Personaggi che hanno dato lustro a Firenze ne esistono molti, alcuni di rilievo ed altri minori, taluni così importanti che li abbiamo esportati. Narciso Parigi è stato per molti anni “esportato” negli Stati Uniti, dove ha spopolato come cantante tenendo alto il vessillo della sua fiorentinità. Oggi, 91enne, ci riceve nella sua casa fiorentina per un’intervista, una chiacchierata fra un caffè e una sigaretta e tanti aneddoti; qualcuno, lo confessiamo, dobbiamo tenerlo nascosto per non rischiare una querela che la nostra Rivista Fiorentina non sarebbe in grado di affrontare. Il fatto è che Narciso Parigi, in vita sua, ha conosciuto personaggi di spicco del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica e non si pone problemi a farne i nomi e a raccontare su di loro aneddoti che, a malincuore, è meglio tacere.

FlorenceCity: Partiamo dall’inizio! Cosa ricorda della sua infanzia?

Narciso Parigi: Mi ricordo che quando ero ragazzo ho incominciato a lavorare presto perché ci avevano buttato fuori da tutte le scuole. Noi si andava a scuola a Prato partendo da Campi perché né a Campi né a Sesto c’erano scuole commerciali. Si andava a scuola in bicicletta, s’era io e uno che si chiamava Risaliti, la sua nipote è diventata Miss Italia nel 2016. Poi c’era un altro compagno invece che veniva da Vaiano e si chiamava Indolfi. Un giorno a scuola ci dissero che era morto il Papa e uno dei tre, non io, e non dico il nome di chi fu, disse: “… che ne morisse uno tutti i giorni”. Ecco, per l’appunto quello lì era l’insegnante di religione e dopo questa battuta infelice questo insegnante di religione ci trattava male tutti e tre, si rischiava di bocciare. Questo amico un giorno si arrabbiò e lo prese a cazzotti. Ci buttarono fuori dalla scuola tutti e tre, non solo da quella scuola, ma non ci si poteva iscrivere a nessuna scuola. Quindi io ho cominciato a lavorare a 12 anni.

FC: Cosa faceva?

NP: Quando mi buttarono fuori dalle scuole il babbo mi mise in mano il triciclo e portavo le scarpe a tutta Firenze: a Gilardini, a Cresti…. una volta al Ponte del Pino entrai con la ruota in una rotaia, cascai, mi caddero tutte le scarpe e mi si spaiarono tutte! (N.d.R. risate) Passò il trombaio e si fermò, scesero tutti e me le rimisero nelle scatole. Mi misero ad imparare il mestiere, mio padre era nelle calzature…

FC: Quando cominciò a cantare?

NP: Cominciai a cantare in San Frediano, con gli amici, ma poi se non c’erano gli Stati Uniti io non sarei diventato nessuno in Italia, perché all’epoca bisognava avere la tessera dei partiti. (N.d.R: Non credo sia cambiato molto). Io avevo promesso al mi’ babbo, di padre antifascista, che non avrei mai preso nessuna tessera di partito ed infatti non l’ho mai presa. In Italia c’erano tanti miei colleghi cantanti, all’epoca, che avevano le tessere di tutti i partiti.

FC: Negli Stati Uniti come è cominciata?

NP: Quando sono andato negli Stati Uniti erano già arrivati tre o quattro film miei, film che io avevo fatto in Italia, tipo “Terra straniera” o “Prigioniero ad Amalfi”. Quando sono arrivato a New York c’era ad aspettarmi tutta la banda italiana, per festeggiarmi perché già mi conoscevano. Le comunità italiane erano molto unite fra loro perché c’era uno scontro culturale, gli italiani erano odiati dalle altre comunità come quelle inglesi o quelle francesi o ancora quelle spagnole, quindi si erano uniti fra loro per  esaltare l’italianità.

FC: Ricorda un aneddoto divertente negli Stati Uniti?

NPIo ero molto amico di Reagan, eravamo come fratelli, un giorno si parlava e io gli dissi che nei film facevano passare da cattivi gli indiani, ma che in realtà i cattivi s’era noi europei che siamo andati là e li abbiamo ammazzati tutti. Reagan mi guardò sorpreso e disse: “Cosa dici?”, come ad intendere, di che parli? Poi si soffermò a pensarci e disse: “Sai che hai ragione!”. 

