Taluni nomi talvolta sono poco conosciuti al grande pubblico eppure hanno segnato un’epoca, aperto scenari fino a quel momento chiusi, segnati dei record per il tempo davvero incredibili. Una di queste persone è Alda Burattini di origine Marchigiana, ma adottata e sposata a Firenze dove ancora vive.  FlorenceCity ha voluto intervistarla per riportare alla memoria quegli anni e come il ruolo della donna nella società cambiava anche grazie a donne come Alda. Donne che si imponevano nello sport, mondo che al genere femminile era ancora fortemente precluso, specie per certe discipline, non solo praticandolo, ma forzando le federazioni a creare le strutture femminili.

FlorenceCity: Lei ha avuto una vita sportiva incredibile ed è stata una innovatrice per lo sport femminile raggiungendo traguardi importanti soprattutto nel tiro al piattello, ma non solo in questo, vogliamo parlare dell’atletica prima?

Alda Burattini (maglia n. 6) con la squadra femminile di pallacanestro della Stamura di Ancona assieme alla sorella (n. 9) nel 1948 a Porto S. Giorgio.

Alda Burattini: Si. io ho iniziato a sparare dopo che è nata mia figlia, avevo già più di 30 anni, per l’atletica dobbiamo fare un passo indietro. Prima di sparare avevo fatto già molti altri sport, ho cominciato verso i 15/16 anni a giocare a pallacanestro.

FlorenceCity: Pallacanestro?

Alda Burattini: Si… Io ero alta 1.65 ma allora ero sopra la media… Negli anni ‘50 non è che le donne fossero tanto alte.

FlorenceCity: Non credo ci fossero tante squadre di pallacanestro femminile allora…

Alda Burattini: beh no, ce n’erano… io giocavo con la Stamura di Ancona che aveva la squadra maschile… Ed anche lì, chi è che ha messo su la squadra femminile?

FlorenceCity: Lei?

Alda Burattini con la maglia della Stamura di Ancona durante in partita di pallacanestro a l’Aquila nel 1950.

Alda Burattini: Non io ma mia sorella… Diciamo noi , perché siamo andate a vedere le partite dei maschi e naturalmente abbiamo preso in mano il pallone… Perché mia sorella aveva già fatto un po’ di pallacanestro quando vivevamo a Monselice, nel veneto. Alla scuola dove andavamo – all’epoca c’era il fascismo – si faceva molto sport, quindi mia sorella sapeva un po’ giocare, non sapeva molto ma qualcosa sapeva…

FlorenceCity:  Lei ha fatto anche atletica però…

Alda Burattini: Si si, dopo… Con mia sorella abbiamo iniziato a giocare. Dopo abbiamo fatto con la società, visto che eravamo già in tre o quattro ed abbiamo messo su la squadra, diversi campionati. Io ero abbastanza bravina, alla fine ero la capitana e siamo andate anche in seria A

FlorenceCity:  Di pallacanestro?

Alda Burattini: Si certo! Uno fa le gare per vincere!

FlorenceCity:  Si capisco… Anche io facevo le gare di sci per vincere ma non vincevo (risate), lo sport vuole una predisposizione per salire a certi livelli, soprattutto agonistici nazionali o internazionali. 

Alda Burattini, capitana della Stamura di Ancona, stringe la mano alla capitana avversaria prima di una partita di pallacanestro ad Ascoli nel 1950.

Alda Burattini: Successe così. Naturalmente tutta la città , che non era molto grande, seguiva la squadra e vennero alcuni allenatori di atletica a vedere la partita. Alla fine della partita questi signori mi chiesero: “Perché non viene a fare una gare di atletica domenica?”

FlorenceCity: Che gara era?

Alda Burattini: La gara di lancio del peso… io dissi “Ma Io…Boh” Mi dissero “venga al campo sportivo a vedere” “ Va bene” dissi “Vengo a vedere”. Io facevo quello che oggi è il Playmaker, smistavo la palla e decidevo quale era il tipo di gioco da fare, quando non si entrava dentro prendevo e tiravo da poco più avanti del cerchio, quindi ero lontano dal canestro ma spesso lo facevo. Questi signori mi videro tirare un pallone grande e piuttosto pesante da quella distanza tranquillamente dentro il canestro. Quindi mi chiesero di andare a fare il lancio del peso, perché pensarono “il movimento è quello…”. Io dissi vabbè, andiamo a vedere, che mi costa, tanto non avevo niente da fare. Andai e mi fecero vedere: “si fa così, si prende, questa è la pedana, si tira in questo modo… Provi a fare qualche tiro…” io ho provato e loro dissero “ Va bene. Allora domenica c’è la gara, venga a fare la gara. Mi fecero il cartellino, tutto di volata, io avevo un po’ di dolori perché movimenti nuovi fanno male ai muscoli però scaldandomi mi passò. Andai a fare la gara e feci, mi pare, 7,78 metri. Mi pare fosse record regionale marchigiano, o perlomeno vicino. Sicché non mi hanno più mollato… Ed ho cominciato a fare atletica.

FlorenceCity: Cioè lancio del peso?

Alda Burattini: Si, certo, facevo lancio del peso, facevo le gare ed il primo anno ho fatto il record Marchigiano, contemporaneamente giocavo a pallacanestro e facevo un po’ di scherma

FlorenceCity: Pure?

