Lo Statuto Fiorentino era composto da un insieme di leggi, tra le quali alcune davvero particolari. Nel 1307 venne istituita la carica di Esecutore. Una figura molto particolare, alla quale era demandato il compito di proteggere le classi più povere dalla prepotenza dei ricchi. Per essere eletto Esecutore, si doveva (manco a dirlo) essere uomo, avere almeno 36 anni, essere tassativamente guelfo, non avere alcun tipo di contatto con stati contrari alla Chiesa e, principalmente, non essere fiorentino.

Fu proprio al fine di aiutare l’Esecutore nello svolgimento del suo compito che la Repubblica Fiorentina escogitò il sistema della tamburazione. La tamburazione era quel meccanismo che consentiva a chiunque di denunciare una persona in modo anonimo.

Nelle chiese principali della città furono posti dei contenitori di legno chiusi a chiave, dall’aspetto simile a tamburi (da qui il nome). Su questi tamburi era scritto il nome del Magistrato e dell’Uffizio a cui le denunce si rivolgevano. Sui tamburi era presente una fessura, attraverso la quale chiunque poteva inserire un biglietto con indicata la persona da denunciare ed il reato commesso; volendo essere precisi, si poteva anche scrivere la data ed il luogo in cui il crimine si era consumato e, se erano presenti, anche i nomi dei testimoni all’accaduto.

Una particolare norma era contenuta nello Statuto, rispetto alle tamburazioni: se nei tamburi fosse stato trovato un biglietto che accusava un popolano invece di un aristocratico, la denuncia doveva tassativamente essere stracciata.

L’uso della tamburazione si protrasse per lungo tempo, almeno fino a metà del Cinquecento. Molte furono le piccole vendette che vennero ordite con questo sistema, e non mancarono anche scherzi di cattivo gusto. Molti personaggi caddero vittime di tamburazione.

Tra questi, uno di cui raramente si parla in tale contesto: Lorenzo Ghiberti. Non che fosse una persona particolarmente ricca, ma la fama che lo accompagnava bastò per procurargli delle invidie che sfociarono, appunto, nella tamburazione. Lorenzo Ghiberti venne accusato di essere figlio illegittimo. Direte voi: e allora? che c’è di male? Il male c’era, perchè essere figlio illegittimo avrebbe inficiato la sua carica di membro del Consiglio de’ Dodici Buonomini, a cui era stato eletto l’anno precedente.

Filippo Baldinucci riporta nel suo libro sulla vita dell’artista il testo della tamburazione: “Lorenzo di Bartolo, che fa le porte di San Giovanni, di nuovo tratto all’uficio di de’ dodici, è inabile a tale ufizio, perchè non è nato di legittimo matrimonio; perchè detto Lorenzo fu figliuolo di Bartolo e Mona Fiore, la quale fu sua femmina ovvero fante, e fu figliuola d’un lavoratore di Val di Sieve, e maritolla a Pelago, a uno chiamato Cione Paltami, uomo della persona molto disutile, e quasi smemorato, il quale non piacque alla detta Fiore: fuggissi da lui, e vennessene a Firenze, capitò alle mani di Bartolo predetto dell’anno 1374, o circa, e in quattro o cinque anni ne ebbe due figliuoli, una prima femmina, poi questo Lorenzo dell’anno circa il 1378, e quello allevò, e insegnolli l’arte sua dell’Orafo: dipoi circa l’anno 1406 morì il detto Cione; e ‘l detto Bartolo trovato da certi amici, i quali mostrarongli, che male era a vivere in adulterio, la sposò, come di questo è pubblica voce e fama, e come per li strumenti di matrimonio”.

Ghiberti presentò un ricorso alla Signoria, si difese dicendo di essere nato nel 1378 dal regolare matrimonio tra Fiore e Cione Paltami Ghiberti, figlio di un notaio, matrimonio che si celebrò a Pelago nel 1370. Solo in un secondo momento, secondo la versione di Ghiberti, la donna avrebbe lasciato il marito per trasferirsi a Firenze, con i due figli, vivendo more uxorio con Bartolo, che sposò soltanto nel 1406, alla morte di Cione.

Bartolo avrebbe dunque allevato ed educato Lorenzo Ghiberti come se fosse suo figlio (pur non essendolo effettivamente), tanto che in molti credevano che fosse il suo padre naturale. Pur essendo questa versione la più avvalorata, non si può comunque escludere che il Ghiberti abbia posticipato di qualche anno la data del trasferimento a Firenze della madre, per apparire figlio di un regolare matrimonio.

Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie
Lorenzo Ghiberti e la tamburazione
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