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Firenze Palazzo Altoviti in Borgo degli Albizi. La facciata con alcune erme di uomini illustri

Borgo degli Albizi porta il nome e conserva palazzi appartenuti a questa antica famiglia. Tra i tanti uno è conosciuto come “palazzo dei visacci” così soprannominato dal popolo fiorentino.
La lunga storia del palazzo annovera vari proprietari a partire da Rinaldo degli Albizi fino a Giovanni Altoviti; a Baccio Valori, esponente dell’Accademia del Disegno e bibliotecario della Laurenziana si devono, nel tardo Cinquecento, una serie di ampliamenti e rifacimenti con il probabile apporto di Giovanni Caccini cui si attribuiscono le quindici erme di “uomini scienziati”che ornano la facciata e alle quali si deve il nomignolo.

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Particolare dell’erma di Amerigo Vespucci nella facciata di Palazzo Altoviti o “dei visacci”

L’edificio si caratterizza proprio per le erme o termini all’uso degli antichi greci che erano soliti collocare nei luoghi più ragguardevoli della città, sulle pareti e sulle facciate delle porte cittadine, emblemi e immagini di uomini gloriosi. La scelta dello studioso e proprietario dell’edificio aveva quindi un valore preciso: le figure in marmo a mezzo busto collocate su mensole tetragone simboleggiavano, come la figura geometrica, la stabilità, la perfezione cubica, ma anche la forza d’animo e la costanza. Baccio Valori, uomo erudito, voleva quindi, abbellendo la sua facciata con ben quindici erme di uomini illustri, dare un chiaro messaggio ed un insegnamento a memoria dei posteri. Quegli uomini dimostravano di aver raggiunto la dimensione perfetta e pertanto raffiguravano un mondo concluso e completo in cui nulla era più dato oltre da ricercare o da scoprire come sottolineava la presenza stessa della figura di Amerigo Vespucci, scomparso allora da pochi decenni; il grande navigatore aveva varcato i confini del mondo conosciuto scoprendone uno nuovo, concludendo quindi la ricerca medesima.

In tre ordini sono sistemati i ritratti marmorei a mezzo rilievo di quindici illustri fiorentini: Dante, Petrarca, Boccaccio, Giovanni della Casa e Luigi Alamanni; nell’ordine medio Amerigo Vespucci, Leon Battista Alberti, Francesco Giucciardini, Marcello Adriani, umanista e politico, e Vincenzo Borghini, letterato e amatore delle belle Arti; nell’ordine inferiore Accursio, il giureconsulto, Torrigiano, Marsilio Ficino, Donato Acciaioli e Pier Vettori. Perché il tempo non offuscasse la memoria e la conoscenza di tutti quei fiorentini che suo padre aveva voluto immortalare nelle erme, Filippo Valori, pubblicò nel 1604 un’opera intitolata “Termini di mezzo rilievo e d’intera dottrina fra gli archi di casa Valori”, proprio per spiegare i personaggi ritratti; probabilmente la difficoltà di leggere distintamente i caratteri che accompagnavano ciascuna figura riportandone il nome, lo fece decidere a scrivere un compendio delle notizie riguardanti ciascun fiorentino rappresentato; per i molti infatti alcuni di essi erano davvero poco noti.
Di Vespucci scrisse che “si sarebbe potuto fregiare del titolo di Colombo fiorentino, così padrone della geografia che per le scoperte fatte si chiama America una gran parte del mondo”. Il cosmographus e geometra florentinus per questa sua competenza occupava un posto tra gli archi del primo finestrato del palazzo, un personaggio entrato nel mito sin dalla metà del 1500 e al quale la città dedicherà non pochi ritratti e riconoscimenti.

Un giallo accompagna la realizzazione dei diversi dipinti o mezzi busto o raffigurazioni del grande navigatore e una questione non ancora del tutto chiarita sulla sua vera effigie, come scrive la storica dell’arte Gloria Fossi.
Divenuto famoso fuori d’Italia e dalla stessa Firenze, di Amerigo Vespucci furono realizzate opere raffigurative da artisti che non lo conoscevano. È un personaggio infatti che può vantare diverse e quasi contrastanti immagini di sé.

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Ghirlandaio, Madonna della Misericordia, cappella Vespucci nella chiesa di Ognissanti
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Amerigo Vespucci

Nell’erma di palazzo Valori è rappresentato di profilo, con i capelli radi, il naso aquilino e il mento prominente, somigliante ad uno dei personaggi in un affresco di Domenico Ghirlandaio eseguito per la cappella della famiglia nella chiesa di Ognissanti di Firenze. Nella lunetta sotto le ali protettrici del mantello della Vergine vari i personaggi della famiglia Vespucci, ma le fattezze soprattutto di due sono state poi utilizzate come modello: quello in primo piano e inginocchiato ricorda il profilo e le caratteristiche del Vespucci dell’erma di palazzo Valori; il secondo a sinistra della Vergine, raffigura un personaggio anziano con copricapo la cui foggia rammenta quella che spesso compare sul capo del grande scopritore.

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Uffizi, ritratto di Amerigo Vespucci il cui volto assomiglia a quello dell’erma di palazzo Altoviti e dell’anziano in primo piano dell’affresco del Ghirlandaio nella cappella della famiglia Vespucci

Amerigo Vespucci in una incisione che lo indica come scopritore del Brasile che ripropone il volto del personaggio con il cappello alla sinistra della Madonna della Misericordia nella cappella Vespucci
Amerigo Vespucci in una incisione che lo indica come scopritore del Brasile che ripropone il volto del personaggio con il cappello alla sinistra della Madonna della Misericordia nella cappella Vespucci.

Del Vespucci se non la certezza dei tratti ci resta quella della magnificenza e perfezione raggiunta nella sua arte, tanto da entrare nel novero dei quindici che occupano una delle facciate che, come molti monumenti fiorentini, meritano uno sguardo più attento e all’insù.

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Salvina Pizzuoli
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Amerigo Vespucci tra i “visacci”

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