I caffè storici di Firenze, alcuni dei quali ancora oggi aperti al pubblico, sono stati fin dalla metà del 1800 luoghi di ritrovo dell’intellighenzia cittadina, ambienti dove la discussione culturale e politica era di casa. Nei caffè di piazza della Repubblica, di via De’ Tornabuoni, di piazza della Signoria e di tutto il centro storico di Firenze si crogiolavano in serrate discussioni e spesso acerrime litigate intellettuali, poeti, letterati o aspiranti tali, che dalle rive dell’Arno hanno segnato la storia culturale della città e dell’Italia intera.
Tra i tavolini dei caffè fiorentini si sono confrontati Giovanni Papini, Gaetano Salvemini, Giuseppe Prezzolini, Gabriele D’Annunzio, i futuristi milanesi di Tommaso Marinetti contrapposti agli intellettuali fiorentini che facevano capo alla rivista La Voce, gli artisti Boccioni e Carrà, le avanguardie culturali come quella dei Macchiaioli. Bohémien e veri intellettuali che tra un aperitivo e un caffè, spesso a scrocco, hanno qui trovato l’ispirazione e la gloria, ma anche il coraggio per proseguire in una vita difficile e che solo postuma ha dato loro fama e onore.
I caffè storici di Firenze sono uno dei fiori all’occhiello della nostra splendida città. Numerosi di questi antichi locali hanno chiuso i battenti nel corso degli ultimi decenni, altri si sono trasformati in nuovi spazi commerciali, ma molti sono quelli ancora aperti al pubblico e che si offrono ai turisti con il loro carico di storia e di passione.
Alcuni dei più famosi caffè storici di Firenze si trovano in piazza della Repubblica. Il Caffè Gilli ad esempio, uno dei più antichi della città. Creato nel 1733 si trasferisce nell’attuale sede negli Anni Venti e oggi è l’unico rappresentante di caffetteria in stile Belle Époque di Firenze. I suoi locali raffinati sono ancora ricchi di affreschi e vetrate, oggetti d’epoca, lampadari in vetro di Murano: qui si gustano il cappuccino più cremoso della città, ma anche i deliziosi pasticcini e nella sala wine bar vini e liquori pregiati. Posto all’incrocio tra via Roma e Piazza della Repubblica, il Caffè Gilli è famoso anche per una celebre fotografia di Ruth Orkin. La storica immagine, datata 1951, intitolata American girl in Italy, riprende una giovane donna che passa davanti al bar con viso altero e incedere incalzante sotto lo sguardo ‘lusinghiero’ di giovani fiorentini sfaccendati, poggiati al muro del locale o a bordo di una vespa.
Sempre in piazza della Repubblica ogni mattina fin dal 1846 apre le saracinesche il Caffè Paszkowski. Nato come birreria, diventa nel tempo un Caffè Concerto conosciuto in tutta Europa come luogo di incontro di artisti e intellettuali. Tra la ‘fin’ e il ‘début’ du siècle, tra i tavolini posti su splendidi pavimenti in mosaico, nelle sale decorate in Art Decò con le pareti ricoperte di legno pregiato del Caffè Paszkowski, si confrontano poeti e intellettuali del calibro di Giovanni Papini e Gaetano Salvemini, si tengono serate musicali e dibattiti di altissimo spessore culturale. Dal 1991 il caffè è diventato Monumento nazionale, ma fin dal 1988 è assurto all’onore della cronaca grazie a Francesco Nuti che si è ispirato al nome del locale per il film Caruso Pascoski di padre polacco. Le splendide sale sono oggi utilizzate anche per incontri e sfilate di moda, mentre il wine bar è famoso per la selezione di vini italiani, francesi, australiani e californiani.
