Che la basilica di Santa Croce a Firenze sia famosa, oltre che per le tante opere d’arte che conserva, anche per le sue tombe monumentali lo sa bene chiunque abbia studiato a scuola il famoso carme “I sepolcri” di Ugo Foscolo. Accanto alle tombe di personaggi illustri quali Michelangelo, Machiavelli, Galileo, Alfieri, la chiesa conserva anche monumenti funebri di personaggi meno noti che sono tuttavia opere di alto pregio artistico.

Purtroppo molte di queste sepolture sono state spostate o distrutte nel XIX° secolo e poi danneggiate dall’alluvione, alterando per sempre l’aspetto della chiesa e degli ambienti conventuali con la conseguente perdita di quella inimitabile aurea di “Pantheon” che contraddistingueva la basilica francescana ben descritta nel bel saggio dedicato da Carlo Sisi a Santa Croce nella collana “alla riscoperta delle chiese di Firenze”.

Uno di queste monumenti funebri si trova, spostato dalla sua collocazione iniziale, nel lato del chiostro addossato alla navata destra della chiesa. Originariamente pensato per essere collocato nella cappella Medici, è dedicato ad una giovane poetessa nativa delle Indie occidentali (così all’epoca si chiamavano le antille francesi): Louise Favreau, meglio nota come “la bella Creola” in virtù delle sue origini antillesi. La ragazza era nata in Guadalupa nel 1833 ed era già una discreta poetessa quando purtroppo si spense all’età di soli 17 anni. Proprio una delle sue poesie, scritta poco prima di morire, avrebbe ispirato alla scultrice francese Félicie de Fauveau questo monumento.

Il monumento alla “bella creola” di Felicié de Favreau

Il sepolcro della bella Creola è formato da un sarcofago “a cesta” con coperchio bombato dal bordo dentellato, poggiato su quattro sostegni svasati ed anteposto ad un trittico marmoreo di chiara foggia neogotica, riccamente decorato con tecnica raffinata . Sul fronte del sarcofago una colomba reca nel becco un cartiglio con l’iscrizione , tratta dalle scritture (Salomone 2:10b) “surge columba mea et  veni” (“alzati o mia colomba e vieni”). Il polittico marmoreo in perfetto stile gotico è scompartito da esili colonnine (quelle al centro binate) a cui si avviluppano dei rampicanti che creano l’effetto di colonne tortili. Negli scomparti laterali ci sono due elaborati turiboli sorretti da due splendidi cherubini piangenti.

Dettaglio
Un dettaglio del monumento funebre a Louise Favreau (Foto © Claudia Wildner)
Dettaglio del Cherubino

Nello scomparto centrale la scultrice ha modellato la bellissima figura della giovane creola che ascende in cielo, coperta da una leggera veste svolazzante e con un crocifisso al collo. Sullo sfondo, con uno ”stiacciato” di Donatelliana memoria, è rappresentata la città di Firenze. Questi dettagli, come quelli dell’abito e dei capelli della donna, denotano l’uso di raffinate tecniche scultoree, oltre ad una conoscenza profonda della scultura gotica e rinascimentale, di cui Félicie era attenta studiosa.

Non inganni il cognome quasi uguale dell’autrice e della defunta, tre le due donne non c’era nessun rapporto di parentela. Félicie de Faveau è una personalità alquanto interessante: Toscana di nascita – era nata a Livorno nel 1801 da nobili francesi – spese la fanciullezza a Firenze finché durante la Restaurazione del 1814 la famiglia, rovinata da cattivi investimenti, ritornò in Francia.

Di carattere ardente e passionale, stravagante (amava spesso vestirsi da uomo o da soldato), femminista “ante litteram” si dedicò alla pittura col sostegno economico della figlia del Re Francesco I, la della duchessa di Berry. Successivamente restò affascinata dalla scultura, alla quale, si dice, iniziò a dedicarsi da autodidatta dopo una discussione avuta a Besançon con un fabbricante di statue religiose, al termine della quale esclamò: “Ebbene, anch’io sono una scultrice”.

Félicie de Fauveau in un ritratto di Ary_Scheffer (foto: Wikimedia commons)

Dopo la morte del padre nel 1826, la famiglia si stabilisce a Parigi, dove la madre tiene un rinomato salotto in rue de La Rochefoucauld. Come molti suoi contemporanei, la giovane Félicie legge Walter Scott, Shakespeare e Dante. Da autodidatta, approfondisce lo studio della storia, dell’araldica e dell’arte medievale, il che assieme alle letture di Shakespeare e Dante contribuirà a formare il suo interesse, comune tra gli artisti dell’epoca, per l’arte e la cultura medievali. Fu la prima artista donna a partecipare all’esposizione di Parigi nel 1827, riscuotendo appena ventiseienne un grande successo con la sua “Cristina di Svezia” ed a lei si ispirarono per alcuni scritti Alexandre Dumas e Stendhal.

La sua grande passione politica le procurò presto guai: fu catturata ed arrestata mentre, travestita da soldato, si aggirava per le campagne della Vandea, prendendo parte all’insurrezione legittimista del 1832 contro il nuovo re di Francia promossa dalla sua mecenate , la Duchessa di Berry. Incarcerata per otto mesi, una volta tornata in libertà nel 1833 si spostò a Bruxelles e l’anno successivo decise di autoesiliarsi a Firenze, la città dove era cresciuta e che le aveva regalato le prime suggestioni artistiche.

Qui fu accolta dallo scultore Lorenzo Bartolini e per circa cinquant’anni, parallelamente alla sua attività di scultrice ed artista, studiò a fondo la statuaria antica e le forme dell’estetica neo-gotica e neo-rinascimentale in voga all’epoca. Il suo atelier di via de’ Serragli, ospitato nei locali dell’ex convento di S. Elisabetta delle Converite soppresso qualche decennio prima (a pochi passi dalla studio di un altro grande protagonista della scultura fiorentina dell’800, il viterbese Pio Fedi) era frequentato da personalità di spicco del panorama artistico e culturale fiorentino: Robert ed Elizabeth Browning, Carolina Bonaparte ed Anatole Demidoff. Una sorta di bottega neomedievale dove si usavano svariate tecniche e materiali: marmo, bronzo, oro, legno, terracotta…

Félicie de Fauveau morì a Firenze il 12 dicembre 1886. Non fu sepolta in S. Croce ma nel piccolo cimitero di San Felice a Ema, alle porte di Firenze.

Tra il 2012 ed il 2013 il monumento alla “bella creola” è stato oggetto di un restauro, patrocinato dal Polo Museale Fiorentino, dal Comune di Firenze e dall’Opera di Santa Croce, finanziato dalla “Advancing Women Artists Foundation”, organizzazione non profit che si occupa di individuare, nel patrimonio artistico fiorentino, opere d’arte realizzate da artiste donne, finanziarne il restauro e promuoverne la conoscenza.

Enrico Bartocci
Enrico Bartocci
Félicie De Fauveau e “la bella creola”.

Un pensiero su “Félicie De Fauveau e “la bella creola”.

  • 20 Aprile 2019 alle 1:32
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    Grazie per questo interessante e notevole articolo. avevo ammirato l’opera ma non avevo nessun altro riferimento.

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