FC: Fra tutte le canzoni che ha scritto quale in particolare ricorda con più affetto?

NP: Yesterday… Yesterday l’ho cantata in Italiano. Le canzoni che cantavo io erano in italiano, ma non canzoni tipo “Nel Blu Dipinto di Blu” e l’aveva già cantata Caruso, che potevo mettermi a cantarla io?! Pensate che una volta i Beatles mi ringraziarono perché io avevo cantato Yesterday in italiano. Mi ringraziarono pubblicamente in una trasmissione televisiva: la comunità italiana negli Stati Uniti parlava i dialetti italiani ed il fatto che io avessi cantato Yesterday in italiano, permise alla comunità di conoscere il gruppo inglese. Io, prima di cantarla, dicevo sempre che era una rivisitazione in italiano della canzone Yesterday dei Beatles.

Pensate che la voce che girava negli Stati Uniti all’epoca era: “Volete imparare l’inglese? Comprate i dischi di Frank Sinatra. Volete imparare l’italiano? Comprate i dischi di Narciso Parigi.”

Avevo raggiunto una popolarità tale negli Stati Uniti che quando la RAI voleva promuovere qualcuno o qualcosa negli U.S.A. chiamava me. L’ho fatto per molti artisti, da Mina al Quartetto Cetra, fino a Claudio Villa.

Gabriella Bazzani

FCChe rapporto aveva con Claudio Villa?

NP: Eravamo Amici. Quando venne negli Stati Uniti io gli suggerii di cantare Luna Rossa e quello volle fare Tintarella di Luna. Io lo avevo portato ad una trasmissione nazionale, era più indicata la canzone che gli dicevo io. Non mi volle dare retta. Claudio Villa mi riuscì di farlo prendere al Sullivan Show, una trasmissione che a cui io partecipavo spesso, io ero là con la William Morris (N.d.R. WMA, William Morris Agency, agenzia di Hollywood) ero iscritto all’Unione e mi consideravano come un italo-americano. Mi dicevano per scherzo “vedi Napoli e poi muori” e io gli rispondevo: “Vedi Firenze e poi campi” E loro ridevano! Io sono sempre stato attaccato a Firenze, Sesto e Campi.

Anche Mina quando è venuta negli Stati Uniti non mi volle dare retta sulle canzoni da cantare, io avevo esperienza, sapevo come ci si muoveva, con quali sonorità, cosa piaceva ed infatti anche Mina ha fatto poco negli Stati Uniti, non ha avuto tutto ‘sto successo. Si mise a cantare canzoni della Barbra Streisand. La contestarono e non mi pagarono la serata, nemmeno le spese delle telefonate che faceva con Massimiliano Pani, le dovetti pagare io! Ditemi voi, è come se fosse venuto in Italia Frank Sinatra a cantare gli stornelli a Firenze! (N.d.R. risate)

Un altro che era poco conosciuto fuori Firenze era Spadaro, in America non lo conosceva nessuno. Gli americani conoscevano Carlo Buti, cantava bene… Quando Modugno nel 1958 vinse Sanremo con “Nel blu dipinto di blu” Carlo Buti mi disse: “… e ora Narciso noi bisogna andare a vendere noccioline.”, ma in realtà in America, in America unn’ha fatto nulla lui, un date retta a’ discorsi.

In America soltanto Carlo Buti ha fatto tanto, soprattutto in America del Sud, mentre in America del Nord più di tutti ho fatto io, perché ho avuto la fortuna di entrare nell’Unione; ero considerato italo-americano. Ricordo che una volta Frank Sinatra in una trasmissione cantava “Le foglie rosee” e Bob Hawke buttava le foglie da un albero, sembrava davvero cascassero le foglie; poi, venne giù tutto, io mi impaurii e entrai in scena… in realtà era tutto preparato per la trasmissione e la parte meglio di tutti la feci io perché non lo sapevo e mi precipitai, mi videro impaurito…

FC: Qual’è la cosa veramente importante nella vita?

