A differenza di cosa porta a pensare il titolo non parliamo di arte propriamente detta, ma di arte culinaria. L’arte di Dory è un ristorante di là d’Arno e questa è una recensione del locale in oggetto.

In realtà l’arte c’entra perchè nel ristorante sono esposti quadri di contemporanei che sono anche acquistabili, tanto che c’è un angolo divano dove potersi sedere, dopo aver mangiato, e instaurare una contrattazione. Data la mia natura però, se decido di scrivere una recensione su un locale fiorentino è perchè sono stato conquistato dal lata mangereccio del posto, e di questo vi parlo.

Dory è la donna con “le mani in pasta” perchè questa è la caratteristica del locale, la pasta fresca. E’ inevitabile non accorgersene dato che la cucina da sulla vetrina stessa e basta soffermarsi per vedere la preparazione della pasta sul momento. Ravioli, pappardelle, tagliolini, tortelli di patate e relativi sughi a completare. Il sugo della casa, il classico ragù, il cinghiale, i funghi, senza dimenticare la classica ribollita o la pappa al pomodoro. Ognuno di questi piatti è fatto con amore e si sente.

Sono stato tre volte a mangiare al L’Arte di Dory, con la moglie, con gli amici del consiglio dello Struscio Fiorentino (stasera struscio verde!!) e ci ho portato anche mia madre. Adesso cerco una nuova scusa per tornare. Purtroppo lo stomaco non consente di assaggiare tutto e quindi si deve reiterare.

Ho parlato dei primi, della pasta fatta in casa, ma non posso non onorare l’ottima “ciccia” presente; che sia una tagliata o un filetto al pepe verde si percepisce subito che la materia prima è di qualità, come si apprezza subito la capacità di gestirla gustandosi un peposo. Un piatto difficile a differenza di ciò che si crede, dove la cottura nel vino fa la differenza e un errore nella quantità di pepe può rovinare tutto. Ecco, quello che ho mangiato era un perfetto equilibrio.

L’imprinting del posto è quello che piace a me, un’evoluzione della trattoria, locale piccolo, familiarità nel gestirlo, prezzi onesti, cordialità. Tre persone in tutto, con la controparte di Dory che serve ai tavoli, sempre con una parola gentile o un consiglio per lo straniero che non conosce le pietanze.

In mezzo ad una lacustre ed eccessiva presenza di ristoranti “acchiappa straniero”, che ormai caratterizzano Firenze, L’Arte di Dory è un’eccezione. Ormai è diventato difficile trovare chi fa ristorazione per passione curando il sapore e non il marketing, a giro c’è apparenza ma non sostanza, ed è questa la ragione per cui recensisco di rado un locale. Quando lo faccio è perchè ne vale la pena.

Quindi concludendo, a chi piace smandibolare consiglio una, o più di una, capatina in via dei Serragli al 78 rosso, sono certo che non sarà una serata dimenticabile.

Jacopo Cioni
Jacopo Cioni

 

L’arte di Dory
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