Con la fine dell’Impero romano d’Occidente iniziarono le invasioni dei barbari. Arrivavano da oriente, spinti da altri popoli che li mandavano verso occidente.
Si ebbero così invasioni di popoli come li Ostrogoti, Gepidi, Alani, Rugi, Sciri e poi i temibili Unni che misero a ferro e fuoco il nord Italia, fin quando non furono fermati dal generale romano Ezio nella battaglia dei Campi Catalaunici. Non tutti questi popoli portarono lutti e distruzioni, molti si integrarono e arrivarono a far parte dell’esercito romano, ormai formato da barbari che si erano stanziati nei territori dell’ex Impero.
Alcuni di questi giunsero perfino a comandare gli eserciti. Fra loro si distinsero Stilicone, Saro, Arbogaste, Gaina, Ricimero, Bauto ecc. Ma il più famoso fu Stilicone di origine Vandalo, divenne prima protettore dell’Imperatore d’Oriente Onorio e in seguito ne divenne genero sposandone la figlia. Nell’anno 400 fu nominato Console.
Nell’inverno 401/402 Alarico con il suo esercito si spinse fin sotto Torino e assediò la città di Pollenzo, Stilicone accorse con il suo esercito e lo sconfisse.
Nell’anno 405 Stilicone fu rieletto Console e ancora una volta dovette intervenire per salvare l’Italia dall’invasione degli Ostrogoti comandati da Radagaiso. Questi discese la penisola mettendo a ferro e fuoco tutte le città che trovava nel suo cammino verso Roma.
Radagasio nella sua marcia inarrestabile si avvicinò alle mura della piccola città di Firenze, che chiuse le sue porte e si preparò alla difesa. Nello stesso tempo mandò messaggeri a Roma per chiedere soccorso. Stilicone partì con il suo esercito con il proposito di battere gli invasori.
Intanto i fiorentini, trepidavano nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi, giorno e notte le sentinelle scrutavano l’orizzonte per scoprire l’arrivo dell’esercito romano. Quando arrivò, una staffetta partì di corsa per portare la tanto attesa notizia, gli abitanti si rincuorarono sapendo che i loro patimenti sarebbero finiti.
Il generale barbaro accerchiò gli Ostrogoti in una valle alle pendici del colle di Fiesole, ne chiuse tutti sbocchi. Impossibilitati ad uscire morirono di fame e di stenti. Quei pochi che rimasero in vita, erano in condizioni così pietose da non poter essere usati come schiavi. Il successo dell’esercito romano sugli Ostrogoti ebbe una tale risonanza che per un periodo di tempo non ci furono più invasioni.
I fiorentini poterono riprendere la vita di tutti i giorni, avendo scampato l’assedio della città e il conseguente sacco. Attribuirono la sconfitta dei barbari, oltre che all’esercito romano, all’intervento soprannaturale di Santa Reparata da loro invocata nel pericolo.
Santa Reparata era una cristiana della Cesarea, fu martirizzata al tempo dell’Imperatore romano Decio, perché si era rifiutata di abiurare la sua religione. La chiesa fiorentina colse l’occasione per confermare l’intervento divino della Santa martire, e ordinò che fosse omaggiata con un Te Deum, il giorno 8 di ottobre di ogni anno in ricordo del martirio e del suo intervento.
Ancora oggi dopo tanti secoli, ogni otto ottobre viene festeggiata la Santa Reparata, con una messa nel Duomo di Santa Maria del Fiore, al quale prende parte il Corteo della Repubblica fiorentina e le autorità cittadine.