NP: L’unica cosa veramente importante nella vita non sono i soldi, ma è l’amicizia. L’amicizia è anche più importante della salute perché l’amicizia ti salva anche la salute.

IL SINDACO DARIO NARDELLA CONFERISCE A NARCISO PARIGI IL FIORINO D’ORO PER I SUO NOVANTESIMO COMPLEANNO.

Andreaggi: Ti fecero sceriffo nel Wisconsin vero?

NP: Ho avuto 14 cittadinanze onorarie. A Firenze mi hanno dato il Fiorino tre volte, ma in Comune non me l’avevano mai consegnato: me lo dette Morales in via Ghibellina, Domenici, eravamo amici con Leonardo, ma proprio amici amici, che era Sindaco, me lo dette ma non nel Salone dei Cinquecento, lì mi volevano dare il premio Ponte Vecchio. Ma vaia per piacere, leati di torno.

FC. Quindi non l’ha preso poi?

NP: No macché. Non stavo bene.

FC: Il suo rapporto con le donne? Si dice che sia stato un dongiovanni.

NP: (N.d.R. Abbassando la voce) Nel 1951 ero negli Stati Uniti, ho conosciuto tantissime persone, tantissime donne, tutte amiche per l’amor di Dio, non c’era nulla di male, ma la mia moglie non c’era perché lei aveva paura di volare e io invece dovevo andarci per lavoro e qualcosa dovevo “mangiarla…”.

FC: Quando era in America che cos’è che le mancava di Firenze e quando tornava in Italia che cos’è che le mancava degli Stati Uniti?

NPMi mancava tutto di Firenze, però a Firenze mi davano soltanto 30/40 mila lire per cantare,  io guadagnavo molto di più, ma parecchio di più, in America. Qua mi chiamavano a cantare alla festa dell’Unità e mi davano 30.000 lire; negli Stati Uniti, per fare una serata, mi davano 10.000 dollari. Io stavo bene in Italia, la questione era di interesse; io stavo bene a Campi. 

Enrico Bartocci
Enrico Bartocci

FC: Lei ha partecipato anche il Festival di Sanremo?

NP: Ho partecipato due volte, anche in coppia con Claudio Villa. Una canzone era Buongiorno Tristezza che mi fu tolta perchè venni via dalla CETRA. I primi due festival del 48 e 49 li ho vinti tutti e due io. Lo facevano a Viareggio, vinsi con l’orchestra Ferrani e in quegli anni partecipavano tutti, Tajoli, Villa, i migliori.

FC: Oggi ci sono tutti questi programmi, i Talent Show alla televisione, come ad esempio “Amici”. Oggi con queste trasmissioni si fanno conoscere, ai suoi tempi qual era il modo migliore per farsi conoscere?

NP: A me non mi riesce ascoltarli, non mi riesce imparare nulla di quello che cantano, invece ai giovani piacciono da morire… Si vede che è cambiato tutto, io non saprei cantare come cantan loro… ma la verità è che non sono cantanti, la voce da cantante non ce l’ha nessuno. Io non capisco una parola!

FC: La sua è una famiglia di artisti, un suo cugino è Rolando Panerai?

NP: Si, mi ha telefonato proprio l’altro giorno, si vuole stare un giorno intero insieme senza nessuno. Mi ha detto: “Si sta insieme un giorno io e te Narciso senza nessuno, nemmeno le famiglie”. Con Rolando, Alfredo Martini e Dino Castellani eravamo come fratelli. Anche il Castellani veniva a scuola a Sesto e fu anche lui fu buttato fuori dalle scuole, era del ‘27 come me.

Andreaggi: E’ vero che alla RAI, in radio, non potesti cantare “Le ragazze di Monticelli”?

NP: Sì, per l’epoca era troppo colorita, me la censurarono. Me ne hanno fatte di tutti i colori alla radio. I democristiani dicevano che ero comunista, i comunisti dicevano che ero democristiano ma io non ero né l’uno né l’altro, non mi sono mai voluto iscrivere a niente. Mi dissero di no e gli dissi  “ma andate a prendervelo in….”

