Questa Arte era la più importante fra le sette Arti Maggiori di Firenze, anche se era una Corporazione e non un Arte Mercantile come le altre. In questa si trovavano iscritti i Giudici e i Notai. Ambedue molto utili nello sviluppo della Firenze mercantile.

Goro Dati mercante della Seta, ne loda il lavoro affermando “essere il ceppo della Notaria“. Le prime notizie si hanno nell’anno 1212. E’ giunto fino a noi lo Statuto di questa Arte purtroppo deteriorato, illeggibile e mancante di alcune pagine dovuto alla disastrosa alluvione del 1557, che lo ha danneggiato irreparabilmente. Coloro che erano deputati a dirigere questa Corporazione, si chiamavano “Rettori”. Avevano la sede in una strada oggi chiamata via del Proconsolo (in onore del Proconsolo maggior figura dell’Arte) angolo via dei Pandolfini, Patrono San Luca.

Esercitare nella città e nel distretto non era molto facile. Per la professione, essi dovevano sottostare a una lunga preparazione e sostenere alti costi, che solo famiglie ricche potevano permettersi. Comunque l’immatricolazione all’Arte dei nuovi associati chiamati “matricole”, era subordinata alla verifica dei loro requisiti personali e morali. Non erano ammessi ebrei, chierici, figli illegittimi, insegnanti elementari, o forestieri. Per tutto il milleduecento, gli aspiranti dovevano dimostrare la loro fedeltà alla Parte Guelfa e alla Santa Romana Chiesa, pena la non iscrizione. A coloro che erano stati di fede Ghibellina era rifiutata l’iscrizione, e non era concesso di esercitare nel Comune di Firenze.

L’età minima richiesta per iscriversi era di venti anni, questa disposizione scendeva a diciotto se il richiedente era figlio di un Giudice o di un Notaio. Le loro attività erano separate, tanto che al momento dell’iscrizione e del giuramento Giudici e Avvocati, dovevano promettere di impegnarsi a non esercitare il notariato. Essi, i Giudici, pagavano al momento dell’iscrizione una somma in Fiorini d’oro, ed essendo Dottori in Legge, non sostenevano l’esame di ammissione. Venivano chiamati nei Tribunali delle Arti, per decidere insieme ai Consoli nelle sentenze delle liti commerciali. I Notai coadiuvavano i Giudici nelle cause, redigevano contratti, e gli Statuti delle Arti. Molti di loro nei loro registri, a bordo pagina, segnavano gli eventi che caratterizzavano la vita della città, la nascita dei loro figli, o scrivevano delle poesie, o si dilettavano in indovinelli, e barzellette. Inoltre dalla tassa di iscrizione all’Arte, erano esentati il Proconsolo e tutti i Consoli.

Oratorio dei Buonomini di S. Martino, lunette di Francesco d’Antonio, notaio fa un inventario. Fotografia di Sailko

I Notai invece, per essere ammessi, dovevano essere accompagnati e presentati da un altro Notaio già conosciuto. Il candidato presentava i requisiti richiesti (età, nascita da matrimonio regolare), tutto ciò confermato da due testimoni, in presenza del Proconsolo e dei Consoli. Infine doveva pagare una tassa di ammissione, sostenere tre esami, il primo privato davanti ad una commissione formata da quattro Notai (uno per quartiere) in grammatica, scrittura e contratti. Seguiva un esame pubblico alla Badia Fiorentina, davanti al Proconsolo, e agli iscritti che potevano intervenire. L’ultimo esame sempre pubblico si teneva dopo sei mesi, dovevano dare prova di usare e parlare in latino e la lingua volgare correttamente, e la dizione notarile nella compilazione degli atti. Dopo questi esami, si passava allo scrutinio, con fave bianche e nere. Se alla fine risultavano in numero maggiore le fave bianche, il candidato prestava giuramento, con la conseguente ammissione all’Arte. Esistevano fino dal tredicesimo secolo in Firenze, scuole per formazione notarile, erano considerate le migliri fra quelle presenti in Italia.

Anche il loro abbigliamento era differente, dovevano essere riconosciuti al loro passaggio. Il Giudice indossava il “lucco” ed il “tocco” foderati e bordati di Vaio (scoiattolo grigio e bianco proveniente dalla Bulgaria e dalla Russia), doveva essere appellato con il titolo di “Messere” o “Dominus”. Il Notaio indossava una toga nera lunga fino ai piedi e un tocco sempre nero. Il titolo con cui doveva essere appellato era “Ser”, la sua attività era già conosciuta fino dai tempi degli antichi romani, che lo appellavano con il titolo di “Tabellione”, perché durante la sua attività si appoggiava per scrivere ad una tabella di legno.

