Le mura di Firenze nella Pianta della Catena del XV secolo
Porte e postierle di Firenze (prima parte)
Nel 1284 venne deciso l’ampliamento della cinta muraria della città di Firenze, la terza, un’opera imponente che si protrasse per molti anni fino al parziale compimento nel 1333, un anno fatidico per la città ricordato per la tremenda esondazione del fiume Arno, e continuata negli anni successivi fino al 1388 e oltre come scriveva il Repetti nel “Compendio della storia di Firenze, articolo estratto dal Dizionario geografico storico della Toscana”.
Firenze Porta del Vescovo, dal libro del Biadaiolo
(Domenico Lenzi) XIV secolo

Firenze in epoca romana aveva quattro porte: San Piero, del Vescovo, San Pancrazio e Santa Maria due lungo ciascun asse tracciato dal cardo e dal decumano e pertanto una a nord e la corrispettiva a sud, l’altra a est e la corrispettiva a ovest. Benedetto Varchi nella “Storia fiorentina” così ce le descrive:

“Ebbe quattro porte maestre, onde fu divisa in quattro quartieri, le quali porte erano in guisa situate che facevano come una croce. La prima dalla parte di levante si chiamava Porta San Piero; la seconda volgendo a man dritta alla plaga di settentrione, perché era vicina al tempio di San Giovanni, e non lungi dal vescovado, si nominava la porta del Duomo, o veramente del vescovo; la terza la qual era dell’occidente riscontro alla prima, fu nominata, dalla chiesa che era poco fuori di lei, la Porta di San Brancazio; la ultima, la qual era di rimpetto alla seconda, ebbe nome Porta Santa Maria, dove oggi si dice Por Santa Maria”

Il Repetti descrive questo primo cerchio antico il cui circuito scriveva era quasi rettangolare ed era situato interamente lungo il lato destro del fiume Arno dove confluiva con il Mugnone che nel tempo fu deviato tre volte rispetto al suo corso naturale, che attraversava la città all’altezza di via Larga ( oggi Cavour), voltandolo verso San Lorenzo.

Non tutti gli studiosi concordano sul numero totale delle cerchie murarie di Firenze dopo quella romana. Alcuni indicano, fino a quella arnolfiana trecentesca, altre cinque cerchie murarie. Giovanni Villani racconta nella “Nuova Cronica” di una cerchia iniziata nel 1078 e che il Repetti considera il secondo cerchio:

Come la città di Firenze crebbe lo cerchio, prima di fossi e steccati, poi di mura.

“negli anni di Cristo MLXXVIII […] cominciarono i Fiorentini le nuove mura, cominciando dalla parte del levante alla porta di San Piero Maggiore, la quale fu alquanto dietro alla detta chiesa, mettendo il borgo di San Piero Maggiore e la chiesa detta dentro alle nuove mura. E poi ristrignendosi dalla parte di tramontana, poco di lungi al detto borgo fece gomito ad una postierla […] poi seguendo insino alla porta di borgo San Lorenzo, mettendo la detta chiesa dentro alle mura; e poi appresso ebbe due postierle, […]; conseguendo poi insino alla porta di San Paolo, e appresso seguendo insino alla porta alla Carraia, a la quale fece fine il muro in su l’Arno, ove poi si cominciò e fece uno ponte che·si chiama il ponte alla Carraia per lo nome di quella porta; e poi seguendo le mura non però troppe alte in su la riva d’Arno, mettendo dentro ciò ch’era di fuori alle mura vecchie, ciò era il borgo di San Brancazio, e quello di Parione, e quello di Santo Appostolo, e quello di porte Sante Marie insino al ponte Vecchio; e poi appresso in su la riva d’Arno insino al castello Altafronte”.(ndr: Castello Altafronte oggi sede del Museo Galilei, al tempo il Castello era inserito nella cinta muraria della città).

