La moglie invisibile del Vate Dante Alighieri
Gemma Donati nacque a Firenze forse nel 1265 dal Notaio Ser Manetto dei Donati nel popolo di San Martino del Vescovo, nella nobile famiglia dei Donati. Era cugina di terzo grado di Corso, Forese, e Piccarda. Da sempre vicina di casa degli Alighieri, di cui un giorno non lontano avrebbe sposato un appartenente a quella famiglia: Durante detto Dante di Alighiero Alighieri di piccola nobiltà anche se decaduta. Il matrimonio venne celebrato per pacificare i rapporti fra le due famiglie Guelfe, ma appartenenti: i Donati a capo della fazione dei Neri e gli Alighieri a quella dei Bianchi di Vieri dei Cerchi.
Benché le due famiglie abitassero vicine, i due giovani non si frequentarono mai. Anzi Dante aveva una passione platonica per Bice Portinari. Quando la Beatrice dei sogni giovanili del poeta, morì sembra di parto, provocò in lui un forte sconcerto dal quale sembrava non riprendersi. I genitori di Dante pertanto decisero di fargli sposare la coetanea Gemma Donati per fargli superare il momento difficile, e per avvicinarsi a Corso capo della fazione avversa alla loro. Anche se l’unione fra i due non fu un matrimonio di amore, ma combinato e compromesso in tenera età dai genitori dei due giovani. Nonostante questo la coppia ebbe diversi figli; Jacopo, Pietro, Antonia, e Giovanni sembrava avuto con un’altra donna, ma è stato rintracciato nel registro delle “Imbreviature” del 1314 redatto da un Notaio fiorentino Ser Bernardo Cassi conservato all’Archivio di Stato di Firenze, dove compare come testimone, e che ne attesta la genitorialità alla coppia, e in un documento stilato a Lucca nel 1308 e identificato come Giovanni Alighieri di Durante Alighieri da Firenze
Non solo Dante non amava Gemma, e si intuisce nell’opera “Vita Nova” dove il poeta dichiara apertamente di essere innamorato di Beatrice Portinari, anche se era morta da tempo, tanto da elevarla a santa nel Canto del Paradiso della Divina Commedia. Il Petrarca figlio di un padre cacciato dalla Patria, racconta che il suo genitore sostenne la famiglia dall’esilio, accusando Dante di non occuparsi della propria pensando solamente ai suoi studi e alla poesia lasciando Gemma a occuparsi dei figli. Quando Dante venne esiliato le fu concesso di rimanere nella sua abitazione di far crescere i maschi fino al raggiungimento della maggiore età. A quella data avrebbero avuto lo sbandimento come il padre.
Nel pieno del Medio Evo, essere donna è una iattura. Gemma sopravvive all’esilio del marito contro tutto e tutti, anche se una donna senza un marito accanto, non è niente. Lei vive solo nella speranza che il suo uomo possa un giorno tornare a casa. Ma Dante entrato in politica nella parte perdente dei Guelfi Bianchi, è accusato di abuso di ufficio durante il priorato, e di tradimento verso la città, avendo per questo la condanna al rogo. Non tornerà mai, preferirà morire in esilio prima di umiliarsi davanti al suo nemico Corso Donati. A Gemma venne concesso di rimanere a Firenze nella casa dove aveva abitato con il marito, e quando Dante morì a Ravenna nel 1321 ucciso dalla malaria, su sua richiesta il Comune le restituì l’equivalente della dote confiscata insieme ai beni del marito, e i frutti dotali per quell’anno, corrispondenti a 26 staia di grano.
Nonostante questo insostenibile fardello, riesce ad allevare da sola i suoi figli, tanto che Iacopo poté rientrare dall’esilio nel 1325, per la fine dello sbandimento. In seguito dal Vescovo di Fiesole riceverà gli Ordini Minori e la tonsura. Con il fratello Pietro divenuto nel frattempo Giudice iniziò a commentare l’opera del padre; la Divina Commedia. La sorella Antonia entrò in convento a Ravenna con il nome di suor Beatrice. Nel novembre del 1329, Iacopo Alighieri e Foresino Donati, vendettero dei terreni per saldare un vecchio debito contratto da Dante, ratificando la vendita a nome della madre e dei suoi fratelli Antonia e Pietro.
Alla morte di Gemma avvenuta nel gennaio del 1342, Iacopo, con una parte a lui spettante della eredità, paga al Comune una somma di denari, e riscatta i terreni sequestrati al momento dell’esilio del padre. La coppia non si riunì mai, anche se sembra, ma non ci sono conferme, che quando Dante era in esilio a Ravenna ospite di Guido Novello da Polenta, si siano incontrati.
Pingback:FlorenceCity-Rivista Fiorentina - Dante e il suo fantastico viaggio 10: Dante e i personaggi dell’Purgatorio
Molto interessante questo articolo su Genmma Donati sposa di Dante, in genere si parla sempre del marito, mai di lei. Deve essere stata una donna eccezionale, se si pensa poi a quei tempi, una vera eroina!
Il primo ritratto mi sembra sia l’ amante del duca di Milano.
Grazie, corretto.