Firenze durante il governo delle Arti, ebbe un periodo di prosperità economica. Essendo in pace con tutti, i mercanti, i nobili e il popolo grasso, facevano a gara ad arricchire le proprie dimore di statue, affreschi, quadri ecc. chiamavano i migliori artisti sulla piazza, li ingaggiavano per dar loro modo di dimostrare la loro bravura e per avere qualcosa che dimostrasse la loro ricchezza.

In questo periodo due fra i più grandi artisti del Rinascimento si sfidarono in una gara per dimostrare chi di loro era il più bravo.

Donatello o meglio Donato di Niccolò di Betto Bardi, nato a Firenze nel 1386 e morto nella nostra città il 13.12.1466, famoso per aver lavorato per l’Opera del Duomo facendo la bellissima porta detta della Mandorla, oggi presso il Museo dell’Opera, e la statua marmorea del David, conservata presso il Museo del Bargello e statue per i Patroni delle Arti conservate in Orsanmichele.

Filippo Brunelleschi o meglio Filippo di ser Brunellesco Lapi, nacque in Firenze nel 1377 e morto sempre in Firenze il 14.04.1446. Poliedrico artista, orafo, scultore e architetto, ebbe l’incarico di lavorare con altri all’esecuzione dell’altare della chiesa di San Jacopo a Pistoia, conservato nella chiesa di San Zeno della stessa città. Deve la fama immortale con la costruzione della cupola della chiesa di Santa Maria del Fiore, di cui fu il responsabile del cantiere e ideatore delle macchine per l’erezione della fabbrica. Scolpì anche alcune statue per i Santi Patroni delle Arti, conservate nelle nicchie esterne della chiesa museo di Orsanmichele.

I due scultori furono amici e rivali malgrado la differenza di età, il Brunelleschi era più anziano di dieci anni. Di loro il Vasari ci racconta di una amichevole sfida. Nel 1406 i frati Minori di Santa Croce ordinarono a Donatello un crocifisso ligneo per la loro chiesa, lo scultore si mise al lavoro e fece un bellissimo Cristo contorto negli spasimi dell’agonia. Volendo sapere cosa ne pensava della sua opera invitò l’amico nella sua bottega dietro al Duomo.

Il Brunelleschi acconsentì, guardò l’opera del rivale e sentenziò: sembra un contadino! L’altro punto nell’orgoglio lo sfidò a fare un crocifisso meglio del suo. Detto fatto Filippo si mise al lavoro, facendo un capolavoro, quando l’ebbe finito, preparò la scena per far colpo sull’amico, poi soddisfatto si mise in giro alla sua ricerca. Quando lo trovò in Mercato Vecchio lo invitò a desinare presso la sua bottega in piazza San Gaetano, pregandolo di portare ova e cacio.

Donatello a mezzogiorno si presentò alla bottega dell’amico, entrato nella stanza dove era stato depositato il crocifisso, rimase stupefatto per la bellezza cadde in ginocchio facendo cadere per terra quello che aveva nel grembiule. Filippo lo aveva seguito si godeva la scena. Donatello estasiato lo apostrofò: io fo’ i contadini, tu i cristi! Questa opera si trova conservata nella chiesa di Santa Maria Novella.

Alberto Chiarugi
Tu fai i cristi e io i contadini.
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