FC: Per quanto riguarda la Fiorentina, lei ha fatto l’inno.

NP: La Fiorentina è la mia seconda famiglia! Non l’ho fatto io l’inno, l’ho imparato e cantato. 

FC: e quindi l’inno come venne fuori?

NP: Io ed i miei amici andavamo sulle scalinate della chiesa di S. Lorenzo e io la domenica andavo con loro allo stadio, venivo da Campi ed andavo a vedere la Fiorentina. L’inno è venuto fuori perché io, quando sentivo una cosa la imparavo subito, l’unica cosa che ho fatto è qualche cambiamento nelle parole.

NP: Ma quindi era una canzone che già esisteva?

NP: Si! Era di dominio pubblico… Io ho fatto tante canzoni…

FC: Quindi lei l’ha modificata e cantata?

NP: Si, io ho fatto quello… Io ho cambiato un poco le parole, però il motivo era quello ed il coro me lo fecero i giocatori dell’Inter!

Andreaggi: Vero, nella prima versione ci sono i giocatori dell’Inter, in quella del 1954.

FC: Poi è stata modificata?

NP: Io feci una versione col titolo “I magnifici undici” perché c’era il film di cowboy “I magnifici sette”, mi piaceva l’idea e allora dissi a Mogol “fammi i magnifici undici”! Io a Mogol l’ho tenuto in collo, suo babbo era direttore alla Ricordi, si mangiava insieme con lui e Prosperiani il titolare della Metro Edizioni dove cantavano Natalino, Ciorilli. Io ero amico con tutti e mi volevano tutti bene.

Andreaggi: con i magnifici undici vincesti il premio come miglior inno!

NP: Migliore inno per una squadra di serie A! Pensate, a Pontello gli dettero 50 milioni e lui cambiò l’inno, per 50 milioni! I magnifici undici l’ho fatta nel 1957. Io gli avevo fatto dare 700 milioni di lire dai miei nipoti, i Panerai, come sponsor, a quel punto, per rivalsa, mi feci dare 70 milioni a cui avevo diritto come percentuale per avergli trovato lo sponsor. Una volta ottenuti li ho restituii ai miei nipoti.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni

FC: Come vi siete conosciuti con Lorenzo Andreaggi, come è che lo ha inquadrato e lo ha fatto diventare il suo erede?

NP: Meraviglioso! L’ho conosciuto ad una festa mia … Vero? Ma ci conoscevamo di già?!

Andreaggi: Io gli scrissi una lettera cinque anni fa e lui mi telefono mi disse che la lettera gli era andata dietro la cassetta della posta! Quindi l’aveva letta molto tempo dopo. Mi telefonò e venni a casa sua e gli cantai…

NP: Siamo diventati amici perché lui è un ragazzo semplice come me, io con lui vado d’accordo e gli voglio bene. Lui è bravo, tutte le mie canzoni lui le sa a memoria ed io no! (N.d.R. risate).

FC: E l’idea di fare il CD come vi è venuta?

NP: E’ stata un’idea di Lorenzo e le canzoni le ho lasciate scegliere a lui.

Andreaggi: Per dire la verità è stata fatta una cernita, inizialmente abbiamo ascoltato un centinaio di canzoni, poi di queste 100 ne abbiamo scelte 40, poi le abbiamo ridotte a 30 e siamo poi arrivati a 20… ma 20 son troppe, non ci si fa. In realtà nel disco sono inserite quindici canzoni, di più non era possibile. Tra le canzoni che abbiamo scelto c’è anche “Amici miei”, che Narciso aveva scritto proprio per il film, con le musiche di Rustichelli. 

NP: Amici miei, l’avevo scritta per il film, che doveva essere diretto da Pietro Germi, poi Germi morì e la regia passò a Mario Monicelli, il quale non sapeva che io avessi scritto questa canzone apposta per il film, gli venne detto dopo e mi rimproverò: “Perché non me l’hai detto?” e io risposi “Mario, io sapevo che il film nemmeno lo facevano più, non sapevo che lo giravi te” eravamo amici, e Mario si dispiacque molto di non averla potuta inserire nel film.