Un altro dei locali storici di Firenze affacciato su piazza della Repubblica è il Caffè Le Giubbe Rosse. Fondato nel 1897 da birrai tedeschi, i fratelli Reininghaus, prende il nome dalla divisa dei camerieri dell’epoca, una giubba rossa in perfetto stile austro-ungarico. Poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale presso Le Giubbe Rosse si trovavano a disquisire i Futuristi fiorentini e milanesi, con discussioni che spesso finivano in rissa: Ardengo Soffici e Tommaso Marinetti erano tra i più famosi antagonisti delle scuole locali e milanesi. Sono le pareti de Le Giubbe Rosse a raccontare la storia del locale, letteralmente ricoperte di foto d’epoca, disegni, scritti e memorie di quel tempo andato. Il caffè è ancora oggi un luogo d’eleganza, con personale selezionato, ambienti deliziosi dove si svolgono presentazioni e concorsi letterari.
L’altro polo della tradizione dei caffè storici di Firenze è via de’ Tornabuoni, il salotto buono della città. I primi locali da citare di questo bellissimo angolo di Firenze sono però spazi commerciali che hanno chiuso i battenti.
Nel 2001 ha chiuso il Caffè Giacosa, sostituito da un negozio di alta moda. Il caffè è famoso per la storia centenaria e la sua prerogativa ad accogliere nei primi decenni del XX secolo i figli più eccentrici, anticonformisti e gli spiriti liberi delle famiglie nobili fiorentine. Uno di questi, il Conte Negroni, negli Anni Venti era solito far aggiungere una dose di Gin all’Americano, dando così i natali al Negroni.
Un altro locale storico ormai chiuso di via de’ Tornabuoni è il Gran Caffè Doney, stupenda sala da tè e pasticceria fondata dal nobile e ufficiale francese Gasparo Doney esiliato dalla famiglia dopo le sconfitte napoleoniche. Essendo nei pressi del consolato britannico, il bar era diventato il punto di incontro preferito della comunità e dei turisti inglesi in visita alla città, oltreché dalla buona borghesia fiorentina.
In via de’ Tornabuoni vive e prospera ancora uno dei più intriganti locali storici cittadini, un wine-bar-gastronomia il Procacci. Fondato nel 1885 dalla famiglia Procacci, il locale diventa in breve tempo uno dei più rinomati della città per i piatti e la gastronomia a base di tartufo. E’ una delle più antiche gastronomie fiorentine, ma la sua fama ha varcato i confini nazionali e tra il 2006 e il 2010 sono stati aperti due Procacci Bar, a Vienna e a Singapore.
Il novero dei caffè storici di Firenze non può prescindere da un passaggio tra i tavolini del Caffè Michelangiolo in via Cavour al numero 21. Quando sorseggiate una bibita o un aperitivo al Michelangiolo ricordate che qui hanno posto le basi della propria arte i Macchiaioli, giovani artisti che a metà del 1800 avevano fondato un movimento pittorico di grandissimo valore, naturalmente misconosciuto all’epoca. I Macchiaioli utilizzavano la tecnica della ‘macchia’ per dipingere la vita rurale e l’attività lavorativa, con forti contrasti cromatici e pochi dettagli, considerati inutili a rappresentare la vita. Del gruppo dei Macchiaioli, raccolti intorno al critico Diego Martelli, facevano parte tra gli altri Serafino De Tivoli, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Odoardo Borrani e Niccolò Cannicci.
A due passi dal Caffè Michelangiolo, in piazza Duomo, si trova un ristorante self-service il Bottegone che ha recuperato il nome da un antico locale molto famoso nella prima metà del 1900. Il Bottegone era un ottimo bar-pasticceria sull’angolo tra Via de’ Martelli e Piazza del Duomo, uno dei luoghi più classici di ritrovo per i fiorentini perché era l’ultimo a chiudere a notte fonda. Nel 1962 il locale è diventato uno spazio della Motta e solo in tempi recenti ha ripreso l’antica denominazione.
