STORIA DI UNA NOBILE FAMIGLIA FIORENTINA

PRIMA PARTE

Nell’anno 1600 Francesco di Giambattista Sassetti iniziò a scrivere per sé, per i suoi figli i loro figli, e per tutti coloro che volessero conoscere la storia della sua famiglia, dall’inizio fino ad allora. Con una accurata precisione nel rintracciare notizie riguardanti il suo nucleo familiare. Rivolgendosi a chi leggerà con una richiesta. Se il lettore fosse a conoscenza di una storia o di un avvenimento a lui sfuggito, di aggiungerlo a beneficio di coloro che avrebbero in seguito letta la storia. Inizia a scrivere lodando il Signore, la Santissima Trinità, la Vergine Maria, i Santi Apostoli Pietro e Paolo, e il precursore di Gesù Cristo San Giovanni Battista Patrono della città di Fiorenza. Fa presente che fino a questo momento, nessuno dei suoi predecessori nella casata, abbia lasciato notizie di loro di chi li aveva preceduti e delle famiglie nobili allora viventi.

Francesco di Tommaso Sassetti

Cita i cronisti che hanno parlato degli avvenimenti della loro epoca; Ricordano Malespini, Giovanni Villani e il Vate Dante Alighieri, non ne hanno fatto menzione nei loro scritti, della sua famiglia. Medesima lacuna la rileva nei libri lasciati da personaggi famosi: il reverendo Monsignor Vincenzo Borghini Priore degli Innocenti, Messer dottore Paolo Mini, medico e filosofo e uomo di belle lettere. Il primo autore descrive la bellezza, la grandezza e nobiltà di Firenze. Il secondo scrive una apologia a difesa della onorabilità della città, contro coloro che l’avevano biasimata. “Difesa della città di Firenze, et de Fiorentini”. In questo scritto, si conosce la divisione della nobiltà nelle fazioni guelfe e ghibelline, che si affrontavano violentemente senza interruzione distruggendo le torri degli avversari, con morti e feriti da ambo le parti.

Per difendersi dai nemici venivano costruite torri molto alte, che unendosi con il loro alleati formavano consorterie. Queste costruzioni erano difese con balestrieri e trabocchi e altre difese approntate allo scopo. Quando i consorti si rinchiudevano nelle loro abitazioni, per soccorrere i loro alleati, gettavano fra le torri dei ponti mobili, incastrati in feritoie chiamate “buche pontaie”, costituendo un blocco unico. Nei loro ambienti trovavano sicuro rifugio i componenti delle famiglie loro consorte, vi rimanevano finché non cessavano i combattimenti. Molte famiglie ostentavano la loro ricchezza costruendo sontuose case con un ambiente chiamato “Loggia”, dove trattavano i loro affari di mercanti o attività di cambio. Vi ricevevano gli ospiti di riguardo, vi contrattavano e stipulavano matrimoni per rafforzare le alleanze e vi si riposavano dalle fatiche.

Francesco Sassetti, interroga Vincenzo Borghini sugli studi da lui fatti sulla storia antica di Firenze, per avere certezza sulla nobiltà della sua casa. Lo scrittore risponde confermandone la nobiltà, dicendo dell’esistenza della loro casa torre, e di “non poter negare che fosse di primo cerchio”. Nella ricerca sulle origini della sua famiglia, trova altri libri che parlano di storie fiorentine e delle antiche famiglie nobili, scritti da Giovanni e Matteo Villani, Iacopo Poggi e Lionardo Aretino, ma non ci sono notizie alcune sulla supposta nobiltà della famiglia, anche se vi sono ricordate in gran numero famiglie di antico lignaggio.

