Sì, lo so… tutti pronti ad ascoltare la storia del Ponte Vecchio, del Ponte a Rubaconte, di quello a Santa Trinita…

Ancora?!? Basta, ormai la si conosce a memoria… Oh Gabriella, o un tu n’hai nulla di meglio da fare??

E qui vi frego tutti!!

Cominciamo col dire che a Firenze non abbiamo un solo corso d’acqua. Quello che ci fa tribolare e che ogni tanto ce ne combina una delle sue, è l’indiscusso leader, il nostro amato Arno, ma a fargli compagnia, possiamo nominare il Mugnone, l’Affrico, il Terzolle, la Greve, l’Ema.

E anche questi attualmente piccoli rivoli d’acqua, sono attraversati da ponti.

Non dimentichiamoci che il Mugnone, ad esempio, nel Trecento era un “Signor” fiume, con un alveo molto ampio, di circa 10 metri di larghezza; le vicissitudini occorsegli, tra cui svariate deviazioni, ne hanno ridotto la portata fino a renderlo quasi un rigagnolo.

Cominciamo, quindi!

Via del Ponte all’Asse: nei tempi andati, da via Ponte (toh…!!) alle Mosse, una via correva lungo il tragitto dell’attuale via delle Carra, arrivava in San Jacopino, proseguiva su via del Ponte all’Asse e raggiungeva il Mugnone e lo attraversava. Il piccolo ponte aveva il piano formato da tavole di legno, e da questo derivò il nome di “Ponte all’Asse”. Nel 1762 venne travolto da una piena e venne ricostruito in muratura; quest’ultimo ponte durante la guerra venne minato e poi ricostruito in cemento armato.

Via del Ponte alle Mosse: anche questo attraversava il Mugnone, lungo l’antica Via Pistoiese; il suo nome, è risaputo, si deve al fatto che da lì partiva l’annuale corsa detta “Palio dei barberi”, era il punto in cui prendevano “le mosse” i cavalli. All’epoca il Ponte alle Mosse si trovava in aperta campagna.

Via del Ponte alle Riffe: siamo ancora sul Mugnone, questa volta in zona Cure. Era il luogo in cui i “funaioli” stendevano le trecce di canapa per fare le corde, lungo il Mugnone. Si trattava di gente del popolo, di artigiani che avevano sempre la battuta pronta e feroce: a passare dallo scherzo al litigio era un attimo.  Il nome del ponte è legato ad una baruffa (riffa) che si tenne in tempi lontani nei suoi pressi.

Via del Ponte a Mensola: finalmente un ponte che non attraversa il Mugnone! La Mensola è un torrente che corre da sotto le Cave di Maiano fino a Varlungo e all’altezza di Via D’Annunzio è attraversato dal ponte.

Via del Ponte di Mezzo: questo toponimo ci riporta al Ponte all’Asse, da cui un tempo partivano due strade: la Via di Rifredi (Viale Corsica) che traversava il Terzolle a Rifredi e la Via del Ponte di Mezzo. Il Ponte di Mezzo, che è di antichissima origine, e che traversa il Terzolle, ha questo nome perché situato tra il Ponte di Rifredi e quello di San Donato, ovvero in “mezzo” a questi altri due ponti.

Via del Ponte Grande: è una piccola, cortissima strada nei pressi di Via Baracca, che prende il nome dal ponte costruito all’apertura della nuova Via Pistoiese negli anni Trenta, che scavalcava il Fosso Macinante prima che venisse coperto.

Via del Ponte Rosso: lungo la via che conduce a Bologna, per attraversare il Mugnone, fin da tempi molto antichi, si trovava un ponte stretto, costruito di mattoni rossi senza intonaco. Per questo motivo venne da subito chiamato il “Ponte Rosso”. Poiché si trovava su una importantissima via di uscita dalla città, venne più volte allargato, fino al più importante allargamento, fatto nel 1765 per l’ingresso trionfale del Granduca Pietro Leopoldo in città. Il Ponte divenne grande come una piazza (com’è tuttora).

Via del Ponte Sospeso: si trova tra Piazza Pier Vettori e Piazza Gaddi, praticamente di fronte al Ponte alla Vittoria. Deve il suo nome al fatto che, all’inizio dell’Ottocento, vennero costruiti due ponti, a monte e a valle dell’Arno per collegare i rioni cresciuti oltre la cinta muraria di Firenze. Entrambi venivano detti “sospesi” perché costruiti con metodi moderni; invece di avere piloni con archi in muratura, i ponti erano “lanciati” da una sponda all’altra mediante cavi di acciaio, dalle quali calavano altri cavi metallici che sostenevano spesse assi di legno, che andavano a formare il piano oscillante del ponte.

Via del Ponte a Greve: cambiamo corso d’acqua; Via Pisana attraversa la Greve sopra un ponte antichissimo che venne ricostruito ed ampliato nel 1398 per delibera dei Capitani di Parte Guelfa. Intorno al ponte si formò un borgo che ancora oggi mostra qualche abitazione di aspetto medievale. Nei pressi del ponte, corre la via del Ponte a Greve, che prosegue nel comune di Scandicci.

Via del Ponte a Iozzi: andiamo adesso ad attraversare l’Ema; dall’Impruneta per giungere a Firenze i carri con gli orci (che venivano chiamati “osoli” e in seguito “iozzi”) traversavano l’Ema su un antico ponte medievale, si arrampicavano sull’Erta dei Catinai e scendevano in città dal Pian dei Giullari. Intorno al ponte si formò un borgo abitato dai cavatori di pietra di Monteripaldi. In seguito, al nome di Ponte a Iozzi venne associato quello di Cascine del Riccio, quando la famiglia Ricci costruì diverse cascine per la produzione del latte. Il ponte originario venne fatto saltare dalle mine durante la guerra, ed il nuovo è stato costruito in cemento armato.

Via del Ponte di Certosa: attraversa il torrente Ema prima che questo vada a tuffarsi nella Greve. Siamo al Galluzzo, e la via costeggia il torrente per un tratto. Il nome “Certosa” gli viene dal fatto che passa davanti all’antico e monumentale portone di accesso al viale che portava alla Certosa del Galluzzo. Anticamente questa via veniva detta Via di Montaguto, dal primo nome del colle che si erge sulla valle dove si incrociano i torrenti Ema e Greve.

Ecco, mi fermo qui, non me ne vengono in mente altri: se per caso qualcuno di voi ne conosce alcuni che io ho dimenticato, lo scriva nei commenti, così da accrescere la conoscenza mia e di tutti.

Gabriella Bazzani
O quanti ponti ci s’ha a Firenze…??
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5 pensieri su “O quanti ponti ci s’ha a Firenze…??

  • 10 Febbraio 2023 alle 12:04
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    Interessante. Aggiungo osservazione storico-letteraria-linguistica:
    la Mensola è sì un torrente, come la Greve o l’Ema, ma il Mensola non si può sentire. Boccaccio si rivolta nella tomba e non riscriverà certamente il Ninfale Fiesolano in chiave gender-fluid. La Mensola era la ninfa che sposò il pastore Affrico e non un ninfetto.

    Rispondi
    • 22 Gennaio 2024 alle 20:38
      Permalink

      Ma il Ponte all’Asse sulla Greve, da Bibe? Un ci racconti nulla?!??

      Rispondi
      • 23 Gennaio 2024 alle 9:04
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        Sarebbe interessante, perché non fa lei qualche ricerca e prepara un articolo? Lo pubblichiamo volentieri.

        Rispondi

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