Alle spalle di piazza Duomo, in via degli Alfani al numero 39, c’è un locale aperto nel 1920 come latteria dove fin dal 1840 si trovava una macelleria di cui rimangono alcune testimonianze come i ganci dove venivano appese le carne macellate. Il caffè Latteria Caffellatte, un secolo dopo l’apertura, ha ripreso a servire le colazioni come un tempo, il latte nelle ciotole, i vassoi di legno con pane, burro, marmellate e dolci preparati direttamente nel retrobottega. Da sempre il caffè-latteria è frequentato da studenti e professori della vicina Facoltà di Lettere e quindi è intriso da un profondo spirito umanista.
Poco distante da via degli Alfani, in via dei Servi al numero 112, si apre la Pasticceria Robiglio, storico locale fin dal 1928. Da tre generazioni la pasticceria allieta il palato dei fiorentini con ottime torte fatte in casa e diventate un marchio di fabbrica, come la Torta Campagnola o la Fruttudoro. Il cavaliere Pietro Robiglio venne dal Piemonte per aprire il locale, poi ereditato dal figlio Pier Luigi ed è oggi gestito dal nipote Edoardo. L’alluvione del 1966 ha rovinato parte degli arredi che per volere dei titolari sono stati ricostruiti come gli originali. La premiata ditta Robiglio ha aperto nel corso del tempo altri locali, in via Tosinghi e in viale S. Lavagnini.
A sud di Piazza Duomo, in piena Piazza della Signoria, si affaccia uno dei locali storici più famosi di Firenze, il Rivoire. Il locale è stato aperto nel 1872 al pian terreno del Palazzo delle Assicurazioni Generali e da allora è famoso per la cioccolata. Dai tavolini del Rivoire si ammirano Palazzo Vecchio e la Fontana di Nettuno, gli Uffizi e la Loggia dei Lanzi. Fondato da Enrico di Savoia, cioccolataio della famiglia reale, il caffè Rivoire E’ un locale molto raffinato che predilige una clientela ben vestita e meno globetrotter possibile.
Da Piazza della Signoria, parallela al Lungarno, scorre via dei Neri dove al numero 76 si trova la Pasticceria Bar Ruggini. E’ lì fin al 1914 quando venne aperta da Giuseppe Ruggini che iniziò a sformare per la delizia di cittadini e turisti splendidi pasticcini e biscotti. Giunto anche questo alla terza generazione, è ancora uno dei migliori locali di Firenze, sempre ottimamente frequentato dalle signore della buona borghesia cittadina e da turisti amanti delle antiche specialità locali.
Questa foto, di cui io stesso ho un poster in casa, dà adito a qualche dubbio sulla reale città in cui fu scattata. Il dubbio è tra Firenze e Roma, avendo ambedue una piazza della Repubblica. Se andiamo sul sito http://kindredsubjects.blogspot.com/2012/05/american-girl-in-italy-ruth-orkin.html è riportato anche un commento dello stesso Orkin, che di avere incontrato la rgazza, Ninalee Craig, in un hotel di Roma. Poi però sembra confermare la versione di Gabriella Bazzani quando dice che la location è all’angolo tra piazza Repubblica e via Roma, in quanto a Roma non può esistere una via auto.intestata!
Un particolare invece è inesatto: non si tratta di una Vesta ma di una Lambretta, serie B. Lo so di preciso in quanto ottantenne milanese: ci giravo per le commissioni di mio padre quando ero ancora ragazzino.
Signor Marco, mi dispiace contraddirla, ma la Lambretta in questione è un modello C! Riconoscibile nella bellissima foto, nuova e luccicante, è stata prodotta dall´aprile 1950 al novembre 1951. (Poi in produzione entró la D) Questo lo precisa un altro ottantenne fiorentino che possiede una LC, cioé il modello carenato del 1951 e ci vá ancora a fare qualche giretto!
Cordiali saluti
giannini.vittorio@icloud.com