Celebrato da Dante Alighieri tra gli spiriti guerrieri e giusti del Paradiso e da Torquato Tasso come protagonista della Gerusalemme Liberata Goffredo di Buglione condusse la 1a crociata per liberare Gerusalemme ed il Santo Sepolcro. Con lui c’era il fiorentino Pazzino dè Pazzi e fu lui a piantare per primo la bandiera cristiana sulle mura di Gerusalemme . Fu un’operazione di grande valore e per questo ebbe da Goffredo di Buglione, oltre lo stemma di famiglia, tre pietre focaie provenienti dalla chiesa del Santo Sepolcro, reliquie da usare per l’accensione dei fuochi durante la notte della Pasqua di resurrezione.

Pazzino importò così a Firenze il rito ortodosso del Fuoco Sacro, che viene celebrato ancor oggi nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Un rito antichissimo e miracoloso che si ripete ogni sabato santo. Dalla prima fiammella accesasi in modo “sovrannaturale“ tutti i presenti ne accendono a loro volta altre e la luce si espande nella chiesa e fuori.

La processione delle fiammelle usciva dall’abitazione della famiglia de’ Pazzi che deteneva le pietre focaie (oggi custodite nella chiesa dei SS. Apostoli). Ogni persona poi avrebbe acceso il proprio focolare a casa.

Questa luce significava, a Firenze come a Gerusalemme, che Cristo era risorto e la luce tornava sulla terra. Una cerimonia che si celebra ogni anno a Firenze in modo speciale è lo scoppio del carro, carro chiamato amorevolmente “Brindellone“ alto 11 metri con alla base dipinti i quattro quartieri di Firenze. Si chiama così perché, essendo flessibile, quando avanza trainato dalle due coppie di buoi, ondeggia come un ragazzotto sgraziato e traballante che a Firenze si chiama appunto brindellone. Il carro viene amorevolmente custodito da 40 anni da Gianpiero Bernardini al numero 144 di Via il Prato.

Tutto a inizio verso le dieci del mattino della Domenica di Pasqua quando, dallo strofinamento delle tre pietre focaie viene acceso il cero pasquale, simbolo della vittoria della vita sulla morte e che resta acceso fino a Pentecoste, dopodichè vengono accesi i carboni posti in un contenitore sul carro. La processione si snoda per la città con il carro trainato da due coppie di buoi bianchi tutti infiorati e paludati e scortati dal corteo storico della Repubblica Fiorentina. Infine arriva in piazza del duomo dove si ferma tra il battistero e la cattedrale.

Con il canto del “Gloria in excelsis Deo“ l’Arcivescovo accende, dall’altare del duomo, un razzo a forma di colomba (la “ colombina “ ) simbolo dello Spirito Santo che, tramite un meccanismo a fune percorre tutta la navata centrale della chiesa e raggiunge all’esterno il carro facendolo scoppiare. Uno spettacolo di luci, scintille, e fuochi d’artificio per celebrare la Pasqua della resurrezione di Cristo.

Se la colombina compie l’intero percorso senza intoppi, come vuole la tradizione, l’andamento dell’anno avrà “ buona sorte“: Nel 1966, anno dell’alluvione, la colombina si fermò prima di arrivare al carro e tutti sappiamo cosa successe!

Una curiosità : il termine “grullo“ a Firenze è proprio legato a questa celebrazione. I grulli erano quelli che accompagnavano i buoi del carro ed il loro aspetto dimesso, lento e dall’aria un po’ assonnata li rendevano piuttosto ridicoli se paragonati alla sofisticata platea. Facile preda dell’arguzia dei fiorentini che ribattezzarono così una persona un po’ addormentata e trasandata. Fra tutti primeggiavano gli sfarzosi cavalieri dell’ordine equestre del S.Sepolcro riconoscibili grazie alla grande croce di Gerusalemme che campeggiava sulla spalla sinistra del mantello bianco.

Questa, fra tutte le tradizioni di Firenze, è la più sentita sia dai fiorentini che dai turisti con migliaia di presenze. Quelle narrate sono sensazioni irripetibili che fanno dello scoppio del carro un evento unico rappresentando il legame che da sempre unisce l’istituzione religiosa a quella civile proprio nel giorno di Pasqua.

Gabriele Megli
Lo scoppio del carro a Firenze
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