La Gioconda è sicuramente il quadro più famoso al mondo e, come afferma giustamente Sgarbi, ormai non esiste nessuno visitatore che, trovandosela davanti nel museo del Louvre non abbia visto in precedenza una sua riproduzione.
Per questo suo grande valore simbolico la tavola di legno di pioppo, delle dimensioni di 77×53 cm, dove Leonardo Da Vinci ai primi del ‘500 dipinse ad olio la Monna Lisa viene costantemente tenuta sotto controllo da un team internazionale di esperti. Ne fa parte il professor Luca Uzielli, della facoltà di Agraria di Firenze, che periodicamente viene incaricato, nella sua veste di esperto nelle reazioni del legno ad agenti esterni, di valutare la salute della “signora” come lui la chiama.
Lo strato pittorico, caratterizzato da pennellate finissime e sfumate, praticamente impercettibili, presenta purtroppo un fine craquelet dovuto al tempo e alle modificazioni delle condizioni ambientali dei locali nei quali è stata conservata in questi cinquecento anni. Venne infatti acquistata da Francesco I per 4000 ducati direttamente dall’artista e negli anni successivi Luigi IV la inserì nelle collezioni reali di Versailles. Dopo la Rivoluzione Francese venne trasferita al Louvre ma si dice che Napoleone la volle nella sua camera da letto. Dopo la caduta di Napoleone l’opera è sempre rimasta al Louvre se si eccettua il breve periodo successivo al furto da parte dell’italiano Vincenzo Peruggia nel 1911.
L’italiano erroneamente pensava che l’opera appartenesse al suo paese e pensò di fare questo gesto per restituirla all’Italia. Nel 1913 recatosi a Firenze offri l’opera ad un venne antiquario che, scoperto che si trattava dell’originale, fece arrestare il Peruggia e l’opera recuperata nell’hotel Tripoli di via de’ Cerretani. Dopo essere stata esposta temporaneamente agli Uffizi venne esposta anche all’Ambasciata di Francia a Roma e successivamente anche alla Galleria Farnese prima ritornare in Francia.
Tutti questi eventi sicuramente non hanno migliorato le condizioni dell’opera che solo allora ci si accorse che presentava un pericolo sempre in agguato. Infatti si notò una grossa crepa sul quadro, che attraversava l’intera tavola, partendo dall’alto per fermarsi all’altezza dei capelli della Monna Lisa.
Oggi gli studi dell’equipe di esperti ha stabilito che la crepa cominciò a formarsi pochi anni dopo la creazione del dipinto, in quanto il craquelet della pittura sembra essere successivo. Dopo il furto si tentò di fermare il procedere della crepa inserendo sul retro un tassello nel legno ma questa operazione ha peggiorato le cose per le tensioni create dai legni di diversa qualità e stagionatura e con la venatura in senso opposto rispetto alla tavola.
Inoltre la tavola venne fissata su un supporto (châssis-cadre) prima di inserirla nella sua cornice e questo rese ancora più complesse le forze in gioco. Probabilmente in futuro questo supporto verrà tolto ma per adesso ancora è tutto al suo posto.
In occasione del definitivo spostamento del quadro nella Salle des États, nel 2004, venne creata l’equipe di cui abbiamo parlato, per studiare eventuali variazioni impercettibili legate dl cambiamento di ambiente. Attualmente l’opera è stata nuovamente spostata per permettere il restauro della sala approfittando della mostra dedicata alle celebrazioni vinciane. Dal luglio 2019 infatti questo sorvegliato speciale di trova nella Galerie de Médicis e anche questo piccolo spostamento ha messo in allarme il professor Uzielli.
Uscirà a breve un articolo a cura del team di esperti nel quale viene descritto un modello matematico per valutare con tecnica digitale le variazioni che potrebbe subire l’opera negli anni futuri in modo di assicurarne l’integrità per le future generazioni.