Assurdo, il mio nome è Duilio ed ho un locale che si chiama 48, ma di questa storia non ne sapevo nulla, essendo di Messina!

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