Molti di noi conoscono Casa Guidi, a pochi passi dal Ponte a Santa Trinita, situata tra via Maggio e piazza San Felice, dove visse per quattordici anni la poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning col marito Robert e il figlio Pen. Fu proprio lei a chiamarla “Casa Guidi” e arredò l’appartamento con bellissimi mobili d’epoca, la cassettiera di Robert e specchi e quadri e la descrisse come “un insieme di stanze spaziose e deliziose, con una terrazza che apprezzo moltissimo potendoci passeggiare semplicemente uscendo dalla finestra”
Molti di noi conoscono Casa Guidi ma forse alcuni non sanno o non ricordano che negli anni sessanta Casa Guidi fu data in affitto per circa nove anni a una signora tedesca, Ruth Borchardt, entusiasta dei Browning, che aprì le stanze al pubblico e cercò sovvenzioni per mantenerla visitabile fino a che i proprietari non decisero di vendere l’immobile.
Anche io, che studiavo lingue, frequentai in quel periodo il circolo linguistico, come molti appassionati o studenti che potevano incontrare persone di madre lingua per conversare e acquisire maggiore fluidità di esposizione e conoscenza di vocaboli nuovi Ricordo la stanza in cui ci riunivamo per fare lezione e un cartello sulla porta che ammoniva “IT’S VERY DIFFICULT TO LEARN AND VERY EASY TO FORGET”. Tutti noi godevamo di reciproci vantaggi: noi parlavano nella lingua che stavamo studiando e i ragazzi stranieri imparavano l’italiano con noi. Un piccolo DO UT DES…
I mobili non erano più gli originali. Solo ricordo che la signora Borchardt aveva il suo ufficio nella stanza che era stata lo studio di Robert Browning e c’era qualcuno che ci assicurava sulla autenticità del piccolo trumeau seduto al quale il poeta avrebbe scritto Uomini e Donne e ideata la trama di L’anello e il Libro.
Nella grande stanza che era stata la camera da letto di Elizabeth era stato allestito un bar, un pianoforte faceva bella mostra di sé fra le due porte finestre e sul balcone potevamo sedere ai piccoli tavoli dove il chiarore caldo di una candela giocava sul bugnato della chiesa di San Felice.
Non facevamo solamente lezione , ma spesso organizzavamo feste, concerti, conferenze… Insomma ognuno di noi regalava qualcosa al gruppo: chi raccontava di viaggi in luoghi lontani, chi leggeva poesie, chi suonava al piano, chi cantava.
Ricordo un giovane strano e dotato che spesso veniva da noi e cantava le sue canzoni accompagnandosi con una particolare chitarra e se ne andava poi avvolgendosi sulle spalle un mantello da antico cavaliere. Si chiamava Riccardo Marasco. E con lui una ragazza con la quale spesso andavano nei luoghi più nascosti e incontaminati del pistoiese a cercare vecchi canti e antichi stornelli. Lei si chiamava Caterina Bueno.
Oggi la Casa, dopo molte vicissitudini e passaggi di proprietà, appartiene all’Eton College e gestita dal Landmark Trust. E’ prenotabile in determinati periodi dell’anno e aperta ai turisti occasionali da aprile a novembre in giorni e ore prestabiliti. Io ci sono tornata due anni fa grazie alla gentilezza di Elena Capolino, la responsabile della casa museo.
Molte cose sono cambiate: l’arredamento e le stanze , la disposizione dei mobili, ma io sono tornata indietro nel tempo e col pensiero tutto era lì, io ventenne e gli amici che non so più dove sono.
Non so se a Firenze esista un circolo linguistico come questo, adesso. E’ stato molto utile per chi non poteva fare viaggi all’estero e poi ci divertivamo, passavamo serate serene ed eravamo un bellissimo gruppo di “gaudeamus igitur, iuvenes dum sumus”. Il gruppo poi si è sciolto e ognuno è andato per la sua strada. Tutti, meno uno. Quello che, pochi anni più tardi, è diventato mio marito e mio compagno di vita per quasi cinquantaquattro anni.


