Il prete fiorentino Pirro Giacchi, poeta e letterato vissuto nell’800 nonché autore del “Dizionario del Vernacolo Fiorentino”, ci ha tramandato un aneddoto secondo il quale una popolana era tristemente famosa per essere un’inguaribile pettegola. Per questo motivo veniva trattata male e offesa di continuo da tutti i suoi compaesani e questo la rendeva particolarmente triste.
Un giorno si recò in chiesa e implorò il suo confessore di darle un rimedio contro quel peccato. L’astuto prete regalò alla donna una boccetta di acqua benedetta, che in realtà era semplice acqua di fonte, raccomandandosi di metterne alcune gocce in bocca ogniqualvolta fosse stata sul punto di sparlare del prossimo.
Così fece la donna e ne trovò grande giovamento: infatti finirono le sue maldicenze e ripresero i buoni rapporti con gli altri abitanti del paese al punto che tutti pensarono che l’acqua avesse veramente delle virtù miracolose.
Ancora oggi l’adagio “acqua in bocca!” rappresenta un’esortazione a mantenere un segreto, a non lasciarsi sfuggire una sola parola di quello che è stato detto in modo strettamente confidenziale, a non divulgare una determinata notizia.
(da “Adagi con Brio” di Franco Ciarleglio, Sarnus Editore)

Franco Ciarleglio
Acqua in bocca! Ssssshhh!

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