Trova nei libri della Repubblica notizie dei tempi dei Guelfi e Ghibellini, riguardanti la casata. All’epoca era annoverata fra quelle di fede ghibellina. Erano sorvegliati dalla parte guelfa e sospettati come ribelli. Negli anni 1269 e 1311, i suoi famigliari vennero banditi dalla città. Per questa causa non risulta nessuno di loro eletto alle Magistrature della Repubblica. Lo scrittore e ricercatore Francesco Sassetti, racconta di essere entrato in possesso di un libretto coperto in carta pecora, la cui antichità è data dalla “favella e pronunzia” con cui è stato scritto. Narra della nascita in Firenze delle fazioni Guelfa e Ghibellina, nate dall’omicidio di Buondelmonte dei Buondelmonti per mano dei suoi nemici. “Nel 1215 surse Parte Guelfa e Ghibellina, cioè per un certo parentado fatto per Messer Buondelmonte dei Buondelmonti, è non l’attenne: fu morto una mattina di Pasqua a piè del Ponte Vecchio per uno delli liberti, e uno ‘de’ Lamberti e uno degli Amidei e uno dei Sifanti, o uno de’ Conti da Gangalandi; ed era vestito di bianco; di che la terra n’andò a remore, e tenessi: e chi tenne con lì liberti, e chi tenne cò Buondelmonti”. E qui appresso saranno scritte quelle famiglie e gente che governavano la città e governavasi a Consoli e a sesti, e tutta la città era in sestieri. I sesti sono questi: sesto d’Oltrarno, sesto di Porta S. Piero, sesto di S. Pier Scheraggio, sesto di Borgo S. Apostolo, sesto di S. Pancrazio, sesto del Duomo. Da questo libretto, si viene a conoscere della appartenenza della famiglia alla Parte Ghibellina.

Continuando nella ricerca, si lamenta dei suoi antenati, che durante la loro vita non hanno lasciato nessuna notizia, mentre lui rovistando in archivi e libri è riuscito a ricavare ben poco sui suoi avi. Decide di creare il suo albero genealogico, partendo da notizie ricavate da due quadernucci pieni di ricordi lasciati da Paolo d’Alessandro di Federico Sassetti, vissuto fra il 1360 e il 1400. Ricavando il nome dell’antichissimo capostipite Giunta, e da lui si ripartono tutti i rami in cui si è allargata la stirpe, fino a tempi più vicini a lui con Francesco di Tommaso di Federigo Sassetti, vissuto fra il 1420 e il 1491, e di seguito fino a lui.

Scrive di suo padre Giambattista morto nel 1565 alla età di 66 anni, il quale gli raccontava di suo padre Teodoro e di suo zio Cosimo, della loro casata antichissima e nobile di essersi formata in Germania, di essere scesi in Italia al seguito dell’Imperatore tedesco, quando questi veniva incoronato per l’Impero o altre occasioni. Lo stesso affermava di aver conosciuto Bartolomeo di Gentile di Bartolomeo Sassetti morto nel 1516 alla vetusta età di 99 anni. Il quale oralmente gli aveva raccontato della provenienza della nostra nobile casa dal castello di Sassetta nella Maremma pisana, e dei gentiluomini, degli Imperatori della Magna e lor setta allora dominante in Italia.

Consultando scritture private di Francesco Sassetti, ricorda di aver trovato un’opera in latino in versi, in tre libri di Ugolino Verini fiorentino scritta nell’anno 1490, stampata nel 1585 a Parigi nella stamperia di Mamerto Patissonio stampatore regio, intitolata “Ugolino Verini Poeta fiorentini, “de illuttrattione Urbi Florentinae”. Nel primo libro si parla della maestà e gloria di Fiorenza nei tempi antichi; nel secondo degli uomini illustri della città; nel terzo si parla delle famiglie fiorentine della loro origine, fra le quali è menzionata la “nostra Sassetta”. Da questa scrittura si può affermare senza alcun dubbio che l’origine della nostra famiglia è di Germania, e molto antica se ne trova memoria fin dall’anno 1269. Sempre Francesco di Tommaso Sassetti, racconta di suo fratello Bartolomeo possessore di memorie risalenti al 1105, ma purtroppo sono state perse, e di non poter mettere in dubbio la veridicità di questa memoria, non avrebbe avuto alcun interesse a scrivere notizie non vere.