Alda Burattini: Si esatto..,. facevo tre allenamenti diversi

FlorenceCity: E’ stata una pioniera!

Alda Burattini: L’allenatore della scherma mi disse che se continuavo potevo andare alle olimpiadi e le potevo vincere. A quell’epoca vinse la Irene Camber di Trieste. Lui mi faceva tirare con gli uomini perché secondo lui avevo la mano e l’avambraccio talmente forte che quando l’avversario mi dava la “botta” non riusciva a spostarmi. 

FlorenceCity: Ha fatto il campionato italiano di Atletica nel lancio del peso?

Alda Burattini: Si, mi pare fosse a Bologna… Sono andata e sono arrivata terza. Ho continuato poi ad allenarmi ed ho cominciato a fare anche un po’ di lancio del disco, anche lì me la cavavo ma non più di tanto. L’anno dopo era venuta fuori la Marisa Antinori, era stata fatta un’altra società di atletica e c’era questa ragazza che era molto più robusta di me ed andava forte. Tutti erano convinti che avrebbe vinto il campionato italiano perché faceva più delle misure che avevo fatto io fino ad allora. Però siccome era estate, io ero in vacanza in campagna, mio padre era in ferie, e io non mi allenavo, non mi hanno più visto. Però io mi allenavo con Flavio, un ragazzo mio parente, che doveva costruire una casa. Lui mi disse: devi fare il campionato italiano? Ci penso io! Prendi questa mazza da 5 chili, io tengo il piolo… E mi fece tirare con questa mazza per tutta l’estate.

FlorenceCity: Quindi le fece rinforzare i muscoli?

Alda Burattini: Si, quindi senza allenamento specifico però i muscoli si rinforzarono perché questa mazza pesava, Addirittura rischiai, per un disguido, di non fare il campionato: mi avevano scritto una lettera per convocarmi a “Burattini Alda”, il postino si sbagliò ed invece che a me lo portò a mia cugina Burattini Elda, che aveva la stessa età, è nata un mese dopo. Lei non c’era e l’avevano messa sotto la porta. Io solo per caso l’ho vista ed ho pensato, “Accidenti, il campionato è fra una settimana”. Sono partita subito.

FlorenceCity: Era a Roma?

Alda Burattini: No i campionati erano a Trieste. Arrivata lì mi hanno dovuto far partecipare insieme alla Marisa Antinori dell’altra società. Loro non mi avevano più visto e non avevo fatto più allenamento. Siamo andate a fare le gare ed io ho fatto un metro di più di quello che facevo prima! La Antinori fece più di quello che facevo io normalmente ma io ho fatto un metro di più, che nel peso è tanto. Quindi ho vinto il campionato italiano di terza categoria. Era il 1951 mi pare.

FlorenceCity: E l’anno dopo, tutte ad allenarsi con la mazza di ferro… (risate)

Alda Burattini: Sai, nel lancio del peso quando si migliora il record si migliora di 5 o 10 cm… Non di un metro!

FlorenceCity: Quindi non se lo aspettavano!

Alda Burattini: Non non se lo aspettavano.

FlorenceCity: Ma nemmeno lei probabilmente…

Alda Burattini: Beh… io quando vado a fare le gare vado sempre per vincere.

FlorenceCity: All’epoca quindi lei ancora abitava nella Marche?

Alda Burattini: Si stavo ancora nelle marche, ma dovevo trasferirmi a Roma per accedere e studiare l’ISEF, ho dovuto smetterla sia con la palla a canestro sia con la scherma. Ho continuato a fare solo atletica.

FlorenceCity: Un peccato smettere le altre discipline.

Alda Burattini: Quando Il mister di scherma seppe che sarei andata a Roma a studiare e quindi abbandonavo il fioretto venne a casa mia a pregare la mamma per farmi continuare, le prometteva di tutto e di più. Mi voleva in squadra a tutti i costi, arrivò addirittura ad offrirmi di non pagare niente, ne il corso, ne la divisa, ne il fioretto. Mi avrebbero pagato  tutto, anche le lezioni, ed io non avrei dovuto pagare nulla. Per loro ero un’atleta su cui puntare per le olimpiadi, pensavano avessi la possibilità concreta di vincerle. Non riuscì però a convincermi, gli dissi che dovevo pensare al mio futuro, dovevo andare a Roma a studiare per prendere il brevetto ISEF, un diploma che mi avrebbe assicurato un lavoro.

FlorenceCity: Per quale ragione rinunciare? Se arrivava alle olimpiadi si sarebbe sistemata comunque.

Alda Burattini: No, a quei tempi non era come oggi, alle atlete non davano nulla, Se ci pagavano il pranzo era grasso che cola, anzi, spesso ci toccava portarci anche il panino da casa per mangiare.

FlorenceCity: Quindi si trasferì a Roma?

