Nel carcere del Bargello era antica consuetudine, già nel Cinquecento, che il giorno di San Bonaventura, il 15 luglio, le porte del Palazzo venissero aperte alle Confraternite e alle Compagnie di Carità per la visita ai carcerati, e in quell’occasione chiunque poteva portare cibo e vestiti ai prigionieri.

I carcerati, a quei tempi, non venivano mai mantenuti con il denaro pubblico ed era un’opera assistenziale curata dai cittadini quella di provvedere con cibo ed altri beni di prima necessità al sostentamento di coloro che erano incorsi in problemi con la giustizia.

Per ricordare questa antica usanza, nel 1588 Fabrizio Boschi, appena diciottenne, dipinse l’affresco oggi racchiuso nel tabernacolo posto all’angolo tra via dell’Acqua e Via Ghibellina.

Il Tabernacolo risale al 1859, quando il Governo Provvisorio Toscano stabilì che all’interno del Palazzo del Podestà, che nel Cinquecento era stato destinato a sede del Capitano di Giustizia (il cosiddetto Bargello), fossero raccolte tutte le opere scultoree minori, medioevali e moderne che avevano fatto parte della Galleria degli Uffizi, e tutte le opere provenienti sia chiese che da edifici civili, da cui si era ritenuto opportuno toglierle.

Il Tabernacolo fu costruito a protezione dell’affresco del Boschi, già notevolmente deteriorato dagli agenti atmosferici. Il dipinto rappresenta San Bonaventura nell’atto di visitare i carcerati, porgendo loro del pane da un cesto. Attorno al santo vi sono i membri delle Compagnie di Carità e due persone del popolo che osservano la scena, mentre i carcerati attraverso le sbarre ricevono il pane. L’alluvione del 1966 danneggiò ulteriormente l’affresco, che venne staccato e restaurato nel 1996.

Gabriella Bazzani
Il Tabernacolo del Bargello
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