Ho cercato di sintetizzare il racconto della storia di Rodolfo Siviero, 007 fiorentino, toscano di nascita, un Monument Man che occupò grande parte della sua vita, a recuperare le opere d’arte che il Kunstschutz, corpo militare nazista riuscì a trafugare, trasportandole in Germania. Tutto questo dopo l’armistizio che sancì, almeno sulla carta, la fine della seconda guerra mondiale.

Questo articolo come altri, rappresenta la continuazione del percorso che ho ipotizzato di fare utilizzando il titolo Metti una sera a cena, preso in prestito da un film degli anni 60, come premessa agli articoli che di volta in volta mi porteranno a raccontare sia il passato che il presente, perché credo che la convivialità possa rappresentare aspetti di amichevoli disquisizioni tranquillamente seduti ad una tavola con amici reali o virtuali, disquisizioni che oltre al cibo, potranno spaziare in altri settori di “varia umanità” come teatro, pittura, fotografia, sport, ecc.

Metti una sera a cena parlando di Rodolfo Siviero, 007 fiorentino.

E’ il mio commensale virtuale,ma avrebbe potuto essere anche reale considerato la permanenza sua e della sua famiglia a Firenze. Il compagno di pizza e birra è Robert M. Edsel, scrittore e uomo d’affari americano, che si è occupato delle persone, i cosidetti “Monuments Men”, che durante e soprattutto al termine della la Seconda Guerra Mondiale, si distinsero per aver cercato di salvare l’arte e la cultura, recuperando i furti delle opere ad opera dei nazisti. Una storia che ha ispirato uno dei suoi diversi libri scritti sull’argomento, da cui è stata tratta la sceneggiatura del film The Monuments Men (2014). “Di queste persone non ne sapevo niente fino a quando non mi sono trasferito a Firenze ed ho sentito questa storia molto vicina, perché mi sento un po’ italiano. Mio figlio Diego ha passato 13 anni nella vostra città..” e “ .. tenga conto che io non ho trovato questa storia, ma è lei che ha trovato me”! .

L’ARMISTIZIO – Quando tutto ha avuto inizio Armistice signed here Sept. 3.1943 Italy – Allies. Questo è il testo del cippo donato dallo Stato Maggiore del Generale americano Eisenhower alla baronessa Liliana Sinatra Grande, proprietaria della tenuta di San Michele in contrada Santa Teresa Longarini, a 3 chilometri da Cassibile in provincia di Siracusa. Il 3 settembre 1943, era un Venerdì, fu siglato segretamente l’armistizio di Cassibile tra il generale Castellano, incaricato da Badoglio, e il suo pari grado americano Eisenhower ma fu reso pubblico dopo 5 giorni, l’8 settembre 1943 e fece dell’Italia un paese allo sbando, in piena guerra civile, tutti contro tutti. I nazisti ne approfittarono cercando di portare via una quantità “enorme” di capolavori ed in gran parte ci riuscirono. Hitler progettava, infatti, di costruire un super museo, il Fuhrermuseum, nella sua città natale, Linz, cercando anche di “vendicare” l’umiliazione di essere stato respinto in gioventù dalla Scuola d’Arte di Vienna, una situazione che aveva distrutto il suo sogno di diventare pittore o architetto. Oltre a questo interesse museale, il regime nazista aveva sempre mostrato interesse per le civiltà antiche e per il nostro patrimonio artistico, nel tentativo, assurdo, di trovare una possibile e documentabile corrispondenza, un legame tra il passato ed il Reich che potesse testimoniare, nella razza ariana, la bellezza fisica.

Rodolfo Siviero, lo 007 fiorentino E’ stato considerato uno dei più grandi Monuments Men anche se l’autore del libro, mio commensale virtuale, non ne ha mai parlato. Ho scelto Robert M. Edsel per poter introdurre in maniera degna, alla pari degli anglo americani, “gli uomini della Monumenti” questo Uomo, pisano di Guardistallo ma fiorentino di adozione e di residenza che oltre ad aver recuperato centinaia di capolavori sottratti dai nazisti a musei e privati italiani, li ha donati, alla sua morte, alla Regione Toscana insieme alla sua residenza fiorentina di Lungarno Serristori.

