Oggi come oggi Le Murate sono un luogo di aggregazione, dove fare happy hour, mostre, incontri culturali. Dove dimorare in alloggi riqualificati, ma in passato dal 1883 al 1985 è stato il carcere maschile di Firenze che si sostituiva al carcere delle Stinche, poi sostituito a sua volta dal carcere di Sollicciano e prima ancora era un convento. Il nome attuale “Le Murate” deriva proprio dall’ordine che occupava il complesso che prendeva il nome di Santissima Annunziata. Andiamo per ordine. In questo articolo, il Ponte a Rubaconte, potete leggere la storia del ponte, ma anche una l’introduzione a questo articolo, la breve storia delle “Murate”. Questo ordine ebbe una rapida crescita non solo perchè era estremamente duro e la popolazione era impressionata da tanto auto-martirio ma anche perchè divenne un ordine dove “nascondere” certe donne.

Data la crescita delle consorelle Giovanni de’Benci nel 1424 decise di finanziare la costruzione di un grande monastero a ridosso delle mura e cosi nacque la Santissima Annunziata. L’ordine delle Murate fu trasferito in questo convento e le consorelle per non smentire la loro vocazione si fecero letteralmente murare in piccole cellette. Fra le donne che vi furono “ospiti” ve ne furono alcune che probabilmente non ebbero scelta, come Caterina de’Medici che ne fu ospite nel 1528 su ordine della Signoria in attesa della stabilizzazione dalla cacciata de’Medici per poi essere trasferita al convento di Santa Lucia. Nel 1478 ospitò Caterina Sforza e dopo la morte di Cosimo I, nel 1574, vi fu rinchiusa Camilla Martelli mal vista dal figliastro Francesco I. Altre “costrette” furono le figlie di Pietro de’Medici, avute illegittimamente in Spagna.

Il convento fu chiuso il 4 agosto 1808 da un governo francese e l’ordine delle Murate fu soppresso nel 1817, le consorelle, in quel momento, erano in totale 246. Dal 1817 al 1845 la struttura fu adibita a caserma e fabbrica di fuochi d’artificio.

Nel 1845 il complesso cambiò destinazione pur mantenendo il suo ruolo di reclusione e dopo la ristrutturazione di Domenico Giraldi divenne carcere maschile. Un carcere attivo, tanto che fra il 1860 e il 1870 vi fu aggiunto un’ala di tre bracci che arrivava fino al viale della Giovane Italia.

Nel periodo della seconda guerra mondiale diventò un carcere di raccolta e smistamento dei prigionieri politici e dei partigiani. Vogliamo in merito ricordare questo stralcio di testimonianza del 20 febbraio 1944 ad opera del medico del carcere delle Murate: Incidentalmente osserviamo che, per chi veniva arrestato durante quei mesi, le “Murate” – in confronto a “Villa Triste”- rappresentavano una specie di paradiso. Se non altro, il detenuto veniva trattato secondo il regolamento carcerario. Il direttore di allora era il dott. Mazzarisi, che cercò di resistere alle continue pressioni della Banda Carità che andava a prelevare i prigionieri politici senza disposizione dell’autorità giudiziaria.” (Carlo Francovich, La Resistenza a Firenze, La Nuova Italia, Firenze, 1962, pgg 163-164).

Ultimo evento degno di nota che riguarda le Murate è lo slancio eroico di molti fiorentini che durante l’alluvione del 1966 si prodigarono per salvare i detenuti imprigionati nelle celle.

Oggi, come dicevamo, è un luogo di divertimento e aggregazione ed è giusto sia cosi, la vita procede nella riqualificazione e magari l’allegria che oggi lambisce quelle mura può scrostare almeno una parte delle sofferenze che in quelle pietre si sono accumulate.

Jacopo Cioni
Le Murate, breve storia di pietre sofferenti.
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