Pietro da Verona nacque nel 1205 circa da una famiglia Càtara, morto a Seveso (Mi) nel 1252, al tempo in cui nacque l’eresia Càtara era diffusa in Europa fino dal X secolo. La sua diffusione si deve al Vescovo Novaziano elettosi antipapa, in seguito si estese nei paesi dell’Occitania, ebbe il suo maggior centro nella città francese Albi chiamando i seguaci Albigesi.

Il piccolo Pietro fu mandato a studiare a Bologna, poi entrò nell’ordine dei frati predicatori Domenicani, per la sua forza che metteva nelle prediche nel 1232 il Papa Gregorio IX lo inviò in Lombardia per combattere i càtari fondando compagnie di preghiera e combattimento.

In seguito fu inviato a Firenze, dallo stesso Papa, nel periodo in cui i Càtari avevano molti seguaci, le sue prediche infiammavano gli animi dei fiorentini contro l’eresia che stava mettendo in difficoltà la chiesa cattolica. Costituì la “Sacra Milizia” o Società di Santa Maria per combattere oltre che con le prediche e le preghiere anche con le armi, nello stesso tempo il Pontefice ordinò inquisitori i domenicani nella loro lotta contro gli avversari. A ricordo di scontri molto cruenti avvenuti al Trebbio e a Santa Felicita, dove i seguaci di fra’ Pietro ebbero la meglio sugli eretici, alla fine del 1300 vennero erette delle colonne a ricordo dei combattimenti.

Una leggenda racconta che durante una predica tenuta in Mercato vecchio mentre parlava, il diavolo apparve come un cavallo nero dalle cui narici usciva del fumo, lanciato al galoppo contro la folla accorsa per ascoltarlo. Pietro non si intimorì alla diabolica apparizione, fece nell’aria il segno della croce e l’animale scomparve in una nuvola di zolfo.

Anni dopo il banchiere Vecchietti, a ricordo del miracolo, fece fare dal Giambologna un diavoletto di ferro porta insegna, che applicò al muro del suo palazzo dalla parte in cui era avvenuto l’episodio.

La tradizione vuole che nell’anno 1244 prima di tornare in Lombardia per continuare le prediche e le inquisizioni contro gli Albigesi, prima di partire da Firenze venne il tempo di sciogliere la milizia che lo aveva aiutato nel debellare l’eresia, incitò i suoi seguaci a continuare a predicare la fede e a svolgere opere di carità in favore di chi aveva bisogno. Così venne istituita la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, che ancora oggi continua la sua opera.

Rientrato in Lombardia continuò la sua opera, tanto che Papa Innocenzo IV nel 1251, lo nominò inquisitore. Nel 1252 mentre si recava a Seveso (Mi) in località Barlassina, venne assalito da sicari, che gli conficcarono in testa una roncola, si racconta che prima di morire intingesse un dito nel suo sangue scrivendo per terra la parola “credo”. Il suo assassino tale Carino da Balsamo pentito del crimine commesso, si ritirò in un convento domenicano a Forlì, morendo in odore di santità. Nel 1253 Papa Innocenzo IV, canonizzò fra’ Pietro da Verona, diventando per tutti San Pietro Martire.

Alberto Chiarugi
Fra’ Pietro da Verona e l’eresia Catara.

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