Ancora notizie fornite da Francesco di Giovambattista riguardo a case, torri, magazzini e palazzi di loro proprietà; La prima memoria della nostra casa, è la torre de’ Sassetti, notizia riguardante la nostra proprietà, si rintraccia in scritture private, nelle quali è confermata la proprietà da almeno 350 anni. Nella sala principale al primo piano di detta torre si trova a conferma di quanto detto, un antico camino in cui si nota la vetustà, sopra ad esso si trova scolpita l’arme dei Sassetti. E di un’altra arme non identificabile perché non si distingue quello che vi è rappresentato per identificare la famiglia”. Da una memoria di Filippo Sassetti la descrizione dello stemma familiare; Frombola con il motto francese “A mos pouvoir” a mio potere, avvolta in capo a uno scudo con campo argento e banda obliqua azzurra bordata con due strisce azzurre.

“Andando verso la chiesa di San Piero Buonconsiglio, vicino alla chiesa di San Paolino c’è un fornaio, con sopra alla bottega una casetta la cui proprietà era della nostra famiglia, lasciata circa 25/30 anni fa. Nella facciata che dà su via de ferravecchi si trova uno sporto verso Mercato Vecchio, si trovano murati due antichi stemmi nostri. La casa appartenne e vi abitò Manente di Ghino Sassetti. Il quale non ebbe figli, quando morì nel 1390, la donò insieme ai suoi avere allo Ospedale di Santa Maria Nuova. In seguito, un certo Paolo, spedalingo, la ricomprò versando all’Ospedale una certa cifra di denari. In un libro di conti appartenuto a Gentile di Ugo Sassetti morto nel 1285, ci sono descritte le riscossioni delle pigioni di botteghe, e stanze affittate ad artieri. Da un altro libretto molto antico in mio possesso, non si sa a chi è appartenuto, si trova scritto che nell’anno 1215, la famiglia possedeva un gruppo di case fra il Canto della via di Santa Maria degli Ughi fino a S. Pier Buonconsiglio, e rigirava tutto quel quadro.

Altre informazioni sulle case possedute “Da la torre prendendo per la torre in questo luogo la facciata che riesce nella via de’ ferravecchi, si veniva sul Canto che è a riscontro, dove già erano le volte dei Vecchietti la quale finisce nella strada che va a S. Maria Ughi a mano destra; e quello che va a S. Miniato tra le torri dalla sinistra; e tutto quello che era tra la torre e questo Canto, ora è dei Sassetti, salvo che una casetta sul Canto, la quale ha un primo piano che è di un materassaio; et ancora sotto la torre è una bottega con una stanza, la quale è di Valore Valori, anta dall’anno 1558 o 59 da Luigi di Vincenzo Sassetti, allora padrone di detta torre per parte della dote della Cammilla sua sorella a detto Valori; e tutto il resto per altezza è loro”.

Ancora “Et entrando per la via che va a S. Maria Ughi, passata la porta della casetta del materassaio, detta di sopra, si trovano tre portoni grandi molto antichi, a canto l’uno al altro, che quel mezzo entra nella torre; nella corte della quale sono più magazzini e volte possedute da loro con una casetta ancora; e dalla corte si va su in torre: l’altre due porte grande, che mettono in mezzo questa entrata, servono oggi con la loro stanza per botteghe. Che uso già avessero, malamente si può giudicare; e quanto a me considerato l’effetto che le fanno di mettere in mezzo la porta principale con la riuscita delle finestre sulla corte della torre, direi che ne tempi antichi le avessero servito per ridotto e radunata la consorteria in luogo della loggia, che avevano molte famiglie nobili”.

Questa è una parte della ricerca fatta da Francesco di Giambattista di Teodoro Sassetti, per asserire la antichità e nobiltà della famiglia, che fin dai tempi antichi è stata parte attiva della storia di Firenze.

Alberto Chiarugi
Famiglia Sassetti prima parte

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