Firenze ed il suo territorio hanno fatto la storia della erboristeria italiana. Lo stesso nome “ Firenze” è sinonimo di città dei fiori”. Firenze da Florentia , in onore della dea romana Flora, la dea dei fiori, delle piante, delle erbe ed il simbolo della città non poteva essere che un fiore: l’iris , detto anche il giaggiolo , il giglio fiorentino, il fiore della Madonna. Questo fiore, da sempre emblema della città, cresceva in maniera diffusa in tutto il territorio e nella farmacopea, ad esempio, lo sciroppo di iris veniva usato per curare cefalee, emicranie e problemi respiratori.

A Firenze nel 1498 fu realizzato il primo ricettario per la preparazione di medicamenti (olii, sciroppi, unguenti e quant’altro), indirizzato a medici e farmacisti e composto per pubblica utilità dal Collegio dei medici su richiesta dei Consoli dell’Università degli Speziali, ricettario che è universalmente riconosciuto come un pilastro della storia della farmacopea.

Nel Rinascimento la spezieria era divenuta parte integrante dei grandi ospedali e si diffuse anche sotto forma di attività privata, di cui furono esempi la spezieria di San Marco e di Santa Maria Novella, già dotate di forni, distillatori per la preparazione di oli, acque e medicamenti in genere. La distillazione era uno dei processi che derivavano da pratiche alchemiche che furono studiate dallo stesso Leonardo da Vinci, in particolare per la preparazione dell’acqua arzente, corrispondente al nostro alcool etilico.

Negli scritti di Leonardo la materia vegetale era alla base di numerosi impieghi ed applicazioni a scopo medico, cosmetico, oltre che bellico. Molto interessanti sono i suoi appunti, pervenuti ai giorni nostri, sul modo di realizzare pigmenti, colori e tinture, oli e vernici da impiegare per rappresentazioni artistiche, che lui stesso utilizzò.

Il suo interesse per il mondo vegetale lo portò ad osservare, rappresentare piante ed erbe, come la salvia, l’edera, il ginepro, l’ arancio, il cedro, il mirto , l’ alloro e tante altre, raffigurate non solo nei suoi disegni, ma in molti dei suoi famosi dipinti. Le sue intuizioni sul mondo vegetale anticiparono principi e regole, teorizzati solo molto tempo dopo.

Orti e giardini di enti ecclesiastici, laici e di proprietà di privati cittadini sono sempre stati sin dal Medioevo molto diffusi nella città di Firenze per coltivare erbe e piante utilizzate per l’ alimentazione, ma soprattutto per la cosmetica e la farmacopea. Alcuni nomi di vie in Firenze ancora oggi li ricordano: via dell’Orto nella zona di via Pisana, via dell’Ortone e l’“ortone” era un grande appezzamento di terreno, un tempo così denominato, oggi occupato anche dal mercato di sant’Ambrogio; via Giardino Serristori tra il lungarno Serristori e via S. Niccolò; via degli Orti Oricellari, attigua a piazza della Stazione, che era il giardino di quello che oggi è il palazzo Venturi Ginori, appartenuto prima alla famiglia Rucellai. Oricellari è infatti la viariante del nome di famiglia. A Novoli troviamo via del Giardino della Bizzarria. L’arancio Bizzaria era ed è una rarità. Fece parte delle collezioni medicee di villa di Castello. E’ un agrume che ha la particolarità di dare frutti con la caratteristica dell’arancio amaro e del limone cedrato insieme, utilizzati per la preparazione di medicine e cosmetici.

Per ovviare al costo spesso elevato di erbe o spezie provenienti dall’estero, sorsero nelle relative città italiane gli “Orti botanici” o “Orti dei semplici”. A Firenze fu inaugurato il primo dicembre del 1545 nelle vicinanze di piazza San Marco un “Giardino dei semplici” dove si cominciarono a coltivare piante provenienti da altri paesi, che erano utilizzate per scopi medicinali ed erano detti “semplici” per distinguerle da quelle erbe non utilizzate nella farmacopea.

Mal di denti, mal di testa, febbre, disturbi intestinali, ferite, stati di depressione, tutto veniva curato con sciroppi, pozioni, creme, balsami, unguenti ed acque particolari che avevano alla base principi naturali vegetali. Nel Settecento Saverio Manetti, medico e botanico, pubblicò un indice di semi con lo scopo di favorire lo scambio con altri botanici italiani e stranieri e non è un caso che nella seconda metà del Settecento a Firenze si diffuse l’ utilizzo dell’ acqua di Russia, l’acqua di Smirne per imbiancare i denti e disinfettare la bocca, o elisir di lunga vita, come la famosa “acqua di gioventù”, utilizzata dal famoso amatore Giacomo Casanova. Non si può dimenticare l’uso in Firenze ed in tante altre città italiane e straniere a partire dal 1838 dello sciroppo “Antacido Britannico di lunga vita”, chiamato, poi, comunemente “Sciroppo Pagliano” dal nome del suo inventore: il chimico e farmacista Girolamo Pagliano.

Che Firenze abbia avuto un grande interesse per l’ erboristeria, lo dimostra il fatto che molte delle vie della città hanno nomi di piante, erbe fiori, frutti.

Immaginiamo di passeggiare per le vie del centro e troveremo nella zona di Santa Croce via dell’ Ulivo, via del Fico , via della Rosa e l’ulivo era impiegato in erboristeria per la preparazione di medicine, famoso per la sua azione antiossidante e da sempre nella cosmetica; Il fico, frutto ritenuto sacro e famoso per la sua azione antiinfiammatoria e digestiva; la rosa le cui proprietà servivano per la preparazione di oli e creme per la cura della pelle. Si diceva che la rosa, unita al gelsomino, avesse anche effetti benefici nella sessualità. E non è un caso ritrovare via del Gelsomino nella zona di via del Poggio Imperiale ed il gelsomino veniva impiegato anche contro l’ansia e come sedativo della tosse e, dato il suo profumo molto piacevole, utilizzato nella profumeria e nella preparazione di diffusori di ambienti. Il Sambac Granduca di Toscana è un raro esemplare di gelsomino dal profumo inebriante coltivato ai tempi del Granduca di Toscana Cosimo III dei Medici, che era solito ammorbidire il gusto amaro della cioccolata con i fiori di gelsomino. Merita ricordare ancora via del Fiordaliso, sempre nella zona di Santa Croce, borgo La Noce, via del Melarancio, via dei Melograni, piazza dell’Olio ed anche le antiche denominazioni di via del Ramerino e via della Salvia, oggi Borgo Allegri, e via della Pergola che ricorda la vite: nel mondo greco e poi romano il vino era ritenuto un dono degli dei e serviva per curare molte malattie. La vite rossa, simbolo di eterna giovinezza e immortalità, era considerata come l’erba della vita. Se ci spostiamo poi nella zona dell’ Isolotto quasi tutte le vie hanno nomi di piante, fiori ed erbe, quali via delle Acacie, via degli Agrifogli, delle Camelie e tante altre, per terminare con via delle Mimose, famose anche per le proprietà rigeneranti, antiossidanti, fiori che dal 1946 dall’Unione donne italiane furono scelte per celebrare la prima festa della donna del dopoguerra, che anche oggi coincide con l’ 8 marzo.

Marta Questa
L’erboristeria a Firenze
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