Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, granduca di Toscana

Con la morte di Gian Gastone e Maria Luigia de’ Medici finì la dinastia che per due secoli aveva regnato sulla Toscana. Dopo un breve interregno dei Borboni spagnoli, il Granducato, venne consegnato agli Asburgo Lorena. I fiorentini accolsero con sospetto il loro arrivo, ma per far capire loro che erano ben accettati, costruirono presso la Porta a San Gallo un arco di trionfo dedicato a Francesco Stefano di Asburgo Lorena (Francesco III°). Costui non dimorò mai nel Granducato, preferì rimanere a Vienna essendo Imperatore con il nome di Francesco I° fece governare la Toscana in suo nome da uomini di fiducia.

Pietro Leopoldo Granduca di Toscana, figlio di Francesco Stefano (Francesco I°) di Lorena e Maria Teresa d’Austria, nacque a Vienna Austria il 5 maggio 1747 e morì a Vienna Austria il 1° marzo 1792 e sepolto nella cripta imperiale. Successe alla morte di suo fratello Giuseppe, avvenuta nel 1790, come Imperatore del Sacro Romano Impero, re d’Ungheria e Boemia.

Divenuto Granduca dello Stato Toscano come secondogenito, si stabilì in Firenze comportandosi da sovrano illuminato, facendo molte riforme le quali fecero del piccolo Stato italiano un paese moderno. Bonificò le terre della Maremma e della Val di Chiana, abolì molti conventi, riunì le Arti in università e in seguito a questo fondò la Camera di Commercio.

Ma è ricordato per aver primo ad aver abolito la pena di morte e la tortura, con la riforma Criminale Toscana e Leopoldina, seguendo il pensiero di Cesare Beccaria espresso nel suo saggio “Dei delitti e delle pene“, divenendo così il primo Stato ad applicarla.

La storia narra dell’ultimo condannato a morte per omicidio, salvato mentre nel cortile del Bargello sul patibolo in attesa che gli venisse messo il cappio al collo. Salvato dall’arrivo di un messaggero recante il dispaccio con l’ordine della sospensione dell’impiccagione e che la pena fosse commutata in carcere a vita. Il popolo accorso per vedere l’impiccagione bruciò il patibolo in segno di gioia e inneggiò al sovrano illuminato.

A ricordo dell’abolizione della pena di morte e della tortura nello Stato Toscano il 30.11. 2000, il Comune di Firenze e la Regione Toscana vollero ricordare questo evento, con una rievocazione storica alla quale parteciparono i figuranti del Calcio Storico, nella veste dell’omicidiario, del boia, dei soldati e del popolo.  In piazza della Signoria, davanti a Palazzo Vecchio, venne montato il patibolo sul quale si svolse tutta la scena, fin quando all’arrivo del messaggero del Granduca e la liberazione del condannato, fu dato fuoco al patibolo, subito spento dai pompieri presenti.

La cerimonia si svolse alla presenza del Sindaco di Firenze, del Presidente della Regione Toscana, del Cardinale Arcivescovo, del Prefetto del Questore, e dell’Ultimo dei Lorena Sigismondo d’Asburgo. L’anno dopo a ricordo dell’evento, venne murata nel cortile della Dogana in palazzo Vecchio una targa a ricordo. Da quella data in poi, tutti gli anni il giorno 30 novembre, divenuto festa regionale, viene posta una corona per ricordare l’importanza di tale evento.

Alberto Chiarugi
Pietro Leopoldo di Lorena Granduca di Toscana.

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