Alda Burattini: Si. Il primo corso ISEF fu aperto a Roma nel 1952 e io nel 1953 mi sono iscritta per conseguirlo. Presso l’ISEF c’era anche il corso di fioretto, ma le altre allieve erano ad un livello basso di studio, quasi al livello di imparara a tenere il fioretto in mano, a capire dove posizionare le dita, quindi a frequentare la squadra mi annoiavo e non imparavo nulla. Mi ricordo una volta vennero a farci visita degli esponenti dell’ISEF francese e quindi erano stati organizzati una serie di saggi. Alla fine praticamente li feci tutti, tranne pallavolo che non avevo mai praticato. Per fioretto non era previsto che partecipassi al saggio, ma capitai in palestra per combinazione e mi costrinsero a partecipare nonostante fossero tre anni che non tiravo di fioretto. Alla fine dei saggi avevo, praticamente, partecipato a tutti, tranne pallavolo. Il fioretto è uno sport davvero faticoso, sia fisicamente che mentalmente, uno sport dove si lavora molto, ti facevano stare ferma con il fioretto in mano per tantissimo tempo e poi devi mantenere una concentrazione costante, non puoi staccare un secondo.

FlorenceCity: Quando si è trasferita a Firenze?

Alda Burattini: Avevo conosciuto mio marito a Lucca, dopo che avevo vinto il terzo Premio di categoria per il lancio del peso. Lo conobbi alla stazione di Lucca perchè lui mi sentì parlare marchigiano e incuriosito si mise a parlare con me, poi siamo rimasti in contatto. Ci siamo scritti per lungo tempo, lui già stava a Firenze. Al contempo non mi trovavo più bene nella mia società sportiva, non mi stavano allenando bene. Per esempio nel lancio del giavellotto invece che migliorare stavo tornando indietro, invece che migliorare peggioravo. Praticamente mi resi conto che avevo un difetto, ma nessuno mi diceva niente su cosa non andava e come migliorare e quindi litigai con la società. Il mio futuro marito mi mise al corrente che a Firenze, era il 1950/51, lui aveva fondato la sezione femminile del CUS Universitario. Io mi decisi a trasferirmi a Firenze e chiesi il nulla osta alla mia società per passare a quella fiorentina. Mi negarono il permesso adducendo che il nulla osta potevano concederlo solo per un’altra società all’interno della stessa regione. In pratica cercavano di ostacolarmi. Mio marito ebbe l’idea di farmi chiedere il trasferimento per una società di Macerata, dove c’era una sola società sportiva ed era tutta maschile, quindi diventai l’unica donna che faceva parte della società sportiva di Macerata. A quel punto chiesi il nulla osta per Firenze e la società di Macerata lo concesse. In questo modo riuscii a trasferirmi a Firenze.

FlorenceCity: Quindi lei è fiorentina di adozione, vive a Firenze da più di 50 anni se non sbaglio

Alda Burattini: Si, da ottobre del 1956.

Una giovane Alda Burattini durante una gara di getto del peso

FlorenceCity: Quindi sono 63 anni! Cominciò subito a gareggiare a Firenze?

Alda Burattini: Mi sembra di ricordare che la prima gara che feci da fiorentina fu il lancio del peso. La gara era all’interno dello stadio militare, quello che adesso è lo stadio di atletica, e mi pare, non sono sicura, realizzai nel lancio del peso il record toscano. In seguito feci anche il record Toscano nel giavellotto che rimase imbattuto per molto tempo. Credo fossero 37 metri. nel 1957. In allenamento una volta arrivai a 40 metri. Tutti si meravigliavano delle mie prestazioni. In seguito feci anche il record del disco e capitò in maniera piuttosto buffa. Ricordo che c’era la Simonetta Carpini  che praticava il disco, io il peso e il giavellotto. All’epoca però non è che c’erano i soldi che girano oggi e avevamo un disco solo, quindi per allenarsi due atlete si mettevano l’una di fronte all’altra per rilanciare il disco al mittente. In pratica mentre l’allenatore spiegava alla Caprini come fare per tirare il disco correggendola dopo il lancio io devo lanciare il disco indietro. Dato che non era la mia disciplina io lo rilanciavo semplicemente, senza eseguire i movimenti corretti di spinta. Quando ci furono i campionati regionali, dato che si poteva partecipare a tre discipline, io mi iscrissi anche al disco e praticamente, senza tecnica di lancio, feci il record regionale per il disco.

Alda Burattini in pedana

FlorenceCity: Come ha iniziato a sparare al piattello?

Alda Burattini: Ho cominciato così: mio marito aveva l’Avv. Morici come amico che sparava al piattello e siamo andati a vederlo sparare. In seguito anche mio marito ha iniziato a sparare al piattello. Allora io la domenica, naturalmente andavo con mio marito, a vedere quelli che sparavano al piattello.

FlorenceCity: Che età aveva?

Alda Burattini: 32-33 anni circa. Andai la prima volta, la seconda volta… A un certo punto ho detto a mio marito: “Io qui mi annoio: o sparo o non ci vengo più. A quel punto lui ha detto “va bene allora spara”. Sono andata in pedana col fucile ma io non sapevo niente della disciplina. Si, Sapevo come si metteva il fucile è chiaro. Sono andata in pedana e ne ho sbagliati parecchi, su 10 ne ho preso solo uno. Oddio, per una che non aveva mai sparato. Era già qualcosa, ho preso il più difficile, un 45 gradi sinistro. Poi naturalmente c’erano i soliti uomini dietro che avevano da criticare. Io mi sono voltata e ho detto: “voi che siete tanto bravi venite qui e fatemi vedere cosa sapete fare!” Allora si sono zittiti tutti ed è finita lì. Ho cominciato in questo modo… Poi la domenica dopo ho continuato.

