Firenze sembra essere meta ambita non soltanto dai turisti provenienti da ogni parte del mondo, ma anche dagli omini verdi… Sembra infatti che oggetti volanti non identificati abbiano sorvolato Firenze con una certa frequenza nel corso dei secoli.

E a riprova del fatto che velivoli alieni abbiano solcato i cieli fiorentini abbiamo parecchie testimonianze. C’è il famoso dipinto quattrocentesco custodito in Palazzo Vecchio, la conosciutissima Madonna dell’Ufo, in cui sullo sfondo di una Madonna con Bambino, è raffigurato quello che sembrerebbe essere un autentico disco volante.

C’è il racconto di Benvenuto Cellini, che nella sua “Vita” ricorda di quando vide fluttuare sulla città gigliata un oggetto misterioso: “… Montati a cavallo, venivamo sollecitamente alla volta di Roma. Arrivati che noi fummo in un certo poco di rialto, era di già fatto notte, guardando in verso Firenze tutti a dua d’accordo movemmo gran voce di maraviglia, dicendo: Oh Dio del cielo, che cosa è quella che si vede sopra Firenze? Questo si era com’un gran trave di fuoco, il quale scintillava e rendeva grandissimo splendore… “. Era una notte d’inverno e correva l’anno 1537.

Ma anche Luca Landucci, nel suo Diario Fiorentino riferisce di un avvistamento: “… E al dì d’agosto 1482, fu veduto da molti qui, sopra Firenze, certe fiamme di fuoco andare per l’aria, inverso levante, circa a un’ora di notte; e fu veduto a Dicomano e altrove…“. 

Sembra che anche Michelangelo abbia vissuto un’esperienza simile; un Agricola riferisce che: “… Michelangiolo, trovandosi in quel tempo a Roma sendo una notte così fuora al sereno, in una certa stanza o vero orto della sua abitazione, et facendo orazione et elevando così gli occhi sua al cielo; ecco che subito vide apparire in cielo uno mirabile segno triangular et grandissimo fuor dell’ordine et similitudine d’ogni cometa consueta. Il qual segno era simile ad una grandissima stella con tre razzi, ovvero code, l’una delle quali si estendeva verso l’oriente, et era d’un certo colore splendido et relucente ad modo d’una virga d’argento politissima, ovvero d’una spada brunita, et nella summità era torta a modo d’un uncino. L’altro razzo, ovvero coda, di questo segno, si estendeva verso la città di Roma, et era di colore vermiglio, idest sanguinolente. El terzo razzo si estendeva verso la città di Firenze, idest fra aquilone e ponente, et era tutto di colore di fuoco, et nella summità era bifurcato… “. 

La Toscana sembra essere da sempre stata un crocevia di misteriosi oggetti celesti. Dobbiamo tener conto anche delle numerose testimonianze di avvistamenti UFO registrati a Firenze nel Ventesimo secolo, concentrate soprattutto negli anni Cinquanta e Settanta. Tra queste, il celebre resoconto stilato per «La Nazione» dal giornalista Giorgio Batini che, il 27 ottobre 1954, poté osservare con i propri occhi presunti apparecchi extraterrestri sfrecciare sulla cupola del Duomo e tanti fiorentini li videro sopra lo stadio.

Ma la conferma del fatto che le visite aliene hanno interessato il capoluogo toscano molto prima che arrivasse il turismo di massa, è contenuta in un opuscolo dato alle stampe nel 1676 presso la tipografia Vangelisti e Matini di Firenze. Lo scritto, dal titolo “Succinta relazione di un insolito lume apparso per tutta la Toscana e in molti altri luoghi d’Italia la sera del 31 marzo 1676“, fu redatto da un certo Francesco Barzini, un ombrellaio fiorentino, che visse molti anni a Venezia e che, quando non fabbricava ombrelli, passava il tempo a osservare la volta celeste. Barzini era infatti un astronomo appassionato e alle sue osservazioni, compiute sia a Firenze che a Venezia, dedicò un certo numero di saggi. In ogni caso, quello del 1676 è veramente singolare, innanzitutto perché, a detta degli esperti, in esso comparirebbe per la prima volta li termine “disco volante”. Scrive infatti il Barzini: «La sera del 31 di marzo del 1676 è comparso nei cieli toscani un corpo luminosissimo a forma di disco – o sacco di grano, o covone ma alquanto più rotondo – che in meno tempo di dire un miserere, si vidde traghettare dal mare Adriatico al Mediterraneo, con uno o più scoppi…».

Ma le curiosità non finiscono qui. Sappiamo per certo che un esemplare della Succinta relazione era conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze; il volumetto, però, andò perduto nell’alluvione del 1966. Traccia di un’altra copia dell’opera del Barzini è comunque conservata in un catalogo della libreria antiquaria fiorentina L. Gonnelli & Figli. Il compilatore del catalogo, datato maggio 1966, aveva annotato accanto al titolo del nostro libello un eloquente «interessantissimo».  In una nota si aggiungeva inoltre che la libreria aveva venduto la sua copia a un istituto americano della Florida, allora impegnato in certi studi commissionati dalla NASA, l’ente spaziale americano. Presso i Gonnelli, il misterioso istituto, che aveva chiesto di restare anonimo, acquistò anche altri due fogli a stampa, così descritti nel catalogo datato maggio 1965: «Al padre astronomo delle scuole pie fiorentine Francesco Valsini su una strana osservazione di un corpo celeste che, qualunque siasi, non appartiene in verun conto al sistema celeste».

Molti avvistamenti in un tempo in cui non si poteva neanche parlare di prototipi militari o sperimentazioni scientifiche… E se esistessero davvero gli alieni??

Gabriella Bazzani

Il libretto del Seicento acquistato dalla Nasa.

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