Logo Bargello
Il nuovo logo dei Musei del Bargello

Marzo 2018: in una fredda mattinata viene presentata, nella sala del Verrocchio del palazzo del Bargello, la nuova immagina grafica elaborata per i “musei del Bargello”, uno dei raggruppamenti di musei nati dopo lo scioglimento del “Polo museale fiorentino” voluto dal ministro Franceschini. Lo studio Haunag Design ha creato una nuova “identità visiva” unitaria per i 5 musei che ne fanno parte (Bargello, Davanzati, Orsanmichele, Cappelle Medicee, Palazzo Martelli.

3 Ottobre 1950: tra i pochi turisti che stanno visitando la basilica di S. Croce c’è un distinto signore, elegantemente vestito, che esamina attentamente le lastre tombali sul pavimento della chiesa: le osserva, le studia, prende appunti e fa schizzi. In mancanza di altro traccia i suoi disegni con mano sicura su una banconota da mille lire. Una tomba in particolare attrae la sua attenzione, quella di Berto di Lionardo Berti, chiusa da una sobria lastra tombale e datata 1430.

Schizzi di Hermann Zapf
Gli schizzi fatti da Hermann Zapf in S. Croce nel 1950 utilizzando una banconota da mille lire

Questi due eventi, assai distanti nel tempo ed apparentemente scollegati, a parte il fatto di essersi svolti entrambi a Firenze, sono in realtà legati da un interessante processo di continuità che va al medio evo ai giorni nostri

La tomba di Berto di Leonardo Berti (da Wikimedia Commons)

Il distinto signore di nazionalità tedesca che passeggiava tre le lapidi di S. Croce era Hermann Zapf, calligrafo e disegnatore di caratteri, un’autorità nel suo settore: oggetto di vera e propria venerazione, ha creato circa 200 tipi di caratteri in numerosi alfabeti. Uno di questi caratteri, l’Optima, è appunto non a caso quello scelto per l’identità visiva dei musei del Bargello: oltre ad essere tutt’ora considerato uno dei set di caratteri più eleganti di sempre, è proprio quello che Zapf sviluppò a partire dagli schizzi fatti osservando le tombe in S. Croce. Ecco quindi svelato il legame esistente tra i due eventi citati!

Hermann Zapf era, come molti tedeschi, innamorato dell’italia e della sua arte e voleva creare un carattere che fosse adatto ai nuovi sistemi di stampa ma al contempo mantenesse l’eleganza di tratti e proporzioni dei caratteri classici delle iscrizioni romane. Realizzò quindi un carattere “Romano” ma senza “grazie” (le piccole appendici alle estremità di ogni lettera), sostituite da un lieve ispessimento del tratto alle estremità dei caratteri. Il risultato fu quello che con un ossimoro potremmo definire “roman sans serif”: l’Optima, uno dei caratteri più imitati in assoluto.

Hermann Zapf
Il calligrafo tedesco Hermann Zapf al lavoro

Zapf era nato a Norimberga nel 1918, tra la fine della prima guerra mondiale, la “Rivoluzione di novembre” e la grande epidemia di “influenza spagnola”. Dimostrò fin da subito interesse per le materie scientifiche e finite le scuole avrebbe voluto diventare ingegnere elettrotecnico, senonché la sua famiglia ebbe problemi col regime nazista affermatosi in Germania (il padre fu brevemente internato a Dachau). Un insegnante, colpito dal suo talento nel disegno, gli suggerì di dedicarsi alla litografia. Sostenne molti colloqui di lavoro durante i quali gli intervistatori erano entusiasti del suo lavoro grafico ma, quando gli rivolgevano domande sulle sue opinioni politiche, le risposte di Zapf portavano invariabilmente ad un rifiuto. Infine fu assunto, ma come “ritoccatore”, dalla compagnia che curava gli elenchi telefonici, l’unica che durante i colloqui non gli pose alcuna domanda riguardo ai suoi orientamenti politici. Il suo interesse per il “type design” nacque visitando a Norimberga una mostra in onore del calligrafo tedesco Rudolf Koch: in quella occasione acquistò due volumi che usò per imparare, da autodidatta, l’arte della calligrafia.

Optima
Il carattere “Optima” creato da Hermann Zapf negli anni ’50 dopo aver studiato le lapidi di S. Croce

Si narra che Hermann Zapf potesse tracciare una linea senza errori con la stessa facilità con il gesso su una lavagna o con una penna a sfera su un quaderno e per queste sue doti nel 1960 fu scelto per scrivere il Preambolo della Carta delle Nazioni Unite, tenutosi presso la Pierpont Morgan Library di New York. Ma Zapf è soprattutto noto per aver creato una serie di caratteri unanimemente riconosciuti tra i più belli di sempre e tuttora presenti nei computer che utilizziamo giornalmente per lavoro o per diletto: Palatino Linotype, Aldus, Optima, Zapfino, Zapf Book, Zapf Dingbats, Zapf Chancery, per citare solo alcuni tra i più famosi. Si potrebbe pensare che l’avvento delle moderne tecnologie di stampa (telescriventi, computer, stampanti laser etc.) relegasse ad un ruolo di secondo piano l’attività di Zapf ma paradossalmente molta della sua fama è dovuta proprio ai “font” che ha disegnato per i moderni sistemi di stampa. A dimostrazione di ciò, la prima stampante laser lanciata sul mercato dalla Apple nel 1985, conteneva dieci tipi di caratteri di cui ben tre disegnati da Zapf, due dei quali portavano il suo nome – Zapf Chancery e Zapf Dingbats.
In conclusione potremmo affermare, anche a costo di sembrare un po’ retorici e campanilisti, che possiamo trovare un po’ della bellezza e dell’arte di Firenze anche nei nostri freddi computer, su cui trascorriamo buona parte delle nostre giornate svolgendo compiti non sempre graditi.

Enrico Bartocci
Enrico Bartocci
I font fiorentini.

Un pensiero su “I font fiorentini.

  • 13 Gennaio 2019 alle 8:40
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    Ottimo articolo a cui suggerirei, allo scrittore, un’altro inventore di fonts come il Bondoni, uomo a che visse la rivoluzione francese e che ebbe una vita movimentata e dissoluta ma fine descrittore delle cronache dell’epoca insieme al padre del giornalismo moderno: Restif de la Bretonne

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