FlorenceCity: Lei ha imparato da sola, non ha mai avuto un allenatore?

Alda Burattini: Si, sono andata da sola non è che nessuno mi ha insegnato niente, sono andata così…

FlorenceCity: Ma nemmeno quando poi era nel giro della nazionale aveva un allenatore?

Alda Burattini: No no… Eh sennò avrei sparato molto meglio.

FlorenceCity: E come è arrivata a certi livelli? Domenica dopo domenica vedeva che migliorava rapidamente?

Alda Burattini: Eh si… Insomma non è che facessi grandi cose, a quell’epoca non si sparavano i 25 piattelli come oggi, se ne sparavano serie di 10. Poi la seconda serie se ne sparavano altri 10. Io mi barcamenavo… Ora non ricordo quanto tempo ci ho messo ma ho cominciato ad arrivare a 7…8…9… E quindi…

FlorenceCity: Quindi migliorando sempre più è arrivata  a livelli discreti.

Alda Burattini: Si, non a livelli degli uomini inizialmente

FlorenceCity: Ma come è arriva all’idea di mettersi in gara?

Alda Burattini: Perché quando andavi a sparare sparavi in prova ma anche in gara…

FlorenceCity: Quindi lei partecipava a delle gare minori?

Alda Burattini: Si Si, per le donne era gratis…

FlorenceCity: Come in discoteca?

Alda Burattini: Si esatto! (risata) Non mi facevano pagare, se andavo a premio però naturalmente dovevo poi pagare l’iscrizione. Poi io, istintivamente, se non gareggio non mi diverto e quindi facevo le gare. E così piano piano… Non è che fossi a livelli eccezionali ma discreti.

Alda Burattini in una foto tratta da un articolo sul campionato italiano femminile di tiro 1966, da lei vinto

FlorenceCity: Ma lei gareggiava con gli uomini? Donne non ce n’erano?

Alda Burattini: No no non c’erano allora gare per le donne. Quindi non vincevo mai. Dopo un po’ di tempo ho cominciato a vedere che c’era un’altra signora che sparava, probabilmente era la moglie di un tiratore.

FlorenceCity: Un’altra che si annoiava! (risata)

Alda Burattini: Un’altra che sparava discretamente! Era divertente perché ad un certo punto avevo l’incentivo del contrasto con un’altra donna perché ci trovavamo spesso alle stesse gare. E così siamo andate avanti io e lei.

FlorenceCity: Ma quand’è che poi lei ha fatto il salto di qualità ed è arrivata in nazionale?

Alda Burattini: Quella è una storia lunga! A forza di sparare ed essendo arrivata a livelli discreti ed essendoci questa signora, poi si è aggiunta anche un’altra ragazza giovane e poi ne arrivarono altre…

FlorenceCity: Quindi lei aveva fatto da apripista.

Alda Burattini: No, erano un po’ di tutta Italia. A  Firenze eravamo solo in due. Alla fine con mio marito dissi:  “Ma che si fa allora? Io mi annoio..” Io ero abituata a gareggiare, avendo fatto atletica ed avendo vinto diversi titoli anche italiani ero abituata all’agonismo, mi annoiavo a fare le garettine. Quindi ci siamo detti: il campionato maschile c’è ma quello femminile no, proviamo a sentire la federazione se lo fanno! Così da quel momento abbiamo iniziato a scrivere alla federazione insistendo che mettessero anche il campionato femminile ma loro rispondevano che eravamo poche. Alla fine l’anno dopo siamo riusciti a fargli capire che eravamo già un gruppettino, così è nato il campionato italiano femminile. Praticamente l’ho creato io!

La nazionale italiana di tiro al piattello fossa femminile dei primi anni ‘70. Da destra a sinistra: Alda Burattini, Elda Rolandi, Wanda Gentiletti

FlorenceCity: Di che anno stiamo parlando?

Alda Burattini: Non ricordo l’anno esatto ma erano gli anni ‘60. Credo fra il ‘60 ed il ‘61. Finalmente fecero il campionato italiano, eravamo pochissime.

FlorenceCity: Quante eravate?

Alda Burattini: Eravamo 6

FlorenceCity: Mentre nel campionato maschile quanti erano?

Alda Burattini: Eh… Già all’epoca c’era Liano Rossini che era arrivato secondo alle Olimpiadi, poi altri che avevano vinto gli europei. Insomma ce n’erano molti.

FlorenceCity: Molti erano anche cacciatori immagino?

Alda Burattini: Si, in genere l’80% erano anche cacciatori ed alcuni erano anche tiratori al piccione e tiravano anche al piattello

FlorenceCity: Cosa sarebbe il tiro al piccione?

Alda Burattini: Nel campo di tiro, davanti, invece di esserci la fossa con le macchine lanciapiattelli c’erano 5 cassettine che si aprivano quando uno dava il “pull” ed usciva il piccione

FlorenceCity: Sarà stato più difficile del piattello.

Alda Burattini: Si… Si apriva la cassetta, una delle cinque, finché non si apriva l’ultima. Io ho sparato anche al piccione, ho fatto anche i mondiali. Tanto per fare qualcosa, perché se non faccio qualcosa di nuovo mi annoio.

