Pier Capponi davanti a Carlo VIII di Bernardino Poccetti

Pier Capponi, Gonfaloniere di giustizia di Firenze, con la delegazione fiorentina. in fronte al conquistatore Re di Francia, Carlo VIII. Due uomini che fronteggiandosi stanno parlando delle sorti di Firenze. Carlo VIII arrogante, pieno di se grazie alle suo imponente esercito e Pier Capponi in difficoltà date le vicissitudini accadute fino a quel momento in Toscana.

Carlo VIII scendeva in Italia nel 1494 valicando le Alpi non per le terre toscane o la Repubblica Fiorentina ma per raggiungere il Regno di Napoli dove imperavano gli Aragonesi, voleva conquistarlo e necessitava di un passaggio sicuro in terra Toscana.

Piero de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, ricevuti gli ambasciatori francesi decise di rendere difficile il passaggio, cioè si schierò con gli Aragonesi raccomandando a destra e a manca di resistere ai francesi.

Carlo VIII era però troppo potente, dato le sue fila, e dopo aver espugnato (non facilmente a dire il vero) Fivizzano mosse contro Sarzana e Sarzanello. Vilmente e impaurito Piero de’ Medici cedette all’esercito Francese provocando all’interno della Repubblica forti disagi che si espressero con violente reazioni dei fiorentini. Pietro aveva agito senza consultarsi con il consiglio fiorentino.

Non solo i fiorentini cacciarono Pietro e richiamarono dall’esilio famiglie come i Pazzi ma si organizzarono richiamando persone dalle campagne e armandosi come potevano per fronteggiare il sicuro arrivo di Carlo VIII.

Ed infatti Carlo VIII con tutto il suo esercito si presentò alle porte della città, tronfio di orgoglio attraversò porta San Frediano e perse dimora presso Palazzo Medici dove riceveva la Signoria Fiorentina per discutere una resa. La sua arroganza era tale da avere richieste impossibili pretendendo una resa incondizionata tanto da voler essere nominato Signore di Firenze. Non solo, doveva essere onorato anche con una somma di denaro talmente sproporzionata da sembrare studiata appositamente per cercare lo scontro che in realtà non era certo voluto. Le ambizioni di Carlo VIII erano il Regno di Napoli e perdere forze inutilmente a Firenze non era il suo scopo, inoltre era ben conscio che i fiorentini dietro le finestre chiuse brandivano i loro forconi.

Martinella sulla Torre di Arnolfo in Palazzo Vecchio.

Carlo VIII volendo concludere la trattativa da una posizione di potere dichiarò di essere pronto a far squillare le sue trombe. In pratica lo squillo delle trombe era l’ordine per l’esercito di entrare a Firenze e saccheggiarla. Pier Capponi messo in un angolo invece di cedere ebbe uno scatto d’orgoglio e alzandosi in piedi con tono minaccioso rispose:” Voi date fiato alle vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane!“.  Il suono delle campane era, ovviamente, un avvertimento per i fiorentini di un’imminente calamità, e in questo caso un ordine di fronteggiare le truppe di Carlo VIII.

Tale fu la veemenza di Pier Capponi che Carlo VIII rimase spiazzato e scese di pretese rendendo la trattativa accettabile.

Questo non è l’unico episodio in cui i fiorentinacci si mostrano spavaldi, da leggere: “Materassi e calcio in costume: l’assedio del 1529.

Ed ecco svelato come nacque il detto  “Voi date fiato alle vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane!” che ancora oggi è usato quando si vuol significare che una posizione di potere non può essere tollerata ad oltranza e che prima o poi si deve porsi di traverso. Mi domando se questa lezione gli italiani la ricordano oppure l’hanno dimenticata.

Jacopo Cioni
Pier Capponi pronto a suonar le nostre campane.
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