Villa Petraia, nel XVII secolo, era di proprietà di Don Lorenzo de’ Medici, il settimo figlio del Granduca Ferdinando I.

Don Lorenzo aveva dato incarico a Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano, di dipingere il cortile della villa; il Volterrano dipinse storie e ritratti conosciuti come “I Fasti Medicei”. Tra i vari ritratti si trova anche quello del Gobbo Trafredi, che era il buffone di Don Lorenzo.

Il Volterrano ne fece un ritratto assolutamente veritiero, immortalando la sua deformità, volendo con questo cercare una specie di “rivalsa”, essendo il Gobbo Trafredi assolutamente irriverente con chiunque gli capitasse a tiro, investendolo di battute mordaci.

Si narra che il gobbo, godendo del placet che i nobili concedevano ai propri buffoni, non resistesse mai alla tentazione di sfottere, ingiuriare e prendersi gioco di chiunque gli si trovasse vicino, pur di suscitare i lazzi e le risa degli astanti. Era insomma un vero diavolaccio, sempre pronto ad escogitare nuove furfanterie!

Volterrano

Ed il Volterrano, che pure era un tipo scanzonato e buontempone, pensò bene di architettare un bello scherzo per castigare quel buffone che prendeva sempre per le terga gli altri.

Una volta che stava tornando da San Miniato, il Volterrano fece sosta a Montelupo che, come tutti sanno, è famosa per le sue ceramiche. Chiese ad un ceramista un boccale semilavorato, che mancava solo di essere dipinto. Il Volterrano lo decorò con l’immagine di Trafredi con la sua gobba, ed il ritratto che ne uscì era davvero somigliante!

A quel punto, sotto l’effigie del Gobbo, scrisse il suo nome, Trafredi, ed aggiunse i seguenti versi:

Se ‘l cavalier dipinto nel boccale
brutto e goffo apparisce, anzi che bello,
non si accusi il pennello
perchè la colpa è dell’ originale

Ogni anno, il 1° agosto, per il compleanno di Don Lorenzo, a Villa La Petraia veniva fatta una grandiosa festa, durante la quale i cortigiani allestivano un sontuoso banchetto, di cui il Gobbo Trafredi era sempre nominato soprintendente e governatore. Si trattava dell’occasione più ghiotta che il Volterrano potesse desiderare per ridicolizzarlo! Il Volterrano chiamò un suo amico, il Castagnola, col quale si accordò perché, ad un certo momento durante la cena, fingesse di riconoscere Trafredi, pur non avendolo mai visto.

Il Castagnola era stato istruito per domandare alla compagnia di persone sedute a tavola chi fosse quella persona che sapeva intrattenere la combriccola in modo così splendido; ricevuta la risposta che si trattava di Trafredi, un gentiluomo a seguito del Principe, doveva fingere in modo evidente di incupirsi. Fatto questo, fingendo di borbottare tra sé e sé, doveva iniziare a biascicare tra i denti le parole: Trapeli, Trapiedi, Trafredi (e somiglianti)… come se tentasse di ricordare cosa quel nome, già udito altrove, gli ricordasse.

Naturalmente dopo un po’ il Castagnola doveva mostrare di ricordarsi dove aveva visto Trafredi e, dopo averlo squadrato da capo a piedi, iniziò a strepitare che non gli veniva in mente chi potesse aver fatto un affronto simile ad un uomo del seguito del Principe.

Un compare che aveva il compito di reggere lo scherzo gli domandava cosa volesse intendere con quelle parole ed il Castagnole raccontava che, di ritorno da Pisa, si era fermato a Montelupo, dove aveva visto che si producevano in serie boccali che riportavano l’effigie del gobbo con sotto versi di scherno.

Per rendere lo scherzo più credibile, è soprattutto per mettere a tacere il gobbo, che aveva già cominciato ad insultare il Castagnola e che, al colmo della furia, gli aveva dato del becco, questi doveva proporre di far apparire un boccale lì per lì, con il potere della magia e, facendosi passare il boccale dai suoi complici nel corso di una complicata scena di negromanzia, faceva apparire con destrezza il predetto boccale sulla mensa.

Trafredi rimase scornato, coglionato, mentre intorno a lui tutti ridevano, e non smetteva o più, tanto era ben riuscito lo scherzo… era tanto ben architettato che si trasformò in martirio prolungato per il gobbo, che si era trasformato in vittima inconsapevole.

Don Lorenzo aveva deciso di fare un giro per le campagne, con la sua corte al seguito, e si trovò a far sosta per riposarsi nella casa di uno dei suoi braccianti che offrì da bere ai cortigiani utilizzando il famoso boccale; e così via di seguito, il boccale veniva portato da una casa all’altra, dando così la sensazione che davvero fosse stato prodotto in serie.

Per un bel pezzo l’irriverente Gobbo si astenne dal far battute, tenendo a freno la sua linguaccia, che gli era costata pan per focaccia!!

Gabriella Bazzani

La burla al gobbo Trafredi.

2 pensieri su “La burla al gobbo Trafredi.

  • 9 Giugno 2019 alle 18:34
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    Questi racconti sono piacevoli e preziosi , per conoscere avvenimenti e personaggi della Vecchia Firenze.

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