Per la rettitudine dimostrata Giudici e dai Notai nello svolgere le loro mansioni, erano costantemente richiesti, aggiungendo grande autorità all’arte, tanto che la Repubblica chiamò a presiedere gli uffici i Notai. Questi vennero chiamati “Cancellieri”. La Cancelleria della Repubblica era composta dal “Notaro Dettatore” o “Notaro Principale”, esperto in lettere e istruzioni, “Notaro dei Consigli e delle Riformagioni” incaricato di scrivere e rogare le leggi dello Stato, “Notaro della Signoria” scriveva lettere, atti, le provvisioni e gli stanziamenti della Signoria. I più importanti fra i Cancellieri della Repubblica, si ricorda Ser Nicolò Machiavelli, che resse la Cancelleria per molto tempo, e Ser Brunetto Latini segretario della Repubblica.

La figura più importante era quella del Proconsolo, già conosciuto per la partecipazione alla commissione esamimatrice dei nuovi iscritti all’Arte. Il suo nome in latino era “Preconsul” cioè primo fra i consoli, che in lingua volgare diventava Proconsolo, il primo ad avere questo nome nel 1316 fu il Notaio Ser Bonaccorsi Gerii. La sua elezione si teneva nell’ultima decade di settembre e marzo. Veniva scelto fra i Notai essendo questi in numero maggiore dei Giudici. Nel quartiere dal quale doveva uscire, si teneva uno scrutinio fra i papabili, sempre con il sistema della fava bianca e nera. L’eletto al momento di assumere l’incarico, doveva dimostrare di avere i requisiti richiesti per svolgere la sua mansione. Doveva essere Guelfo, di chiara fama, nato da regolare matrimonio, di avere almeno quaranta anni, di essere devoto a Santa Romana Chiesa, e di essere conosciuto in Firenze. La carica durava sei mesi, dal primo di aprile al trenta settembre, sostituito daI nuovo eletto il primo ottobre, rimanendo in carica fino al trentuno marzo successivo. Non poteva essere rieletto una seconda volta. Allo scadere del suo mandato, il suo operato veniva sottoposto ad un Collegio giudicante per vedere se aveva operato per bene. Dopo il solenne giuramento entrava ufficialmente in carica. Per tutta la durata del suo ufficio, abitava in una casa accanto alla sede dell’Arte, nella strada che portava e porta ancora il suo nome, con due Nunzi al suo personale servizio.

Il Proconsolo era il capo del Tribunale di Mercatanzia, nato nel 1312, per dirimere le controversie mercantili. Il palazzo del tribunale si trova tutt’ora sulla sinistra di Palazzo Vecchio dietro alla fontana dell’Ammannati, all’angolo di via dei Gondi. Le “tornate” (udienze) si svolgevano tutti i giorni, la mattina dalle ore nove, ed il pomeriggio dalle ore tre. Le sue sentenze, erano inappellabili. La sua figura era così importante che partecipava al Consiglio della Signoria, dove sedeva accanto al Gonfaloniere di Giustizia. Il suo parere era molto ascoltato, anche se trattava di un parere consultivo.

La “famiglia” del Proconsolo chiamata anche “dodici di Mercanzia”, durante il suo mandato era costituita da: due Nunzi, addetti alla sua persona e a portare sue missive, un bandieraio che portava l’insegna dei Giudici e Notai, Stella d’oro ad otto punte in campo azzurro, un naccherino che suonava un tamburo chiamato “nacchera” suonato con le mani. Era obbligato a muoversi scortato da queste persone, dovunque si fosse recato, sotto pena di una ammenda pecunaria se veniva trovato solo. Bandieraio del Tribunale con la relativa insegna; Giglio rosso su di un torsello bianco ammagliato, di mercanzia, Un Giudice accompagnato da due Donzelli per il servizio personale, un Camerlengo, un Notaio, e tre Ufficiali Notai armati. Il Camerlengo dipendeva direttamente dal Proconsolo, e rispondeva solo a lui del suo operato.

I LORO COSTUMI NEL CORTEO DEL CALCIO STORICO

Fin dalla rinascita del Corteo del Calcio Storico, sono state rifatte le figure dei personaggi che al tempo dell’assedio del 1530, erano presenti alla famosa partita. I costumi, le insegne, le armi e le armature sono state rifatte fedelmente, e rappresentano realmente gli abiti indossati in quell’epoca, grazie ai dipinti, ai disegni, e alle borse dove si effettuava il “ballottaggio” con la perfetta descrizione degli abiti indossati.

