Il nome è strano, curioso, forse addirittura inquietante…

O che succedeva in questa piazza, c’era forse una fabbrica di munizioni? Oppure era qui presente un antesignano dei moderni poligoni di tiro? Era un luogo mal frequentato, in cui non era raro volassero delle pallottole? Mi spiace deludere le fantasie più sfrenate, ma niente di tutto questo somiglia neppur lontanamente a quello che avveniva in questa piazza.

Cominciamo dalla ubicazione: Piazza delle Pallottole si trova nella zona tra l’abside del Duomo e l’inizio di via del Proconsolo; vi si accede da Piazza San Benedetto, da Via de’ Maccheroni e, principalmente, dalla stessa Piazza del Duomo.

Procedendo per gradi, analizziamo il nome: Pallottole. Il significato è inequivocabile, vero? … NO!! Le pallottole non sono soltanto quei piccoli tubetti metallici riempiti di polvere da sparo che si inseriscono in un’arma. All’opposto, le pallottole sono un oggetto ludico, divertente, un modo di socializzare e tenere unita la gente, non disdegnando certo qualche parapiglia, di quando in quando, come in ogni gioco che si rispetti. Le pallottole, amici miei, sono le antenate delle bocce.

Quando si gioca a bocce, è inevitabile che si crei confusione: risate, polemiche, prese per i fondelli, discussioni ed incitamenti, litigate… quelli che una volta venivano definiti “strepiti”. A Firenze, i nostri mitici Signori Otto, avevano tappezzato la città di “leggi di pietra”, quelle lapidi in cui, tra l’altro, si vietavano “giochi di palle e pallottole e fare strepiti”, a xxx braccia da chiese e palazzi signorili, e le punizioni per chi trasgrediva erano sia pecuniarie che corporali, i famosi “tratti di corda””, ad esempio.

Nel centro storico, un solo luogo era fatto salvo da questi divieti, ed era proprio la Piazza in questione, che deve il suo nome proprio al gioco che qui era consentito fare. Il gioco era molto simile all’attuale gioco delle bocce: delle palline chiamate pallottole venivano lanciate verso un punto preciso, e vinceva chi si avvicinava di più con la sua pallottola. Era uno dei passatempi preferiti dei fiorentini, veniva inizialmente giocato in ogni dove e, visto il nostro carattere “fumino”, spesso le discussioni potevano sfociare in vere e proprie risse.

Anche nel mio amato Bisdosso, ovvero diario del Pastoso, se ne trova una notazione:
… in quella viaccia, che è fra i due Orti cioè uno del Canneto delle Monache della Crocetta, e quello delle Monache degli Angiolini, fra la cantonata di Via del Mandorlo e quella della Via della Crocetta, fù ferito con un corno il Tronci dal Limonaio poeta della qual ferita il 29 di detto in Santa Maria Nuova rese l’anima a Dio. La causa per la quale detto Tronci perse così disgraziatamente la sua vita fù, che essendo costoro a giocare alle pallottole fuor della Porta a Pinti, cominciorno a litigare insieme, di modo che si attaccorno alle pugna, e furno spartiti, ma essendo entrati in Firenze uno poco lontano dall’altro tuttavia litigando, quando furono in detto luogo di nuovo si attaccorno alle pugna et essendo caduti in terra, il Limonaio venutoli alle mani un corno, che quivi non ne mancano per esserci lo scaricatoio del Beccaio degl’Innocenti, con esso ferì e ruppe una ganascia al Tronci, che teneva sotto, della qual ferita com’è detto si morì”.

Questo fu soltanto uno dei tanti episodi che convinsero i Signori Otto ad emanare la legge che delimitava lo spazio in cui il gioco poteva essere praticato.

La piazza, all’epoca, era molto più grande di quanto appaia adesso; il restringimento è dovuto ai lavori ottocenteschi con cui vennero abbattute le case che la delimitavano, per concedere più ampio respiro a Piazza del Duomo. Ma di storie questa piazza ne ha da raccontare… fu anche teatro di un delitto d’onore, nel lontano 1528.

Giuliano Salviati, grande amico del depravato Duca Alessandro de’ Medici, aveva incontrato, fuori Porta San Miniato, Luisa Strozzi di ritorno dal Perdono del Monte alle Croci, e l’aveva importunata con proposte oscene. Luisa lo riferì al fratello Leone, che si mise subito in cerca di Giuliano Salviati per tutta Firenze. Fu proprio qui, in Piazza delle Pallottole, che lo trovò e, senza tanti discorsi, tirò fuori un pugnale e lo accoltellò, uccidendolo.

Nella piazza non può non richiamare la nostra attenzione quel grande edificio di forma circolare: è di origine settecentesca. Precedentemente, qui c’era una grande tettoia che formava un portico, sotto il quale lavoravano gli scalpellini dell’Opera del Duomo: si trattava del laboratorio dove venivano realizzate le sculture e le decorazioni per la parte esterna del Duomo.

Nel Settecento il vecchio portico lasciò il posto all’attuale rotonda; alla metà dell’Ottocento vi fu il definitivo trasferimento del laboratorio di restauro all’attuale sede di Via dello Studio, dove ancora oggi vengono realizzate le copie delle statue che vanno a sostituire le originali per le quali l’esposizione a cielo aperto risulta lesiva.

Nel 1946, nel corso di un restauro della Porta del Paradiso, vennero per la prima volta smontati i fregi e venne alla luce un piccolo “cimelio” datato 1452. Si trattava di una pallottola che, probabilmente, era finita in quella intercapedine durante i lavori di montaggio della Porta del Paradiso: quasi sicuramente dei ragazzini, contravvenendo ai divieti, stavano giocando alle pallottole nei pressi del Battistero, ed una pallottola rimbalzando andò a finire proprio lì, dove è stata ritrovata dopo quasi 500 anni. Si tratta di una pallina poco più piccola di una palla da tennis, fatta di due parti di cuoio cucite insieme. Probabilmente – per darle il giusto peso – al centro, nascosto da un involucro di paglia secca ben pressata necessaria a conferire elasticità alla pallottola, si trova un pezzetto di piombo.

Fotografia di Giovanni Krur

In tempi più recenti, verso la fine del Settecento, il Granduca Pietro Leopoldo proibì il gioco delle pallottole: i giocatori toscani si spostarono così tra i filari dei vigneti, dove cominciarono a giocare allo “striscio” (che è il modo più utilizzato per lanciare la boccia da queste parti), con grandi bocce di sorgo.

Ultima annotazione: in questa piazza c’era un gigantesco tralcio di vite, che viveva lì da tempo immemore e si era arrampicata sul terrazzo del primo piano di un palazzo: una pianta magnifica, che purtroppo morì nel 2005, c’è chi sostiene con lo sciagurato intervento umano. Di lei rimane il tronco, che ancora si può notare uscire dall’intonaco del palazzo, ed una targa apposta in sua memoria nel 2010.

Di storia ne aveva proprio tanta da raccontare, questa piccola particolare piazza… tra cui ricordarci che anche il gioco delle bocce è stato inventato a Firenze.

Gabriella Bazzani
Piazza delle Pallottole e la sua storia
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