Il suo nome è storicamente legato alla ricerca ed al recupero delle del patrimonio artistico italiano che nel lungo periodo dagli anni trenta agli anni ottanta del secolo scorso avevano illegalmente preso la via della Germania. La sua vita personale e “professionale” possiamo considerarla pericolosa ed avventurosa sia negli anni in cui è stato un agente del Servizio Informativo sia e, soprattutto, quando inizia la sua collaborazione con i comandi militari alleati e con le forze antifasciste, per raccogliere notizie e le preziose informazioni sui trafugamenti delle opere d’arte che si riveleranno assolutamente utili per il successivo ritrovamento.

Rodolfo Siviero

Quando nel 1946 (Aprìle) il Governo istituisce in maniera ufficiale “l’Ufficio Recuperi”, la direzione viene affidata a Rodolfo Siviero e, sempre nello stesso anno (Ottobre), anche in virtù dei meriti acquisiti nella Resistenza, riceve l’incarico, da parte di Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio dei ministri e Capo provvisorio dello Stato ad interim , di dirigere, come Ministro Plenipotenziario. (ottobre) la missione della diplomazia italiana presso il governo militare alleato in Germania, con l’incarico di trattare la restituzione delle opere d’arte trafugate. Impresa non facile viste le resistenze che nel tempo oppose il governo tedesco del dopoguerra che, chiaramente, non era d’accordo su quella lista compilata da Siviero dove venivano indicate le molte opere trafugate e da recuperare. Attività che comunque proseguì non senza contrasti ed incomprensioni anche per colpa di una burocrazia non sempre precisa ed attenta. E, quando presentò i suoi risultati i numeri confermarono il suo lavoro sul campo con oltre 3.000 opere cercate e recuperate ed un elenco di oltre 2.500 di cui non sappiamo più nulla.

La sua morte, a Firenze nel 1983. Aveva chiesto ed ottenuto di avere una tomba senza nome. Senza lapide e senza iscrizione, il loculo è nella Cappella nella cappella di proprietà dell’Accademia delle Arti e del Disegno, nel convento della Santissima Annunziata. Un uomo quasi dimenticato senza il quale, però, l’Italia sarebbe più povera dei tanti capolavori che hanno reso e continuano a renderla famosa, nel mondo. MUSEO CASA SIVIERO Una palazzina costruita nell’Ottocento sul Lungarno Serristori, a Firenze, all’angolo con piazza Poggi, vicina alle rampe che portano al Piazzale Michelangiolo. Negli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale, apparteneva a Giorgio Castelfranco, ebreo, storico e critico d’arte, che in ottemperanza alle Leggi Razziali (1938-39), dopo essere stato sollevato dall’incarico di Direttore dei musei di Palazzo Pitti, fu successivamente licenziato nel febbraio 1939. Dopo la fine della guerra vendette la casa a Rodolfo Siviero.

Storicamente utilizzata anche nel periodo della guerra come sede del gruppo di partigiani che contrastava il lavoro dei tedeschi impegnati al trafugamento delle opere d’arti, fu utilizzata da Siviero anche come rifugio della documentazione che consentì nel tempo il lavoro di recupero dei tanti capolavori. Composta da quattro piani, praticamente ne viene utilizzato solo uno, il piano terreno, una volta appartamento di Siviero ed attualmente adibito a museo. La casa, con tutti i beni contenuti, è stata lasciata in eredità per lascito testamentario, alla Regione Toscana che, a partire dal 1988, ha allestito un Museo così come era nelle volontà dello stesso Siviero e della sorella Imelde.

Il museo è visitabile in giorni ed orari prestabiliti e, per chi ne fosse interessato consigliamo di assistere allo spettacolo sotto forma di lettura drammatizzata di brani autobiografici, con il titolo di Il giovane Siviero tra servizi segreti e Resistenza, messi in scena dalla fiorentinissima Compagnia delle Seggiole.

Alessandro Nelli
Rodolfo Siviero 007 dell’arte
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