FlorenceCity: Ed alla fine? Si faceva l’arrosto “girato” coi piccioni?

Alda Burattini: (risata) No… Il primo campionato italiano è stato fatto con queste 6 donne e naturalmente era un campionato su 50 piattelli, 2 serie di 25, che già per le donne sembrava tanto! Quindi io ho vinto il primo campionato italiano. Non ricordo se il ‘62 o il ‘63. Forse il ‘64 perché era già nata mia figlia. La Sessa, di Napoli, arrivò seconda. Vennero da me e mi dissero “Ma via… il campionato su 50 piattelli non va bene. Perché non lo rimette in palio e lo facciamo su 100 piattelli”. Ed io ho detto ”Ma io ho vinto!” Allora mio marito mi disse “Ma dai, una sportiva come te, fai questa cosa” Ed allora dissi “va bene, rimettiamolo in palio”. A quell’epoca c’era già Angelo Scalzone che aveva vinto le olimpiadi ed era di Napoli come la Sessa. Lui ha preso il fucile di questa signora e glielo ha sistemato. Abbiamo fatto di nuovo campionato ed io naturalmente l’ho perso.

Alda Burattini in pedana

FlorenceCity: Quindi lei ha perso il primo campionato?

Alda Burattini: Si perché è stato rimesso in palio, altrimenti avrei vinto. D’altronde uno sportivo si rimette sempre in gioco! Quindi sono arrivata seconda. Eh vabbé! Naturalmente l’anno dopo rifecero il campionato però c’erano più donne, non ricordo quante erano ma più di sei. Cominciavano ad arrivare anche quelle che magari sparavano perché il padre o il marito aveva il campo. Io partecipai di nuovo e vinsi

FlorenceCity: Ma stavolta non lo rimise in palio?

Alda Burattini: No perché stavolta era su 100 piattelli! Poi nel 1966 ho vinto di nuovo il campionato, naturalmente le donne continuavano ad aumentare, era venuta fuori la Elda Rolandi che poi ha vinto molti campionati. Era di Torino, sparava molto bene, era giovane.

FlorenceCity: Lei invece era già verso i quarant’anni?

Alda Burattini: No, quando vinsi il secondo campionato avevo circa 35 anni. Mio marito disse alla Rolandi “stai sparando molto bene, probabilmente li vincerai tu i prossimi campionati.” perché lei era molto ben impostata, le avevano insegnato altri tiratori. Poi mentre aspettavo il mio secondo figlio partecipai nuovamente al campionato italiano che nel frattempo era migliorato, c’era la selezione regionale e poi si andava naturalmente in finale. io ho cominciato a sparare ed ho fatto la selezione regionale in stato interessante di 8 mesi. Mi ricordo che quando sparavo sbagliavo i piattelli che andavano a destra, perché col pancione di 8 mesi quando mi giravo a sinistra tutto bene, ma quando mi giravo a destra era  un problema. Già i destri erano più difficili di suo, poi col pancione…

FlorenceCity: E quindi superò la selezione regionale?

Alda Burattini: Si certo. Quando poi siamo andati in finale, eravamo sempre di più, c’era la Bina Avrile che sparava molto bene. A quel punto in finale sono riuscita a vincere. Ho fatto la prima serie ed ho fatto un po’ fatica, alla seconda ero stanca morta ma alla fine sono riuscita a vincere. Specialmente l’ultima serie ero proprio stanca morta perché avevo avuto mio figlio da appena un mese e mezzo. Durante la selezione ero incinta.

FlorenceCity: Quindi non si era neanche allenata?

Alda Burattini: Insomma… non molto. Ero molto stanca tanto è vero che quando sono uscita dalla pedana dissi ”mamma mia non ce la faccio più” Non ero neanche contenta, ero stanca e stavo in piedi per miracolo, non essendo tanto allenata. Quello fu l’ultimo campionato che vinsi perché poi l’anno dopo, come previsto da mio marito, venne fuori la Elda Rolandi. Era impostata come si deve, non come me. Quindi l’anno dopo vinse lei. Io ho vinto tre campionati italiani dopodiché sono arrivata quasi sempre seconda. Lei ne ha vinti parecchi.

FlorenceCity: Quanti ne ha fatti in totale di questi campionati?

Alda Burattini: Tanti… Non ricordo esattamente. Quando sono andata in pensione sparavo ancora, nell’85.

FlorenceCity: Quindi lei ha sparato fino ad una età avanzata?

Alda Burattini: Si, non ricordo ma avevo più di 65 anni. Forse anche di più non lo so. Solo che gli ultimi campionati avevo imparato a sparare perché mi divertivo e per imparare osservavo, quando c’erano gli europei ed i mondiali, a guardare i grandi campioni, tipo Mattarelli, Carrega, gli americani. Per capire come facevano loro a sparare e qualcosa l’ho imparato guardando.

FlorenceCity: Quello che le sarebbe servito all’inizio l’ha imparato alla fine.

Alda Burattini: L’ho imparato quando oramai ero anziana e dovevo lottare con ragazze di 18 – 20 con i campionati italiani che venivano fatti sui 200 piattelli, non più sui cinquanta iniziali, quindi il primo giorno ed il secondo giorno. Era sempre più dura.

