1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: l’Arno i suoi ponti e la statua di Marte

Il tempo

Nel medioevo il tempo era segnato dalle campane delle chiese, poi con il prepotente e preponderante avvento del commercio sulla vita cittadina, la concezione del tempo cambia.

Tutto era scandito dal suono delle campane: l’ora della messa, della sveglia, del coprifuoco, per la convocazione del popolo, in caso di allarmi e tumulti. A scandire il tempo era la campana della Badia, (ricostruita nel 1330) sulle vecchie mura, batteva la terza e la nona ora cioè l’inizio e la fine della giornata lavorativa.

Poi c’era la campana del Palazzo dei Priori che pesava 5775 kg, servivano ben 12 uomini per poterla suonare, poi grazie a un meccanismo ne bastarono solo due. Anche lei batteva l’inizio della giornata lavorativa.

C’era poi la campana del Palazzo del Podestà, quella del Bargello, chiamata la Montanina dal peso di appena (si fa per dire) 3000 kg ed usata soprattutto in tempo di guerra, per chiamare a raccolta i cittadini e formare l’esercito comunale.

Poi vi erano una moltitudine di campane delle chiese sparse per la città, circa 300, e ognuna suonava a suo modo. I campanari erano scelti con cura, spesso venivano da fuori città  ma alloggiati, nutriti e vestiti dalla comunità. Indossavano divise ufficiali con il simbolo della Repubblica sul colletto, ovvero una campana sormontata da un giglio rosso.

Ma i ‘tempi’ religiosi erano differenti da quelli laici.

La giornata cominciava presto e se nei monasteri ci si svegliava addirittura a mezzanotte, la prima ora per i laici era intorno alle 6. Si poteva andare a messa prima del lavoro e poi tornando vi era la colazione ma spesso gli uomini andavano al lavoro digiuno mentre solo le donne la facevano ritornate a casa.

La terza ora invece segnava l’inizio delle lezioni all’università, il lavoro si fermava invece alla nona ora, all’incirca alle 3 del pomeriggio. Probabilmente però nel periodo estivo la fine del lavoro era intorno alle 6 di sera grazie alle giornate più lunghe.

Tra l’inizio e la fine del lavoro, c’era una sosta per poter mangiare e riposarsi e spezzare così la giornata, ma su questo gli studiosi sono discordi, soprattutto perché nel periodo invernale avrebbe ridotto troppo la giornata lavorativa, forse questo avveniva solo nel periodo tra la primavera e l’estate.

Poi si continuava a stare per strada fino all’ora del coprifuoco quando tutti dovevano rientrare, solo le taverne e i bordelli restavano aperti fino alle 9 di sera, dopo la chiusura della città era completa. La giornata si svolgeva su 12 ore giornaliere e 12 notturne.

Il definitivo e drastico passaggio dalle ore religiose a quelle laiche avverrà  intorno al XVI secolo con introduzione degli orologi meccanici. Ovviamente per le città  perché nelle campagne il tempo sarebbe continuato a variare a seconda delle stagioni.

Paradossalmente il weekend di riposo era già  conosciuto a Firenze, il sabato era ritenuto giorno di riposo e dedicato alla pulizia del corpo. Ovviamente alcuni lavori non potevano rispettare questi weekend come per esempio i calzolai, i fornai, i barbieri e gli speziali che lavoravano anche di domenica.

Liberamente tratto da “A Firenze ai tempi di Dante di A. Antonetti”

Viaggio indietro nel tempo nella Firenze di Dante, 5 parte

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