Parte Prima

Il più famoso “esperimento” di Leonardo venne messo in opera quando da Ludovico il Moro ricevette l’incarico di dipingere, su una parete del refettorio del convento annesso alla basilica di Santa Maria delle Grazie, un affresco dell’Ultima cena. A Leonardo la tecnica dell’affresco, che prevedeva di lavorare velocemente sull’intonaco “a fresco”, non piaceva. Per cui se ne inventò una che gli permettesse di andare ogni tanto a dare anche una sola pennellata, continuando a seguire in contemporanea i suoi altri studi e lavori. Troppo tardi scoprì che il dipinto, così, si deteriorava molto rapidamente: già quando ancora Leonardo era in vita, complice l’umidità dell’ambiente, il Cenacolo era ridotto a una macchia di colore indistinta.

I personaggi che vediamo magistralmente ritratti nei disegni di Leonardo non sono il frutto dell’invenzione di una mente fantasiosa. Dietro a quegli studi si nasconde il percorso di una ricerca difficile, che ha guidato l’artista nei meandri più nascosti e malfamati della città. Molte sono le testimonianze che avallano questa teoria.
Si tratta, ad esempio, che quando Leonardo incontrava per le vie un personaggio deforme o bizzarro lo seguisse per intere giornate per prendere appunti sulla sua fisionomia.
E si racconta che, per l’affresco Del Cenacolo, egli sia andato per più di un anno, ogni giorno, nei sobborghi della periferia di Milano alla ricerca di una fisionomia che evocasse la scelleratezza di Giuda.
Una volta pare che egli organizzò addirittura un banchetto per le persone più ripugnanti della città e che le intrattenne tutta la sera con barzellette ad altre facezie divertenti, affinché, facendoli ridere, i tratti del loro viso si facessero ancora più deformi. Leonardo poté così studiarli attentamente, e una volta che gli invitati se ne furono andati, trascorse tutta la notte a disegnarli. L’immagine che ci viene restituita è ancora una volta quella di un Leonardo curioso oltre ogni limite, versatile e assetato di conoscenza.
Il suo sguardo attirato non solo dal bello, ma anche dal deforme, gli valse la nomea di iniziatore del genere della caricatura. In effetti esiste almeno un foglio con disegni di teste maschili in cui le caratteristiche fisiche sono accentuate fino a un effetto grottesco.

La religione non fu tra gli interessi di Leonardo. Anzi, i suoi studi sulla natura, sul cielo e sul movimento degli astri, lo allontanarono da quella.
Scrive Vasari nelle Vite: “Tanti furono i suoi capricci, che filosofando de le cose naturali, attese a intendere la proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corso della luna e gli andamenti del sole. Per il che fece ne l’animo un concetto si eretico, che non si accostava a qualsivoglia religione, stimando per avventura assai più lo esser filosofo che cristiano”.
Solo in prossimità della morte l’artista sembrò pentirsi della sua condotta di vita e abbracciò la fede cristiana. “Divenuto vecchio”, prosegue Vasari , “stette molti mesi ammalato; e vedendosi vicino alla morte, disputando de le cose cattoliche, ritornando ne la buona via, si ridusse a la fede cristiana con molti pianti. Laonde confesso e contrito, se bene e’ non poteva reggersi in piedi, volse devotamente pigliare il Santissimo Sacramento fuor de ‘l letto’ “.
Sempre il Vasari riferisce che la conversione portò poi Leonardo anche ad un ripensamento critico della sua opera di artista: il genio toscano si pentì di non aver dedicato più tempo e creatività al tema del sacro.

Leonardo fu senza ombra di dubbio uno scrittore prolifico, addirittura un grafomane. Anche se di fatto nella sua vita non compose che il Trattato di Pittura, moltissimi sono i quaderni che ci ha lasciato.
Sappiamo da un’annotazione del primo aprile del 1499 che l’artista a quei tempi si trovava “alla testa di duecentodiciotto libri”, tra fogli, quaderni e appunti, riempiti dalle riflessioni più disparate. Perché il loro contenuto fosse reso noto ci volle tuttavia del tempo.
Leonardo fu Infatti estremamente geloso dei suoi quaderni; né agli amici né ai suoi discepoli permetteva di consultarli, forse per timore che le sue idee venissero saccheggiate o forse semplicemente per pudore.
Ad ogni modo, per mantenere il completo segreto sui suoi appunti, l’artista si servì di alcuni sottili stratagemmi, come scrivere da sinistra verso destra (così che i suoi fogli fossero leggibili solo allo specchio) e anagrammare le parole sulle quali voleva conservare il massimo riserbo.
Anche la sua scrittura, infine, desta meraviglia: invece che con una comunissima penna d’oca, Leonardo sembra avere vergato i suoi quaderni con un prototipo di penna stilografica, inventata da lui stesso con tutta probabilità, come dimostrano alcuni suoi disegni.