FlorenceCity: Un giovane è più facile che recuperi

Alda Burattini: Appunto il primo giorno io me la cavavo abbastanza bene ma il secondo giorno non recuperavo come le ragazzine. Specialmente gli ultimi anni ho sparato con ragazzine di 18 anni. Io ne avevo già… non ricordo ma avevo già parecchi anni, dovrei andare a guardare.

FlorenceCity: E’ arrivata in nazionale?

Alda Burattini: Per quanto riguarda la faccenda della nazionale: naturalmente un’atleta vuole andare in nazionale, quindi io volevo andare in nazionale sin da quando ho iniziato a sparaere. Dopo i primi campionati che ho vinto ho iniziato a scrivere in federazione per vedere di fare la squadra femminile di tiro al piattello, perché non c’era. C’erano solo le società straniere.

FlorenceCity: Una squadra femminile per andare ai mondiali?

Alda Burattini: Si, ai mondiali, agli europei. Gli Europei li ho fatti a Brno in Cecoslovacchia. Naturalmente la federazione non rispondeva, non glie ne fregava niente delle donne. Avranno detto “Riecco quella dell’altra volta, gli si è dato il campionato italiano, adesso che vuole?”. Poi alla fine c’era un… Non ricordo se era presidente o vicepresidente, Nando Rossi, era un avvocato di Foligno, il figlio adesso è presidente della federazione, eravamo abbastanza amici e finalmente parlando mio marito glielo disse un pò a muso duro, gli disse “ ma come, non mandate le donne? in fondo sparano come le altre” e così alla fine mi chiamarono in nazionale, ed ho fatto i campionati mondiali a Bologna nel… mi pare il 1967 o ‘68. Lì la federazione rimase un po’ così perché arrivai quarta, mentre secondo loro dovevo arrivare meglio.

FlorenceCity: Beh, ma non è mica un brutto piazzamento quarta. Quante atlete c’erano?

Alda Burattini: Eh beh, erano campionati mondiali, quindi ce n’erano molte, le francesi, le tedesche. C’era la contessa Elisabeth von Soden, un donnone austriaco. C’è una foto buffissima di questa von Soden, enorme, con la Wanda Gentiletti, tiratrice italiana di Roma che ha vinto i campionati italiani, erano vicine, tutte e due di spalle, mio marito le ha fatto la foto e si vede la Gentiletti che le arriva neanche alla spalla. E’ buffissima quella foto!

FlorenceCity: Lei di mondiali ha fatto solo quello?

Alda Burattini: No no… Gli Europei li feci anche a Vienna nel 1972, lì ho sparato male però, arrivammo quarte a squadra, eravamo io la Gentiletti e la Rolandi. Per pochissimo non siamo arrivate sul podio. La Gentiletti una serie “sbracò” e  fece 13, così arrivammo quarte…

FlorenceCity: Un po’ come quando un tuffatore sbaglia ed entra di pancia…

Alda Burattini: Si, lei sparava molto bene, faceva sempre almeno 22 – 23 Però in una serie fece 13 e quindi… Niente. I mondiali poi li rifeci a Monaco, dove tra gli uomini vinsero Scalzone e Basagni che era di Firenze. E’ morto l’anno scorso.

FlorenceCity: Quindi in Toscana c’era una tradizione forte nel tiro?

Alda Burattini: Eh si, in Toscana sparavano benissimo!

FlorenceCity: Ma noi Toscani siamo bravi in tutto! (risata)

Alda Burattini: A parte Basagni che arrivò terzo alle olimpiadi di Monaco nel ‘72, ci fu Luciano Giovannetti di Pistoia che mise d’accordo americani e russi, perché alle prime Olimpiadi che fece vinse – sparava benissimo – però mancavano gli americani. Si, nell’80 gli americani boicottarono le Olimpiadi di Mosca. Quindi lui vinse le Olimpiadi e tutti dissero “ Si bravo, ha vinto, però non c’erano gli americani…” perché gli americani erano fortissimi. Lui non disse nulla e continuò a sparare, le Olimpiadi seguenti a Los Angeles ci fu invece il boicottaggio dei russi, però c’erano gli americani… E lui naturalmente ha vinto!

FlorenceCity: …E immagino gli dissero “però mancavano i russi”!

Alda Burattini: Lui disse “v’ho messo tutti d’accordo, prima non c’erano gli americani, ora non c’erano i russi”. Io poi non ho più vinto i campionati italiani, però sono arrivata molte volte seconda, ma c’è una cosa che mi è rimasta un po’ sullo stomaco riguardo alla federazione. La prima selezione per la nazionale l’hanno fatta stabilendo che andavano poi, a fare la seconda selezione, le prime tre. Arrivai, non ricordo, se prima o seconda. Siccome la Bina Avrile l’anno precedente aveva vinto i campionati mondiali a San Sebastian,secondo loro doveva vincere lei.

FlorenceCity: E invece?

Alda Burattini: Invece era fuori dalla rosa dei tre perché fra l’altro c’era anche la Biagiotti di Firenze, che era arrivata terza.  Ed io ho detto “Eh no, abbiate pazienza, io sono arrivata seconda, prendete le prime tre, avevate detto così… tre. Invece trovarono il sistema di riaprire la selezione ed io naturalmente me la sono presa a morte! Un mal di fegato che non ti dico, stavo male e naturalmente non sono entrata tra le prime tre ed entrò la Bina Avrile. Ai mondiali in America c’è andata lei, che però non vinse.