C’è anche “Va ja Firenze”, di cui le parole non le ho scritte io, le ha scritte D’Onofrio, ma non quello che faceva il Grillo Canterino, ma Roberto D’Onofrio. Avete mai sentito “Il Baco Gigi”? Una canzone molto simpatica, un po’ frizzantina… Ma quella non è inserita nel cd, è un po’ allusiva…

Andreaggi:  E’ bellina, si metterà la prossima volta. Anche quella lì.

NP; Una volta a Totò, con cui eravamo diventati amicissimi, feci notare che la mia canzone “Ti voglio tanto bene” ha un sound uguale a “Malafemmena”, ma quella è stata scritta prima di Malafemmena.

Andreaggi: Per Dean Martin scrisse la canzone “Non ritornar”, molto bella, che però Dean Martin non ha mai cantato.

NP: Nel CD abbiamo messo It is Christmas… molto bella, parla di un padre che aspetta il ritorno del figlio, che se n’è andato senza dir dove, per il giorno di Natale, ascoltandola ci si “sente” molto Dean Martin.

FC: Ha un ricordo, un aneddoto da raccontare su Odoardo Spadaro?

NP: A Spadaro volevo bene come se fosse stato i’mi babbo… “Ricordando Odoardo Spadaro” è il titolo della canzone che abbiamo inserito nel disco: “Tra i ricordi vissuti il più caro, certamente rimane Spadaro: quel sorriso di eterno bambino, quell’arguto parlar fiorentino, mi ricordo una sera d’estate nello stesso teatro in paese lui artista bravissimo in tutto ed io il giovane al primo debutto…” una bella canzone, ma anche questa non l’ho mai cantata a Firenze.

Andreaggi: Nel CD c’è Ricordando Odoardo Spadaro scritta proprio come dedica a Spadaro.

FC: Quali altre canzoni ci sono?

Andreaggi: Sono 15 in totale, Bruno Scantamburlo ha arrangiato tutte le canzoni tranne due di cui si è occupato Stefano Bollani. Fra le canzoni c’è Amici Miei come dicevamo prima, Good Night Firenze, che canto con Le Signorine del Trio Vocale,  Va ja Firenze che racconta tutta la storia del capoluogo toscano, Non Baciarmi che canto in duetto con Irene Grandi e Saverio Lanza.

NP: Fui io a consigliare al babbo di Irene di farla cantare, la conoscevo fin da bambina, era portata per il canto.

Andreaggi: Ancora c’è La Luna che canto in duetto con Fabio Armiliato, Aquiloni, che canto in duetto con Finaz della Bandabardò, Cosa Sognano Gli Angeli, I Magnifici Undici scritta da Narciso e Mogol, Non Ritornar scritta da narciso per Dean Martin, Vivere, Tre Franchi Di Pietà colonna sonora del film in cui recitò anche Narciso come attore, una canzone che vinse il disco d’oro in Giappone, Tu Sei Sempre Nel Mio Cuore che canto in duetto con Drusilla Foer, Serenata Celeste suonata da Stefano Bollani.

FC: Per concludere, un suo pensiero, un pensiero di un grande artista e uomo d’esperienza.

NPNella vita essere buoni non costa nulla, invece esser cattivi costa, perché qualche accidente t’arriva! Ce n’eran tanti che si litigavano l’uno con l’altro e non ne hanno mai tratto beneficio. Ora sono anziano e quando passerò nella tomba mi piacerebbe mi portassero in San Frediano, non mi interessa la messa, mi piacerebbe andare in piazza del Cestello dove c’erano tutti gli amici con cui si cantava e con i quali ci si voleva bene, proprio lì, in San Frediano.

Salutandoci, ci lascia con queste parole:

“Le cose che vi ho detto son cose che dico solo agli amici, da oggi anche voi ne fate parte”.

E noi ne siamo onorati e felici ci allontaniamo salutando con affetto il nostro nuovo, grande amico Narciso.

Intervista realizzata da Jacopo Cioni, Gabriella Bazzani ed Enrico Bartocci per la Rivista Fiorentina FlorenceCity con la collaborazione di Lorenzo Andreaggi.

Intervista a Narciso Parigi.
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