Il Proconsolo indossa un giubbone di panno nero, bordato da una striscia di panno giallo, maniche trinciate, su panno giallo, calzoni al ginocchio di panno nero trinciato, su raso color oro, mantello di velluto rosso vinaccia (chiamato pavonazzo), tocco di velluto rosso vinaccia, calze rosse, scarpe rosse a piè d’orso, bastone lungo di comando fasciato di velluto rosso, con chiodi dorati, palla d’ottone in punta, due nappe una rossa, l’altra bianca (colori del Comune), al fianco porta una spada con gabbia a vela con una piccola stellina ad otto punte;

Nunzi del Proconsolo, indossano un giubbetto di panno rosso corto alla vita bordato da una striscia di panno bianco maniche rosse trinciate su panno bianco, calzoni rossi al ginocchio trinciati su panno bianco, berretta rossa bordata di bianco alla raffaella piumata con i colori bianco e rosso del Comune, pugnale alla cintola, due bolgette con l’insegna dell’Arte, scarpe marroni a piè d’orso calze rosse;

Bandieraio del Proconsolo, indossa un giubbone di panno bianco bordato di panno rosso, con sulla parte sinistra lo scudetto rapprresentante l’insegna dell’Arte dei Giudici e Notai (stella d’oro ad otto punte in campo azzurro), spada al fianco con elsa semplice, bolgetta con l’insegna dell’Arte, calze bianco/rosso, scarpe marroni a piè d’orso, bandiera con l’insegna dell’Arte dei Giudici e Notai, stella d’oro ad otto punte in campo azzurro;

Bandieraio del Tribunale di Mercatanzia, indossa un giubbone di panno rosso bordato di panno bianco, berretto rosso con piume rosso/bianco, scudetto sulla parte sinistra, rappresentante l’insegna del Tribunale, porta al fianco una spada con elsa semplice pelle, borsetta in pelle con rappresentata l’insegna dell’Arte, calze bianco/rosso, scarpe marroni a piè d’orso, bandiera con l’insegna del Tribunale Giglio rosso su di un torsello bianco ammagliato, di mercanzia;

Donzelli del Giudice del Tribunale di Mercatanzia, indossano un giubbetto corto alla vita, uno di panno marrone con maniche rosse, l’altro di panno marrone con maniche azzurro, berretta piumata bianco/rosso alla raffaella, con sulla parte centrale uno scudetto con l’insegna del Tribunale, Giglio Rosso su un torsello ammagliato bianco di Mercanzia in campo bianco, alla vita hanno ambedue un cinturone con una bolgetta di pelle con una fibbia rappresentante un leone, scarpe marroni a piè d’orso, calze un paio rosse, l’altro paio azzurre:

Giudice del Tribunale di mercatanzia, indossa un lucco di panno nero con l’interno delle maniche di raso bianco lungo fino ai piedi, tocco nero, calze marroni, scarpe marroni a piè d’orso, porta in braccio una riproduzione del libro del Chiodo:

Camerlengo, indossa un lucco di panno nero con l’interno delle maniche di raso bianco lungo fino ai piedi, tocco nero, calze marroni, scarpe marroni a piè d’orso, porta in braccio un piccolo forziere con un certo numero di riproduzioni del Fiorino d’oro;

Notaio, indossa un lucco di panno nero lungo fino ai piedi, tocco nero, calze marroni, scarpe marroni a piè d’orso, porta in braccio un libro degli Atti Notarili;

Primo Magistrato Armato, indossa un giubbone di panno rosso bordato di panno giallo, tocco di velluto rosso, porta al fianco una spada con elsa a croce, mantello di velluto rosso, calze una bianca l’altra nera, scarpe marroni piè d’orso;

Secondo Magistrato Armato, indossa un giubbone di panno azzurro bordato di panno bianco, tocco di velluto rosso, porta al fianco una spada con elsa a croce, mantello di velluto rosso, calze una bianca l’altra azzurra, scarpe marroni piè d’orso;

Terzo Magistrato Armato, indossa un giubbone di panno nero bordato di panno bianco, tocco di velluto rosso, porta al fianco una spada con elsa a croce, mantello di velluto rosso, calze una bianca l’altra nera, scarpe marroni piè d’orso.

Alberto Chiarugi

Arte dei Giudici e Notai – Proconsolo.

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