Forse molti di voi non sanno chi siano i cassettai: in parole povere, sono stati i primi venditori di souvenir in giro per le piazze fiorentine. Agli inizi del secolo scorso, precisamente nel 1909, i cassettai fiorentini hanno cominciato, soprattutto al Duomo, a vendere souvenir e gadgets turistici.

Erano uomini vestiti di tutto punto, distinti ed affabili, che con mestiere sapevano proporre ai turisti la loro mercanzia: cartoline, guide turistiche, bronzetti, leporelli, bigiotteria ad effetto mosaico bizantino.

Un momento… Leporelli…?? O cosa sono…?!?!

Niente di trascendentale, i leporelli erano quei classici libretti che tutti noi abbiamo visto ed avuto per le mani, che si aprivano a fisarmonica rivelando tante foto di Firenze (o di altra città). Il nome è particolarmente curioso, come nasce? Il nome deriva da un personaggio del “Don Giovanni” di Mozart, chiamato appunto Leporello, che portava sempre con sé un catalogo piegato a fisarmonica dove annotava tutte le conquiste amorose di Don Giovanni.

Ma torniamo ai nostri cassettai…

Anche qui, il nome ha un’origine ben precisa, che trae spunto dal supporto in cui veniva conservata la mercanzia. I cassettai, infatti, per potersi muovere agevolmente, esponevano i loro prodotti in un contenitore a forma di cassetta, facile da aprile ed altrettanto da chiudere per spostarsi in un altro punto, che magari in quel momento vedeva un maggior afflusso di turisti e quindi, potenzialmente, una maggior fonte di guadagno. La “cassetta” era composta da più ripiani su cui poter esporre la merce, e veniva tenuta a tracolla dal cassettaio, tramite una cinghia di cuoio, fissata ai due lati del contenitore, che passavano dietro il collo.

Dobbiamo per onestà dire che alcuni, in luogo della cassetta, utilizzavano una vera e propria valigia, che veniva aperta di fronte al turista e che, una volta chiusa, era agevole da trasportare.

I cassettai erano muniti di regolare autorizzazione rilasciata dal Comune, ed inizialmente la licenza era valida per operare solo in Piazza Duomo e Piazza San Giovanni; col tempo, il Comune rilasciò autorizzazioni per lavorare anche in altre piazze del centro storico.

 

Per quanto vi possa sembrar strano, i cassettai non sono una categoria “estinta”: sopravvivono ancora, seppur in numero molto limitato, poco più di una decina, e resistono stoicamente.

Sono da considerare una vera e propria risorsa cittadina, una tradizione da non far sparire, uno spaccato culturale da tenere ben stretto.

Gabriella Bazzani
I cassettai fiorentini
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3 pensieri su “I cassettai fiorentini

  • 6 Febbraio 2024 alle 16:49
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    Bungiorno,
    Sono Francese MA l origine di una parte della mia famiglia é della Garfagnaga e ci chiamiamo CASSETTAI . Mio Nonno nel 1915 é stato naturalisé Francese et ha tolto una T per fare un nome piu Francese…. Siamo esattement di Castiglione in garfagnana e Villa Collemandina. Io senza farlo a posto sono venuta una settimana in italia e sono rimasta 25 anni.
    Questo viaggio per me é stato meraviglioso, oggi sto facendo l albero genealogico dei mie antenati e mipiacerebbe sapere se questo nome a veramente origine di questi primi tour leader della storia ???
    Grazie a voi di rispondermi. Saluti a tutti voi. Chantal Cassetai

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  • 21 Gennaio 2024 alle 0:14
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    Oh bravi!! Ma dove l’avete trovate tutte queste cose? Ne ignoravo completamente l’esistenza, perlomeno a Firenze. Ma codesti cassettai ne ho visti a decine quando ero piccola nei cinema ed anche per la strada che vendevano le sigarette, oppure dolciumi per bambini. Ripensandoci bene, mi ricordo di averli visti a Roma nei pressi del Colosseo ed anche del Foro, però a Firenze proprio non ricordo…
    Comunque da qui in avanti farò caso ai cassettai in centro, al piazzale, ecc. Grazie per l’articolo!

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