Alcune curiosità riguardanti Leonardo da Vinci:
– Anche se nel Codice Atlantico è riportata una spesa di sei soldi per farsi predire la sorte, Leonardo scrisse che la chiromanzia era “fallace”. Notò infatti che basta confrontare le mani di persone morte nello stesso momento per vedere che le linee della vita non si somigliano.
– Ai tempi di Leonardo si credeva ancora che il cuore servisse per scaldare il sangue circolante. Fu lui il primo a intuirne invece la funzione di pompa. Per questo alcune strutture anatomiche cardiache hanno in seguito preso il suo nome. Per esempio il “fascio moderatore di Leonardo da Vinci” o anche la “trabecola arcuata di Leonardo”.
– Un’idea ancora diffusa è che la Gioconda sia stata portata al Louvre dai napoleonici. Fu invece lo stesso Leonardo a condurla con lui in Francia, e il re Francesco I la pagò 4 mila scudi d’oro (due anni dello stipendio di Leonardo). Le truppe napoleoniche presero invece, senza mai restituirli, alcuni manoscritti (oggi “Codici dell’Istituto di Francia”).
– Dell’omosessualità di Leonardo si è parlato a lungo, scomodando interpretazioni psicoanalitiche, come quella di Freud che al riguardo descrisse un sogno fatto da Leonardo bambino: un nibbio che l’avrebbe visitato toccandogli ripetutamente le labbra con la coda. Ci sono poi le carte di un processo per sodomia che lo vide tra gli imputati, insieme ad altri allievi della bottega del Verrocchio, nel 1476. La parte lesa, vittima dell’abuso, sarebbe stata Jacopo Saltarelli, un apprendista orafo fiorentino di 17 anni. Dopo una breve incarcerazione Leonardo e gli altri vennero assolti perché la denuncia, in quanto anonima, non poteva essere accettata. L’oscura vicenda (l’omosessualità nella Firenze del tempo era comune) fu riesaminata in un secondo momento, ma i giudici dichiararono il non luogo a procedere, chiudendo la causa. L’omosessualità di Leonardo è un dato accertato, ma risulta davvero difficile immaginarlo nelle vesti di un molestatore di giovani; dalle carte relative al procedimento giudiziale che lo videro coinvolto, è difficile, anzi impossibile, risalire con esattezza alla dinamica reale dei fatti, pertanto il dubbio rimane.
– La prima persona a osservare gli anelli di accrescimento degli alberi, e a capire che, contandoli, si può determinare l’età di una pianta, fu proprio Leonardo. Da questa osservazione è nata in anni recenti una nuova scienza, la dendroclimatologia, che studia i climi del passato grazie a particolari tracce lasciate dalla natura negli anelli degli alberi.
– Al suo tempo si riteneva che i “nichi”, come si chiamavano allora i fossili, fossero resti del Diluvio universale o forme di vita a cui Dio non aveva dato l’anima. Leonardo fu il primo (dopo gli antichi Greci) a comprendere che erano resti di animali e piante pietrificati da processi geologici e portati alla luce dai movimenti della crosta terrestre.
– Alcuni anni fa si cominciò a parlare del cosiddetto Codice Romanoff, presunto manoscritto custodito in Russia, in cui Leonardo avrebbe descritto i piatti serviti nella sua Taverna delle tre lumache sul Ponte Vecchio di Firenze, aperta insieme al Botticelli. Peccato che quel codice fosse solo un’invenzione dello scrittore inglese Jonathan Routh.
– Non solo macchine da guerra e per volare, ma anche rudimentali arnesi da cucina: persino di questo si occupò quel geniaccio insuperabile di Leonardo da Vinci. Sì perché, fra le sue tante passioni, ci fu anche quella per l’arte culinaria. Sembra che Leonardo stesso si cimentasse ai fornelli con grande successo e di sicuro era bravissimo nel fare le torte, come lui stesso afferma in una lettera indirizzata a Ludovico il Moro nel 1482: “[ ] e faccio delle torte che non hanno uguali”. Ma cosa inventò, di preciso, l’artista toscano in fatto di cucina? Si devono a lui gli “antenati” del cavatappi, dell’affettatrice, del frullatore e del trita aglio, non poco per un uomo vissuto nel ‘400.
– Leonardo da Vinci fu davvero un uomo dalle passioni, oltre che dalle capacità, infinite. Tra un dipinto e un progetto scientifico infatti, il genio toscano trovò il modo di occuparsi anche di…pasta! Proprio così e a darcene prova è il suo Codice Atlantico, in cui l’autore narra di aver inventato una grande macchina in grado di fare quello che lui stesso chiama uno “spago mangiabile”. In parole povere si trattava dell’antenata rinascimentale di una moderna macchina per fare la pasta in casa.

Gabriella Bazzani
Leonardo da Vinci, parte seconda.
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2 pensieri su “Leonardo da Vinci, parte seconda.

  • 15 Dicembre 2017 alle 16:49
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    articoli del genere non si possono commentare, ci trasmettono info e notizie di altri tempi che noi non conosciamo, grazie a voi per l’impegno di reperire notizie
    viviana

    Rispondi
    • 15 Dicembre 2017 alle 23:29
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      Grazie Viviana, questi commenti, come il tuo, ci rendono felici. Jak

      Rispondi

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