Nei tempi antichi i medici usavano tastare il polso dei pazienti per valutare il loro stato di salute. Se le pulsazioni erano regolari allora il malato era “in buona vena” e voleva dire che si trovava in una situazione che lasciava prevedere una guarigione entro brave tempo.
Tutto questo traeva origine dall’antico concetto terapeutico secondo il quale le persone che avevano una grande quantità di sangue che scorreva con regolarità nelle vene venivano considerate più sane e forti di costituzione ma anche più energiche di carattere, coraggio e spirito battagliero.
Quindi “essere in vena” ancora oggi vuol dire essere nello stato d’animo o trovarsi nelle condizioni migliori per affrontare una situazione o un progetto, oppure essere in uno stato emotivo particolarmente idoneo e reattivo per intraprendere qualcosa.
(da “Adagi con brio“, di Franco Ciarleglio, Sarnus Editore)

Franco Ciarleglio
Essere in vena
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