FlorenceCity: Era meglio se ci mandavano lei!

Alda Burattini: Non lo so, non è detto. Così mi hanno tolto il posto in nazionale, quindi me la sono presa a morte, ma ho continuato a sparare…

FlorenceCity: …non alla federazione spero?

Alda Burattini: No, anche se gli avrei sparato volentieri… (risate). Andai avanti, continuavo a sparare, non vincevo ma ero sempre tra le prime due o tre, andavo abbastanza bene. Sono arrivata seconda diverse volte. Poi la federazione è andata avanti, ha fatto varie gare per fare la selezione maschile e naturalmente c’era anche quella femminile. Una di queste gare che doveva servire per la selezione della nazionale era a Milano, mi ricordo che finimmo tardi, quasi a buio, dovevano prendere le prime due: io sono arrivata seconda. Secondo lei chi c’è andata a fare il campionato?

FlorenceCity: La terza?

Alda Burattini: La prima e la terza… E chi era la terza secondo lei?

FlorenceCity: Un’altra volta la Bina Avrile?

Alda Burattini: Esatto! Un’altra volta la Bina Avrile

FlorenceCity: Questioni politiche?

Alda Burattini: Ma… Io probabilmente non avevo simpatie o amicizie nella federazione e così… Comunque le devo far notare che Bina Avrile, campionessa mondiale, non ha mai vinto un campionato italiano.

FlorenceCity: Vinse un campionato mondiale?

Alda Burattini: Si lo vinse a San Sebastian. Il marito aveva il campo di tiro… Facevano questi gran premi FITAV, due o tre e poi sommando i risultati sceglievano. Si sono riservati il diritto di decidere che andava in nazionale.

FlorenceCity: Allora che cavolo la facevano a fare la selezione?

Alda Burattini: Comunque sembrava che dovessero andare le prima due, come da logica. A milano naturalmente sono arrivata seconda, prima arrivò Elda Rolandi che ha vinto tanti campionati italiani e sparava benissimo. Teoricamente insieme a lei dovevo andare io. Siccome normalmente tornavo a casa dopo la selezione senza sapere chi andava in nazionale, lo si veniva a sapere dopo, quella volta dissi “stavolta me lo devono dire in faccia se mi ci mandano o no”. Sono rimasta, ho aspettato che si riunissero e decidessero. Aspetta aspetta, si fece notte, era buio, dopocena, e non riuscivano a dire chi c’era e chi no. Alla fine se non volevano fare veramente nottata dovettero dire che non mi mandavano e mandavano la Bina.

FlorenceCity: E lei cosa gli disse?

Alda Burattini: Eh , cosa gli dissi…

FlorenceCity: Non si può dire?

Alda Burattini: No, io sono una persona educata, gliel’ho detto in maniera civile però gliel’ho detto. Era la seconda volta che mi facevano fuori!

FlorenceCity: Ma pensa che storia…

Alda Burattini: Non è che io abbia molta simpatia con la federazione.

FlorenceCity: E poi quando è che ha chiuso con le gare?

Alda Burattini: Ho chiuso con le gare perché gli ultimi anni non riuscivo più a sparare bene…

FlorenceCity: Cioè si rendeva conto che non aveva più il riflesso di un tempo?

Alda Burattini: Si… Poi la federazione ad un certo punto mise un nuovo tipo di tiro, il “double trap” cioè si sparava a due piattelli invece che a uno.

1992 – Alda Burattini ancora in piena attività agonistica a 61 anni

FlorenceCity: Contemporaneamente? Cioè si spara due colpi a due piattelli?

Alda Burattini: Esatto. E così, tanto per divertirmi, ho provato a sparare e anche lì, sparavo discretamente così dissi “quasi quasi vado a fare il campionato italiano…” Perché io se non faccio un gara dove c’è dell’agonismo, non mi diverto.

FlorenceCity: Ma l’ha fatta poi la gara?

Alda Burattini: Certo!

FlorenceCity: E come si è piazzata? quanti anni aveva?

Alda Burattini: Credo sia una delle ultime gare che ho fatto. Alla penultima serie io ero in testa, avevo imparato il trucco osservando, ho sempre imparato tanto ad osservare, avevo capito come uscivano i piattelli e quindi ero riuscita ad essere in testa. Alla penultima serie ho fatto degli zeri di troppo.

FlorenceCity: Ha fatto cosa?

Alda Burattini: Si, ho fatto degli errori di troppo (nel tiro gli errori si chiamano “zeri”, n.d.r.) ho sbagliato due coppiole e quindi la Radek, la Jugoslava, ha vinto ed io sono arrivata seconda. Tanto per cambiare! Eterna seconda! Sono arrivata seconda e anche lì dovevano fare la selezione per la nazionale ma non c’erano le tiratrici giovani, non c’erano tutte, allora io gli dissi: “Scusate, ma io sono arrivata seconda, c’è da fare una nazionale.” Ma loro dissero “Ma abbiamo già deciso che mandiamo avanti le giovani”

FlorenceCity: Ma perché lei quanti anni aveva?