Il Catello d’Altafronte nella Pianta della Catena, oggi
Palazzo Castellani in Piazza dei Giudici

Oltrarno si avea tre borghi, i quali tutti e tre cominciavano al ponte Vecchio di là da Arno: l’uno si chiamava e chiama ancora borgo Pidiglioso, perch’era abitato di vile gente, e era in capo del detto borgo una porta che·si chiamava la porta a Roma, ove sono oggi le case de’ Bardi presso a Santa Lucia de’ Magnoli e passato il ponte Vecchio, e per quella via s’andava a Roma per lo cammino da Fegghine e d’Arezzo; altre mura non avea al detto borgo se non il dosso delle case di costa al poggio. L’altro borgo era quello di Santa Felicita, detto il borgo di Piazza, che avea una porta ove è oggi la piazza di San Filice, onde va il cammino a Siena; e un altro borgo che·si chiamava di San·Iacopo, che avea una porta ove sono oggi le case de’ Frescobaldi, che andava il cammino a Pisa. A’ detti tre borghi del sesto d’Oltrarno non avea altre mura se non le porte dette e’ dossi delle case di dietro che chiudeano le borgora con giardini e ortora di dietro. Ma da poi che·lo imperadore Arrigo terzo venne ad oste a·Firenze, i Fiorentini feciono murare Oltrarno, cominciando a la detta porta a Roma montando adietro al borgo a la costa di sotto a San Giorgio, e poi riuscieno dietro a Santa Felicita, rinchiudendo il borgo di Piazza e quello di San·Iacopo, e quasi come andavano i detti borghi; ma poi si feciono le mura d’Oltrarno al poggio più alte, come sono ora”.

Dal 1173 al 1175 in soli due anni venne realizzata quella che viene annoverata come la quarta cerchia dalle origini e la seconda comunale. Il Mugnone fu deviato e il perimetro delle mura venne circondato da fossati alimentati prevalentemente dalle acque del torrente e nuovi fossati difensivi lungo l’attuale via dei Fossi che ne prese il nome.

Se la struttura muraria di Firenze medievale ricalcava prevalentemente quella romana, fu in età comunale che la nuova cerchia incluse al suo interno i borghi che si erano sviluppati attorno alle porte che, essendo punti strategici di incontro e di scambi, avevano visto il fiorire di case e botteghe, come San Lorenzo e Santa Croce. Nel 1173 iniziò la costruzione della seconda cerchia comunale che ebbe un perimetro doppio rispetto alla precedente, sei porte e quattro postierle, ovvero piccole porte che venivano aperte a distanza dalle porte principali ma dall’uso strategico in caso di attacco e per raggiungere il camminamento di ronda, sebbene il Repetti avverta nel suo “Compendio” che non è dato sapere con certezza né il perimetro né le porte e le porticciole mancando una documentazione precisa.

Lo stesso Repetti continua riferendo le notizie di quella che annovera come la terza ed ultima cerchia comunale e intitola il suo capitolo:

“Porte del terzo cerchio della città tuttora esistente”.

“Questo terzo cerchio ebbe 16 tra porte e postierle; dieci alla destra e sei alla sinistra dell’Arno. Otto di esse furono murate e disfatte al principio del governo Mediceo, cioè la porta della Giustizia, la porta Guelfa, la postierla de’ Servi, la porta Faenza e la porta Polverrosa tutte alla destra dell’Arno. Alla sinistra dello stesso fiume furono chiuse le postierle di Camaldoli, fra San Pier Gattolini e San Frediano e più tardi la parte di S.Giorgio sulle Coste e quella di San Miniato. Quest’ultima riaperta nel 1834. Cosicché attualmente esistono otto porte e una postierla” (da Repetti in “Compendio della storia di Firenze” 1849).

Firenze, la Porta torre San Niccolò nel dipinto di Fabio Borbottoni

E concludiamo con alcune date relative alle fortificazioni successive legate a nomi illustri. Nel 1529 Michelangelo, nominato governatore e procuratore generale delle fortificazioni, fece rinforzare con bastioni tutti i punti più esposti del circuito murario: bastioni furono costruiti presso Porta San Giorgio e ridimensionò il bastione voluto dal San Gallo a san Miniato e quindi terrapieni e fossati. Nel 1590 fu iniziata un’altra opera di fortificazione quello che oggi chiamiamo il Forte Belvedere, la fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere, affidata da Ferdinando Medici all’architetto Buontalenti.

Firenze, Porta San Miniato, in un dipinto di Fabio Borbottoni

Fu il Progetto Poggi a fine Ottocento a decretare l’abbattimento delle mura e a dare vita a quelli che furono allora i viali di circonvallazione, quelli che oggi attraversano invece la città e che conservano nelle Porte i segni del lontano passato.

Come sarebbe stata Firenze oggi se avesse conservato intatta la sua cerchia?

Salvina Pizzuoli
tuttatoscana.net

Firenze: porte e postierle (seconda parte)

Porte e postierle di Firenze (seconda parte)

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