Quando l’amico Fabrizio Borghini mi telefonò per chiedermi di scrivere un ricordo di mio padre come possibile ispiratore di uno dei personaggi del film Amici miei, per un libro che stava scrivendo sulla storia di questo film, ho dovuto ammettere che non ne sapevo niente; ma non ero il solo visto che anche altri “figli” ne erano praticamente all’oscuro. In seguito, stimolato nel ricordo da Fabrizio, ho riconosciuto che molti degli scherzi a cui faceva riferimento il film mi avevano visto spesso presente. Devo dire a parziale difesa che la mia frequentazione di casa era limitata prima da scuola e doposcuola poi, da studente non certo modello, dall’anno passato a Parma, in collegio, per l’agognata conquista del diploma del Liceo Classico.

Tornando ad Amici Miei, ricordo solo di averlo visto nel periodo in cui uscì nei cinema e solo dopo, con Fabrizio Borghini, scoprendo un dietro le quinte di cui chiaramente non parlerò, come persona all’oscuro dei fatti. Ricorderò, come ho fatto anche con Fabrizio, chi erano alcuni degli ispiratori

Come premessa a questi mini ritratti, posso certificare una vera e propria amicizia nata con la goliardia e proseguita nel secondo dopoguerra con il coinvolgimento attivo di mogli e figli, riconoscendo così, nel titolo, quelli che sono stati gli Amici della vita, gli amici fraterni di mio padre.

Ho letto che alcuni pensano che il titolo si riferisca ad una frase di Germi che dava l’addio al cinema: “amici miei, ci vedremo, io me ne vado”. Non credo a questo riferimento, mentre credo, invece, al modo con cui ciascuno dei personaggi ispiratori indicava i propri amici del cuore indicandoli come veri Amici Miei.

Erano passati una decina di anni dalla fine della guerra e piano piano si ricostruiva Firenze e si ritrovavano le vecchie amicizie dell’Università, si ricominciava a vivere ed a sorridere. Il gruppo di universitari si era ricompattato e si pensava già a riprendere le feste della goliardia compresa la rivista teatrale che veniva allestita annualmente.

Tra gli autori vecchi e nuovi: mio padre (Silvano Nelli), Scarnicci e Tarabusi, Cesarino Ricci, Giorgio Menicanti, Ernesto Nelli. Non ho ricordo del professor Mazzingo Donati ispiratore del Professor Sassaroli e di altri a cui fa riferimento Fabrizio Borghini nel suo libro “Amici Miei” scritto in collaborazione con Jacopo Nesti.

Come ho già detto, di questo gruppo facevano parte Scarnicci e Tarabusi che poco dopo si trasferirono a Milano, iniziando un sodalizio che li vedrà protagonisti di un successo dopo l’altro nel mondo del cinema e della rivista, spettacolo musicale che si trasformerà poi nella commedia musicale all’italiana di Garinei e Giovannini. Li segue come collaboratore e ghost writer, pendolarmente, mio padre Silvano Nelli, che nonostante amichevoli e pressanti inviti non lascia e non lascerà mai Firenze.

Giorgio Perozzi, interpretato da Philippe Noiret, è ispirato a mio padre, che a partire dagli anni cinquanta oltre a collaborare alla rinascita delle riviste goliardiche, è autore dei testi di una trasmissione della Rai di Firenze, destinata a diventare una trasmissione cult di quel periodo, con i personaggi della signora Alvara, di Gano e del Nonno Pilade. A mio padre riconosco ed è stata riconosciuta la creatività, la spettacolarizzazione del reale, la battuta pronta e tagliente. Per dirla alla Melandri: ”cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione!” Una genialità che si evidenzia in maniera particolare fuori dal film con la creazione dei personaggi del Grillo Canterino, nelle commedie in vernacolo, nella collaborazione milanese con Scarnicci e Tarabusi.

Cesarino Ricci ha invece ispirato Guido Necchi. Cesarino è stato l’amico più “intimo” di mio padre, praticamente da sempre. Agente di commercio, ironico, spiritoso, affabulatore, era in grado di tradurre immediatamente il testo scritto in teatralità, così da favorire eventuali modifiche al personaggio inventato, alla situazione. Le nostre famiglie si frequentavano continuamente, dalle serate fiorentine alle prime gite al mare od in campagna che si concludevano sempre a tavola, ridendo e scherzando. A Cesarino Ricci va riconosciuta quella genialità nel proprio “difficile” lavoro che, nel film, viene attribuita al Necchi per le zingarate.

Giorgio Menicanti, nobile decaduto, trasferitosi a Firenze da Castiglioncello, sposato con Bona Brandini, figlia di Cesare uno dei più grandi concessionari di auto in Italia, è l’ispiratore del Conte Lello Mascetti, E’ stato insieme a Cesarino Ricci uno degli amici più intimi, almeno fino a quando, credo per ragioni economiche, non si trasferisce abbastanza velocemente in Sud Africa.

Ernesto Nelli, amico ma non parente, è l’ultimo degli amici che ho conosciuto. Ha ispirato l’architetto Rambaldo Melandri soprattutto per la componente professionale. Faceva parte del gruppo fin dalla goliardia, ma ne era ai margini per il poco tempo che gli era lasciato da una professione che lo ha visto progettare anche il ponte Vespucci a Firenze. Era sicuramente il più “serioso” di tutti ma nelle occasioni in cui si trovava insieme agli altri risultava essere un piacevolissimo e partecipe “amico”.

A conclusione di questa breve e sintetica ricostruzione di un passato lontano anche per me, una foto che meglio di tante parole rappresenta Amici Miei. Fu scattata in occasione del matrimonio di Donata Tarabusi che vide la partecipazione di tutti i vecchi amici.

Da sinistra: Giulio Scarnicci (con gli occhiali), Leo Benvenuti (seduto), Renzo Tarabusi ed Ernesto Nelli, Silvano Nelli e Cesarino Ricci.

Un particolare ed amichevole ringraziamento a Fabrizio Borghini che mi ha permesso di utilizzare il suo libro AMICI MIEI e la foto per aiutarmi a ricordare un passato a tratti anche sconosciuto.

Alessandro Nelli
Alla scoperta di Amici Miei: gli ispiratori dei personaggi
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