Alda Burattini: Avrò avuto 65-67  anni..

FlorenceCity: Accidenti a quell’età ancora sparava?

Alda Burattini: Io sono nata nel 1931, quando sono andata ai mondiali ne avevo più di quaranta.

FlorenceCity: Però è comprensibile che volessero mandare avanti le più giovani.

Alda Burattini: Si si vero… Infatti in quel caso non mi sono arrabbiata molto, mi arrabbiai prima, quando ancora sparavo bene e quando veramente avevo diritto di andare ai mondiali: tu mandi la prima e la terza della classifica!? Abbi pazienza, allora si che mi arrabbio! Li al double trap posso capire perché anche se non erano presenti alla finale del campionato queste ragazze che poi hanno messo in nazionale, però essendo ragazzine giovanissime di 18-20 anni posso anche capire.

FlorenceCity: Ma fra gli uomini c’è una longevità nel tiro o lei è un caso eccezionale? Altre donne sono arrivate a sparare fino ad un’età così avanzata? Intendo dire con risultati accettabili… 

Alda Burattini: Beh gli ultimi anni non arrivavo più tra le prime. Qualche volta sono arrivata anche male. Diciamo che rispetto ad altri sport il tiro è un pò meno fisico, anche se tenere il fucile che ha un peso per tutto quel tempo non è cosa banale. Si tratta di uno sport di riflessi e di concentrazione. Tra gli uomini ci fu qualcuno più longevo, Mattarelli mi pare, che è andato avanti parecchio, però gli uomini ce ne sono tanti che sparano bene è più facile che ci sia un ricambio, che ne vengano fuori di nuovi.

FlorenceCity: Come si ottiene questa concentrazione?

Alda Burattini: Avevo imparato e facevo anche il training autogeno, tanto è vero che Giovannetti, che era l’unico che mi stava un po’ dietro, ad un campionato italiano lo sgridarono perché io ero talmente concentrata che feci sei zeri di fila, subito, iniziando i 25 piattelli. Ero troppo concentrata, come in trance, non mi ero resa conto. Giovannetti è venuto alla postazione gridando: “Signora!” Mi scosse ed io mi sono svegliata e da quel momento li ho presi tutti, anche se poi ho perso il campionato per un piattello contro la Elda Rolandi che aveva sparato bene all’inizio e poi ha cominciato a fare zeri alla fine quando era più stanca. E quindi lei ha fatto 20 ed io ho fatto 19 l’ultima serie.

FlorenceCity: Tornando all’inizio, quando cominciò a sparare, che atteggiamento avevano gli uomini vedendo una donna che competeva con loro ed anche ad altissimo livello?

Alda Burattini: Talvolta non si comportavano proprio da signori. Ricordo due episodi; uno al campo di tiro a volo di Badia a Settimo. Stavo sperando piuttosto bene, tanto da lasciare molti maschietti indietro ed in pratica mentre io sparavo alcuni uomini, dietro la postazione, si misero a parlare alzando di sovente anche la voce. Quando uno spara la concentrazione è importante ed avere persone alle spalle che parlano ti fa perdere la concentrazione. Io nonostante le cuffie e nonostante stessi sparando finii per perderla la concentrazione ottenendo una prestazione non eccelsa. Terminato la mia sequenza mi girai ed ad alta voce, rivolta a quegli uomini gli dissi: “… ma non vi vergognate ad avere paura di una donna, anche se spara meglio di voi!?”. Rimasero ammutoliti. Le gare, all’epoca delle provinciali, non erano divise per categoria maschile e femminile, le donne gareggiavano con gli uomini ed evidentemente a taluni rodeva il fatto che sparassi meglio di loro. In queste gare provinciali io sono andata a premio molte volte cioè prima classificata, seconda, terza classificata e dato che si vincevano prodotti, non certo soldi, ho vinto molte bottiglie di vino e moltissimi prosciutti, i premi allora erano questi. Un altro episodio similare accadde durante un’altra gara provinciale. Uno dei concorrenti, Biagiotti si chiamava, quando ero in pedana io e lui fra il pubblico cominciò a parlare a voce alta per disturbare la mia prestazione che non era affatto male, riuscì però a distrarmi e farmi sbagliare dei tiri. Anche mio marito era fra il pubblico e si arrabbiò moltissimo per questa scorrettezza. Quando andò in pedana il Biagiotti mio marito, per ritorsione, prese una cartuccia e mentre lui sparava la lanciò sopra il tetto della postazione. La cartuccia rotolando sull’ondulato lo distrasse e realizzò un pessimo punteggio. Credo non abbia mai saputo che cosa era successo esattamente.

FlorenceCity: Questi uomini… La ringrazio tanto per questi suoi ricordi e per essere stata così emancipata nello sport da aprire strade che alle donne prima erano precluse. Una bellissima intervista.

Alda Burattini: Grazie a voi, mi sono anche tolta qualche sassolino dalle scarpe (risata).

Intervista ad Alda Burattini, pioniera dello sport femminile

Un pensiero su “Intervista ad Alda Burattini, pioniera dello sport femminile

  • 12 Dicembre 2019 alle 11:28
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    Grandissima Alda!Troppo brava grande donna di Sport!

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