Erano gli ultimi anni dell’ Ottocento, le prime automobili “sfrecciavano” per le strade traballando tra buche e varie perplessità sul loro futuro. C’era infatti chi credeva nel fortunato avvenire della “carrozza a motore” e chi la riteneva una vera e propria “follia” di breve durata. Sta di fatto che il fascino della velocità andava aumentando di pari passo con il numero crescente di persone che volevano acquistare una macchina “a gaz di petrolio”, moderna, originale, che dava prestigio sociale a chi la possedeva e che ormai sembrava soppiantare l’uso della signorile carrozza a cavalli. Dapprima gli aspiranti acquirenti si rivolsero al mercato straniero o particolarmente a quello francese, ma poi sorsero le prime fabbriche nazionali ed anche Firenze in questo non fu da meno.

Siamo alla fine dell’Ottocento quando l’ingegnere Guido Adami , il marchese Carlo Ginori e altri fiorentini nella primavera del 1899 aprirono l’officina La Rondine in via degli Artisti dove si produrranno alcuni prototipi di automobili che furono viste esposte in vie della città.

Nello stesso anno Guido Ravà e Giuseppe Alberti aprivano la Fabbrica Toscana di Automobili (F.T.A.) con lo stabilimento in via Ponte all’Asse al numero 24 e officina nel viale in Curva (attuale viale Belfiore). La prima vettura prodotta su larga scala con il marchio del giglio fiorentino sarà la “Florentia”, leggera, veloce e con un nuovo sistema di raffreddamento a ventilatore, già installato dal gruppo Mercedes, che permetteva di evitare l’eccessivo surriscaldamento del motore. Con questa vettura nazionale il marchese Lorenzo Ginori, abilissimo pilota, riuscì a superare senza alcuna difficoltà, unico tra tanti partecipanti, il percorso in salita che conduceva a Montenero, in provincia di Livorno.

Fu un enorme successo per la F.T.A. e il modello Florentia nel 1901 sarà messa nel mercato al prezzo di 5.000 lire. La vettura sembrava avere un buon futuro e per questo i soci decisero di incorporare la Fabbrica Toscana Automobili, che nel frattempo aveva inglobato la stessa officina La Rondine di via degli Artisti, nella Società anonima Florentia.

Amministratore unico era il duca Leone Ferdinando Strozzi e il consiglio di amministrazione era composto dal presidente Giovanni Angelo Bastogi e dai consiglieri Neri Martini Bernardi, Giuseppe Alberti e Guido Ravà. Nel giro di un anno il capitale dell’azienda quadruplicò a seguito dell’entrata di altri soci che riuscirono a mettere in minoranza gli stessi fondatori.

L’azienda Florentia raggiunse buoni traguardi nelle vendite e i suoi modelli vennero apprezzati per la raffinatezza e l’eleganza nei saloni di Torino, Milano ed anche in quello, allora più prestigioso, di Parigi. Erano vetture facilmente manovrabili, si presentano con una carrozzeria di gran lusso e con “un misterioso e brevettato dispositivo in grado di eliminare i frequenti guasti che si hanno con gli altri sistemi”, e se anche questo si fosse verificato si poteva “sempre ricorrere all’officina del viale in Curva che esegue qualunque tipo di riparazione”.

Riscossero successo ed uno dei clienti più prestigiosi fu la regina Margherita che acquistò il modello Florentia Laudalette da 10 HP, soprannominata Rondinella, che aveva visto sfilare alle Cascine.

La società Florenzia sembrò decollare nel corso degli anni: alla fine del 1904 ottenne a Lione la licenza per costruire a Firenze i motori Rochet & Scheineder, produzione che poi dovette abbandonare nel 1907 a seguito della crisi economica italiana; nel 1905 cominciò a produrre anche imbarcazioni leggere a motore nei cantieri navali di San Bartolomeo a La Spezia. Il 1907 fu l’anno in cui furono prodotte dalla Società ben quattro auto di lusso con motori da quattro e sei cilindri.

La carrozzata Double Phaeton fu l’ ultimo tipo di automobile messa nel mercato e di cui un esemplare è oggi conservato nel Museo dell’automobile di Torino. Quello stesso anno vide l’ ultima partecipazione della Florentia ad una competizione automobilistica. Nonostante i buoni risultati ottenuti e la qualità delle vetture l’azienda vide anni di declino. Si racconta che Neri Martini Bernardi, leggendario pioniere dell’automobilismo fiorentino e tra i consiglieri della Società Florentia, durante una riunione per decidere cosa fare per risollevare le sorti della fabbrica in modo spiritoso, tipico del suo temperamento, propose di chiamarla “Dolores”. Aveva ragione. Non ci fu nulla da fare. A causa di errati investimenti e strategie gestionali fu posta in liquidazione nel 1910.

Marta Questa
Florentia
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2 pensieri su “Florentia

  • 6 Novembre 2023 alle 20:17
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    Grazie, ha scritto davvero un articolo fuori del comune, interessante.

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    • 1 Marzo 2024 alle 8:54
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      La ringrazio per questo suo apprezzamento che mi stimola nella ricerca di nuovi argomenti

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