Giovanni Gualberto dei Visdomini, oppure come dicono altri Buondelmonti (?), di nobiltà terriera nacque nel castello chiamato villa di Poggio Petroio in Val di Pesa nell’anno 995 (?) e  morto alla Badia a Passignano il 12.07.1073.

Visse in un tempo in cui la vendetta era all’ordine del giorno. Chi subiva uno sgarro o gli veniva ucciso uno dei suoi familiari aveva il diritto dovere di vendicarsi. La legge del taglione imponeva che se un familiare veniva ucciso, il fratello, il padre, o il parente più prossimo, potevano vendicarsi uccidendo il colpevole dell’omicidio, senza incorrere nei rigori della legge.

La leggenda narra che Giovanni fosse sceso a Firenze per trovare l’assassino di suo fratello Ugo, per ucciderlo e vendicarsi. Quando lo trovò in una strada che portava presso la Basilica di San Miniato, capì che era giunto il momento per farsi giustizia. Il suo avversario vistosi perduto, si getto in ginocchio davanti al suo cavallo, con le braccia incrociate a formare una croce. Giovanni scosso dalla scena cui stava assistendo, scese a terra, aiutò il suo nemico a rialzarsi dicendogli che lo perdonava e con lui si incamminò verso la chiesa.

Entrati si diressero verso l’altare dove è il crocifisso, si inginocchiarono e pregarono davanti a quella immagine. Li avvenne il miracolo, il Cristo in segno di approvazione chinò la testa, Giovanni convinto che il suo perdono verso l’assassino di suo fratello avesse avuto l’approvazione divina, si spogliò delle vesti e delle armi ed entrò in convento.

Nel convento era abate Oberto Priore di San Miniato noto simoniaco, (il termine è utilizzato per indicare l’acquisizione di beni spirituali, in cambio di denaro o prestazioni sessuali. Deriva dal nome di Simon Mago) con il quale entrò ben presto in conflitto. Cercò di opporsi con tutte le sue forze, ma non potendo combatterlo in quanto era spalleggiato dal Vescovo di Firenze, anche lui dedito alla simonia.

Non riuscendo ad allontanarli lasciò il convento di San Miniato, ed in compagnia del monaco Teuzzone, si recò nell’anno 1036 in località Vallombrosa, chiamata allora Acquabella, vi fondò con altri compagni un monastero per continuare la vita ascetica di preghiera e rinunce. L’ordine benedettino fu detto Vallombrosano dal luogo in cui venne istituito. Da li si mosse per predicare e fondare nuovi conventi, aumentando il numero dei seguaci.

Intanto a Firenze era diventato Vescovo Pietro Mezzabarba da Pavia, il quale aveva acquistato la diocesi fiorentina pagando il collegio elettorale, scatenando l’ira di Giovanni che l’accusava apertamente di simonia. Alle accuse Pietro rispose con l’offerta di sottoporsi al giudizio di Dio, cioè all’Ordàlia. Questa prova consisteva di sottoporre l’accusatore ad attraversare un tappeto di carbone infuocato o a farsi gettare in un fiume con le mani legate. Se riusciva a passare indenne fra le fiamme e a non affogare nell’acqua, l’accusato accettava la sentenza e si ritirava in un convento.

Venne deciso che l’accusatore passasse all’interno di un corridoio di pire di legna ardente, il luogo prescelto fu la Badia a Settimo. Giovani Gualberto accettò, ma essendo anziano fu deciso che a sostenere la prova al suo posto fosse un frate a nome Pietro. Il Davidsohn nella sua Storia di Firenze, racconta che i frati prepararono un saio di tela molto spessa poi lo immersero nell’allume, rendendolo resistente al fuoco e un paio di sandali con la suola rialzata, in modo da non bruciarsi i piedi.

Il giorno stabilito presso la Badia a Settimo si svolse il “giudizio di Dio” davanti ad una folla immensa e ai due contendenti, venne approntato un corridoio infuocato. Frate Pietro coperto dal saio imbevuto di allume, attraversò indenne tutto il percorso infuocato. Da quel giorno fu chiamato Pietro Igneo, a voler dire che non sarebbe mai stato arso dal fuoco. Il Vescovo Mezzabarba, accettò la sconfitta e si ritirò in convento abbandonando l’episcopio fiorentino.

Dopo questa vittoria venne il riconoscimento papale della Regola dei Monaci Vallombrosani, Giovanni continuò a predicare e a circondarsi di nuovi compagni e a fondare nuove chiese.

Una leggenda racconta che un giorno d’estate Giovanni mentre si trovava presso la Badia di Passignano, gli venne annunciata la visita del Vescovo. Non avendo niente da mangiare, perché la regola dei Vallombrosani imponeva il digiuno e non potendo uscire per andare a cercarlo, non volendo fare brutta figura con il Vescovo, chiamò un novizio e lo incaricò di recarsi a pescare in un laghetto li vicino. Questi protestò dicendo che, nel laghetto non c’erano mai stati pesci. Giovanni insistette perché ci andasse, cosicché quando il novizio ritornò con dei bellissimi lucci, tutti gridarono al miracolo.

Nel luglio dell’anno 1073, rese l’anima a Dio fra il compianto dei suoi confratelli, nella Badia a Passignano dove si era ritirato intuendo di essere prossimo alla morte. Fu canonizzato nell’anno 1193 da Papa Celestino III.

Alberto Chiarugi
Giovanni Gualberto e i Simonacci.
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