Per chi avesse perso la prima puntata.

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Negli anni sessata, il Comune di Firenze, decise di rievocare alcuni momenti della vita di San Giovanni Battista. Sulla riva dell’Arno alle Cascine, di fronte all’Isolotto allestì vari ambienti per la rappresentazione. Fu deciso di usufruire dei figuranti del Calcio in Costume, come comparse. Furono presi dei costumi da una sartoria teatrale, delle parrucche, cappelli, e dal Piccolo Zoo delle Cascine venne preso per l’occasione il mitico cammello Canapone.
Dalla chiesa di Santa Maria Novella, con dei pulman presi a noleggio, ci portarono alle Cascine dove erano state approntate varie scene. Indossammo abiti e parrucche e ascoltammo quello che il regista ci chiese di fare. Dovevamo andare alla scena rappresentante la casa dei genitori del Battista, e quando il padre veniva a mostrarcelo dovevamo esultare.
Il regista dette l’ordine di iniziare a recitare, ma quando il padre del Battista si affacciò alla porta per annunciare la nascita del precursore di Cristo e per farcelo vedere, all’improvviso cominciammo ad urlare; Alè, alè Viola. Risultato. Regista furioso per la gazzarra inscenata. E cazziatone verso di noi, minacciandoci di mandarci via al prossimo scherzo.
Il giorno seguente, nella scena del palazzo di Erode, ci doveva essere la danza dei sette veli della figlia Salomè. I Musici dovevano far finta di suonare. La musica era data da un altoparlante. Non si è mai saputo a chi venne l’idea di spargere la voce sulla danza lasciva di Salomè. Doveva spogliarsi completamente alla fine del ballo. Quando venne il momento di provare, molti di noi erano nascosti dietro le quinte per godersi lo spettacolo. Altra arrabbiatura del regista quando notò la presenza di estranei sulla scena. Inoltre, alcuni musici si erano distesi sul tavolato e dormivano saporitamente.
Venne il giorno della prova del battesimo di Cristo nel Giordano. Il Battista attendeva immerso nell’acqua l’arrivo del Messia, che scendeva fra due ali di popolo osannante. Sembrava andasse tutto bene, ma mentre l’attore scendeva verso il fiume, inciampò in un sasso e finì in Arno.
Finalmente il ventiquattro giugno tutto era pronta per la rappresentazione. Ci schierammo davanti alla casa del Battista, per recitare quello che ci era stato chiesto. La rappresentazione andò avanti senza interruzioni, il pubblico presente sulla riva opposta, applaudiva convinto. Ma quando arrivò la scena dove al Battista veniva tagliata la testa, successe quello che nessuno si aspettava. La voce narrante doveva raccontare quello che sarebbe successo, e al momento culminante la voce avrebbe dovuto interrompersi, Giovanni doveva poggiare la testa sul ceppo, e il boia gliela avrebbe tagliata. Purtroppo all’improvviso non si sentì più la voce. L’attore poggiò la testa sul ceppo, ed il boia calò la mannaia. In quel momento la voce riprese a parlare, l’attore si riappoggiò sul ceppo e finalmente la rappresentazione ebbe termine, mentre il pubblico rideva e applaudiva.
Il giorno dopo il giornale La Nazione, intitolò il suo articolo sulla rappresentazione con un titolo insolito; Il Battista non voleva morire. Purtroppo con l’alluvione questo spettacolo non venne mai ripreso, perché l’Autorità di Bacino, vuole che siano libere le sponde del fiume.
Alberto Chiarugi

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